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Catalogna, governo spaccato
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Catalogna, governo spaccato

di Francesca Gerosa
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Una riunione fiume e nessun accordo. Il governo catalano si è presentato diviso all'appuntamento con la seduta del Parlament in cui potrebbe essere dichiarata l'indipendenza. Puigdemont proseguirà oggi le sue consultazioni, mentre la commissione del Senato spagnolo comincerà a esaminare i documenti che riguardano il ricorso all'articolo 155

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Una riunione fiume e nessun accordo. Il governo catalano si è presentato diviso all'appuntamento con la seduta del Parlament in cui potrebbe essere dichiarata l'indipendenza. Nel palazzo della Generalitat per l'intera serata di ieri e fino a notte fonda si sono susseguiti incontri e riunioni. Il presidente catalano, Carles Puigdemont, ha visto i membri del suo gabinetto, i leader dei partiti che formano la sua maggioranza e le diverse entitá sovraniste che hanno appoggiato il referendum del 1 ottobre.

Tra poche ore inizia la seduta della commissione del Senato spagnolo che comincerà a esaminare i documenti che riguardano l'utilizzo dell'articolo 155 della Costituzione sul commissariamento della Catalogna per il quale ieri i partiti indipendentisti al Senato spagnolo, ERC y el PDeCAT, hanno annunciato di aver presentato ricorso alla Corte costituzionale.

Puigdemont, che in mattinata proseguirà le sue consultazioni, ha deciso ieri di non andare a riferire dinanzi al Senato e si trova stretto tra la richiesta della componente della sinistra indipendentista della Cup e di Esquerra Repubblicana, che chiedono la proclamazione unilaterale dell'indipendenza, e alcuni moderati della PDeCat che invece vogliono che la decisione sia accompagnata da elezioni.

La via delle urne è caldeggiata sia dal settore economico, allarmato dal numero di aziende che hanno deciso di cambiare ragione sociale, che da una parte dell'indipendentismo, che teme gli effetti sull'autonomia regionale di uno scontro frontale con lo Stato: non si vede però quale possa essere lo sbocco finale di questa strategia, anche dando per scontato un guadagno elettorale.

Anche con un maggiore appoggio sociale, infatti, le strade possibili rimangono comunque solo due: un nuovo referendum organizzato senza un accordo con il governo di Madrid, con tutte le obiezioni e gli ostacoli già visti; oppure, una possibile, riforma costituzionale per la quale Barcellona si trova però al momento senza alcuna interlocuzione credibile.

Nessuno dei dirigenti che ha partecipato ai vertici notturni ha voluto fare dichiarazioni pubbliche. La decisione è nelle mani del presidente della Generalitat che nella tarda serata di ieri ha pubblicato un tweet con l'hashtag "Catalan Republic" in cui scrive: "non perderemo tempo con quelli che vogliono sconfiggere l'autogoverno della Catalogna. Andiamo avanti".

Mentre il capo del governo spagnolo, il conservatore Mariano Rajoy, ieri ha ribadito che il commissariamento della Catalogna è "l'unica risposta possibile" e che l'obiettivo è "restaurare la legalità", ma anche "porre rimedio alle conseguenze economiche" delle scelte degli indipendentisti. Il premier ha poi accusato Puigdemont di non avere voluto un dialogo se non alle sue condizioni: "Il solo dialogo che ho avuto con Puigdemont, la sola cosa che ha voluto negoziare con me, sono stati i termini e i tempi dell'indipendenza della Catalogna", ha concluso Rajoy.

Madrid punta a destituire tutto l'esecutivo catalano e ad affidare le sue competenze ai ministeri di Madrid, prendere il controllo della polizia catalana, mettere sotto tutela il parlamento regionale e organizzare elezioni entro sei mesi.

 

Orario di pubblicazione: 26/10/2017 08:20
Ultimo aggiornamento: 26/10/2017 08:22


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