La Borsa di Tokyo chiude in calo per la quarta sessione di fila, dello 0,66% a 21.042,09 punti, ai minimi da 5 anni. Sul mercato nipponico pesano lo yen forte e le tensioni geopolitiche, tra cui le misure protezionistiche di Donald Trump e l'esito del voto in Italia, dove vincono, senza che si delinei per ora una maggioranza certa, M5s e Lega, le due forze populiste.
Alle ore 7:30 italiane l'Hang Seng cede intanto l'1,43%, mentre Shanghai è in calo dello 0,16%. Euro molto volatile in Asia, ha aperto netto sopra quota 1,23 (1,233) per poi assestarsi alla fine della sessione di Tokyo a 1,231, quasi invariato rispetto all'avvio. Lo yen invece riprende a salire a 105,55 (+0,18%) sul biglietto verde.
In rialzo le materie prime: l'oro guadagna lo 0,29% a 1.327,2 dollari l'oncia, petrolio Wti americano a 61,42 dollari il barile (+0,28%). Bitcoin su Marketwatch a 11.536 dollari.
Intanto oggi il governo cinese ha reso noto che prevede una crescita economica "intorno al 6,5%" nel 2018. Mantiene dunque un target alto di crescita del Pil. Il bilancio della difesa per il 2018 è atteso in rialzo dell'8,1%, superiore al +7% del 2017. E' quanto emerge dal discorso del premier, Li Keqiang, all'apertura dell'assemblea nazionale del popolo. Nel 2017 la crescita del Pil si attesta al 6,9%, oltre le attese del governo. Nel 2016 il Pil aveva frenato a +6,7, il livello più basso da 26 anni.
La Cina ha quindi annunciato un aumento dell'8,1% della propria spesa militare, la seconda più alta al mondo dopo quella degli Stati Uniti, per complessivi 175 miliardi di dollari. Lo ha detto il premier Li Keqiang nel discorso tenuto davanti al parlamento: "Confermiamo la linea cinese di rafforzare le nostre forze armate, migliorare tutti gli aspetti dell'addestramento militare e della preparazione alla guerra e salvaguardare con fermezza e in modo risoluto la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo", ha detto il premier.
Nel 2017 Pechino ha speso 151 miliardi di dollari per le sue forze armate, stando al rapporto dell'International Institute for Strategic Studies (IISS), contro i 603 miliardi spesi dagli Stati Uniti. La Cina è davanti ad Arabia Saudita (77 miliardi), Russia (61), India (53), Regno Unito (51) e Francia (49).