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Cina in rosso. Huawei sempre più in difficoltà
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Cina in rosso. Huawei sempre più in difficoltà

di Elena Dal Maso
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Le pressioni del presidente americano Trump si fanno sentire non solo sul petrolio, poco sopra quota 50 dollari, ma anche sullo scontro con la Cina. Il tech cinese soffre per gli attacchi a Huawei sul fronte delle aste 5G nel mondo: dopo Australia e Nuova Zelanda, anche UK e Germania frenano

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Il giorno dopo il discorso del governatore della Fed, Jerome Powell, in cui è stato detto che i tassi ora sono poco sotto il livello neutro (e il mercato quindi dà per scontato un rialzo a dicembre ma non più i tre nel 2019), l'Asia si muove a due velocità. Il Nikkei chiude ancora in territorio positivo, +0,39%, ma i guadagni della giornata si sono assottigliati verso la fine, mentre alle ore 7:30 italiane Hong Kong cede lo 0,9% e Shanghai è in rosso per lo 0,93%.

Oro in rialzo dello 0,13% a 1.231,4 dollari per oncia, petrolio Wti americano piatto (+0,1%) a 50,37 dollari il barile. Euro ancora in salita dello 0,12% dopo la fiammata di ieri post-Fed (+0,75) e ora scambia a 1,1382 (ieri mattina era sceso a 1,12), lo yen guadagna lo 0,335 a 113,3. A dominare in Asia sono due temi: il petrolio e lo scontro Usa-Cina. Il greggio ha perso un terzo del suo valore in un mese. E i dati dell'Eia ieri sera erano sconfortanti.

Le scorte di greggio negli Usa, infatti, durante la settimana conclusa il 23 novembre sono salite di altri 3,6 milioni di barili ai massimi da un anno a quota 450 milioni di barili, superando le attese. Lo ha scritto nelle scorse ore l'Energy Information Administration (Eia). Di petrolio se ne parlerà il 30 novembre e 1 dicembre al G20 di Buenos Aires e poi ancora al meeting Opec-Russia di Vienna il 6 dicembre. Il presidente Usa, Donald Trump, vuole un greggio low cost che non faccia scattare troppo l'inflazione, così come ha premuto in continuazione sulla Fed per la stessa ragione contro ulteriori rialzi del costo del denaro.

L'altro tema scottante è lo scontro Usa-Cina sul settore tecnologico. Huawei Technologies ha detto che sta cercando chiarimenti dalla Nuova Zelanda dopo che l'agenzia di intelligence del Paese ha respinto ieri la richiesta dell'industria tech di utilizzare i sistemi cinesi per il network nazionale 5G. "Huawei sta cercando un incontro urgente con i ministri e i funzionari competenti per comprendere la posizione del governo e ottenere chiarimenti", ha detto il vice direttore generale neozelandese di Huawei, Andrew Bowater, scrive l'agenzia Reuters. Già l'Australia ha bloccato l'entrata dei gruppi cinesi nei propri sistemi 5G.

Oggi, invece, il Financial Times in un servizio da Londra e da Washington riporta che Regno Unito e Germania stanno diffidando nel permettere a Huawei di installare apparecchiature 5G nei loro Paesi dopo che una delegazione statunitense si è recata in Europa per sollecitare una maggiore vigilanza contro le minacce alla sicurezza nazionale. Il messaggio consegnato dalla delegazione statunitense è che la Germania e il Regno Unito come alleati chiave degli americani devono salvaguardare la sicurezza delle proprie reti di telecomunicazioni e le catene di approvvigionamento, scrive il quotidiano inglese. Gli avvertimenti arrivano mentre Germania e Regno Unito si stanno preparando per le aste per il 5G previste il prossimo anno, un servizio superveloce che consentirà una nuova generazione di prodotti e servizi digitali.

Orario di pubblicazione: 29/11/2018 07:30
Ultimo aggiornamento: 29/11/2018 07:42


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