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Cina e Messico spaventano Wall Street
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Cina e Messico spaventano Wall Street

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Il dato debole del Pmi manifatturiero cinese, che starebbe pensando a ritorsioni commerciali, e l'attacco di Trump al Messico hanno fatto calare drasticamente le valutazioni degli indici della borsa americana. Il cambio euro-dollaro è a 1,1158

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Wall Street ha aperto in netto calo a causa di una nuova ondata di incertezze geopolitiche ed economiche. Il Dow Jones sta perdendo l'1,09%, l'S&P 500 l'1,11% e il Nasdaq Composite l'1,23%. A pesare sul sentiment degli investitori sono soprattutto il debole Pmi manifatturiero della Cina, la minaccia del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, relativa all'imposizione di dazi su tutte le importazioni messicane a partire dal 10 giugno e le indiscrezioni su nuove misure con cui Pechino vorrebbe replicare all'offensiva commerciale americana.

Definendo il comportamento del Messico come una "cooperazione passiva nel consentire questa incursione di massa", l'inquilino della Casa Bianca ha sottolineato che i dazi avranno un valore iniziale del 5% che aumenterà costantemente, fino a raggiungere il 25% l'1 ottobre, a meno che il Governo non decida di intraprendere azioni che frenino il flusso di persone. "Se la crisi migratoria verrà alleviata attraverso azioni efficaci, a nostra discrezione e giudizio, le tariffe saranno rimosse", ha poi aggiunto il leader della Casa Bianca. Il tweet con il quale Trump ha annunciato i nuovi dazi arriva 8 giorni dopo la proposta di legge, presentata dall'amministrazione americana al Congresso, sul nuovo accordo tra Stati Uniti, Messico e Canada.

Sul fronte delle relazioni commerciali tra Washington e Pechino invece, l'ex Governatore della PBoC, Dai Xianglong, non si aspetta che il presidente americano, Donald Trump, e la sua controparte cinese, Xi Jinping, facciano passi avanti nelle trattative commerciali in occasione del G20 che si terrà in Giappone il prossimo mese. Le tensioni tra Washington e Pechino potrebbero durare per 30 o 50 anni, aggiunge Wei Jianguo, ex ministro del commercio estero cinese. "Anche se questa volta raggiungessimo un accordo", gli Stati Uniti continuerebbero a cercare pretesti per riaprire le discussioni.

Sul fronte macroeconomico, le spese personali per consumi negli Usa sono salite dello 0,3% a livello mensile ad aprile, superando il consenso degli economisti (+0,2%). Il deflatore dei consumi, ovvero l'indice prezzi spese consumi personali, è salito dello 0,3% su base mensile ed è aumentato dell'1,5%. La componente core, sempre ad aprile, è invece aumentata dello 0,2% su base mensile e dell'1,6%, in linea con le attese. Inoltre i redditi personali hanno registrato un incremento dello 0,5% lo scorso mese. Infine le spese personali per consumi di marzo sono state riviste al rialzo, dallo 0,9% all'1,1%.

Il mercato rimane ora in attesa della pubblicazione dell'indice Napm di Chicago e del dato sulla fiducia dei consumatori elaborata dall'Università del Michigan.

Sul mercato valutario, infine, il cambio euro-dollaro sta viaggiando a 1,1158 con minimo a 1,1125 e massimo a 1,1164. Mentre sull'obbligazionario il rendimento del TReasury biennale sta trattando sotto il 2% all'1,988% e quello del decennale sui minimi del 2019 al 2,17%.

Orario di pubblicazione: 31/05/2019 15:52
Ultimo aggiornamento: 31/05/2019 15:56


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