Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina sono destinate a continuare, secondo gli economisti di Barclays, e questa guerra tra giganti avrà conseguenze sulla crescita del pil, ma non sarà la causa di una nuova recessione. Nella ricerca gli esperti di Barclays partono dalla constatazione che oggi Stati Uniti e Cina hanno interessi divergenti e quindi uno scontro tra titani è inevitabile. Il presidente degli Usa è preoccupato dalla politica industriale cinese, mentre la Cina vede piani come quello della "Belt and road initiative and made in China 2025" come necessari per evitare la "trappola della classe media". Da qui il fatto che gli economisti di Barclays ritengono che: "Questi obiettivi in conflitto tra loro faranno sì che le tensioni commerciali saranno destinate a peggiorare, prima di poter migliorare".
Nell'analisi realizzata da Barclays si ipotizza che gli Stati Uniti impongano tariffe del 20% su tutti i prodotti importati dalla Cina e che la Cina risponda con misure analoghe. Il modello usato calcola che impatto questo avrebbe avuto nei volumi commerciali tra Usa e Cina nel 2017 e arriva a una stima di una riduzione di 156,5 miliardi di dollari ossia un -25%. In realtà l'impatto delle tariffe non è immediato e quindi si manifesta su più anni. In particolare Barclays stima che il picco del declino nei volumi commerciali arriva dopo 5-6 anni e non si arriva a un nuovo equilibrio se non dopo un decennio.
Per entrambe le economie l'introduzione di dazi porterebbe a una contrazione della crescita del pil e a una riduzione permanente dello stesso dell'ordine dello 0,2-0,4% nel lungo termine. Sempre secondo le stime di Barclays per gli Stati Uniti la riduzione sarebbe nella fascia più bassa della forchetta perché è un'economia meo dipendente dal commercio. E proprio questo costo modesto è tra i fattori che rendono probabile l'aumentare i toni dello scontro.
Diversa sarebbe la situazione se gli Stati Uniti scegliessero la via dell'isolazionismo e aumentassero le tariffe di 20 punti base a tutte le importazioni e i partner commerciali rispondessero con misure analoghe. In questo caso gli Stati Uniti subirebbero un taglio del pil dell'1,5%. I rischi di una recessione quindi non ci sono se la guerra resta confinata tra Usa e Cina, mentre aumenterebbero se venissero erette barriere commerciali verso tutti i partner, quindi inclusi Cina, Nafta e alleati Nato. Questo però secondo Barclays non è al momento uno scenario probabile.