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Daimler fa profit warning per la guerra dei dazi
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Daimler fa profit warning per la guerra dei dazi

di Elena Dal Maso
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E' la prima grande vittima ufficiale delle tensioni fra Usa e Cina. Il gruppo della Mercedes avverte che i dazi introdotti dalla Cina per ritorsione possono colpire le vendite dei suv prodotti in Alabama (oltre la metà viene esportata). Il declino del diesel e la nuova regolamentazione europea sulle emissioni peseranno sui conti. Titolo in rosso

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Daimler ha lanciato un profit warning a sorpresa. Il gruppo automobilistico di Stoccarda, proprietario dei marchi Mercedes Benz Car, Smart, Daimler Truck e Mercedes Benz Vans, ha avvertito che i dazi introdotti per ritorsione dalla Cina sui veicoli importati dagli Usa potrebbero colpire le vendite e i profitti generati dai suv che la casa automobilistica costruisce nella fabbrica in Alabama. Proprio oggi Pechino ha confermato che le barriere doganali partiranno dal 6 luglio, se l'amministrazione Trump intende appplicare dalla stessa data 200 miliardi di dollari di dazi. Intanto il titolo ha aperto in ribasso del 2,9% a 58,66 euro per azione alla borsa di Francoforte.

"L'effetto non potrà essere pienamente compensato dalla riallocazione dei veicoli in altri mercati", ha detto Daimler. Quest'ultima si aspetta che gli utili pre-tasse 2018 della divisione auto di Mercedes-Benz saranno lievemente al di sotto di quelli dell'anno precedente.

Daimler cita nella sua comunicazione anche l'indebolimento di altre divisioni, che va rintracciato nel declino del diesel e nella nuova regolamentazione europea sulle emissioni. Come conseguenza il gruppo tedesco ha detto che l'ebit 2018 sarà inferiore a quello dello scorso anno. Il profit warning è uno dei primi chiari segni che la decisione del presidente Donald Trump di aumentare le tariffe di importazione su alcuni prodotti dalla Cina e da altri partner commerciali sta alimentando una ritorsione che andrà a danneggiare i gruppi che producono negli Stati Uniti ed esportano i beni all'estero.

Le case automobilistiche tedesche Daimler, BMW e Volkswagen gestiscono quattro stabilimenti di produzione negli Stati Uniti che impiegano 36.500 lavoratori. L'anno scorso i costruttori di automobili tedeschi hanno prodotto 804.200 veicoli in quegli impianti, ma meno della metà sono stati venduti negli Stati Uniti. Il resto, circa 480.911 veicoli, è stato esportato in Canada, Messico, Europa, Cina e altri mercati. I manager del gruppo hanno avvertito, scrive oggi il Wall Street Journal, che se i partner commerciali degli Stati Uniti si vendicheranno delle tariffe di importazione del presidente Trump, i posti di lavoro negli Usa saranno a rischio.

Non a caso scatteranno domani i dazi europei per 2,8 miliardi di euro, tariffa del 25%, su circa 200 prodotti importanti dagli Usa, come le moto Harley Davidson, in risposta alle barriere doganali su acciaio e alluminio di provenienza Ue. Bruxelles si è detta poi disposta ad aggiungere altri 3,6 miliardi di euro di dazi nei prossimi tre anni contro gli Stati Uniti. Il settore auto tedesco sta facendo pressioni per togliere dalla prima ondata di rialzi, quella di domani, le auto americane, per timori di rappreseglia.

E pensare che Daimler è appena uscita da un anno record, il 2017, con un fatturato salito a 164,33 miliardi di euro (+7%) pari a vendite per 3,3 milioni di unità, con un aumento del 9% che è andato oltre alle previsioni che erano state formulate dal gruppo all'inizio del 2017. Al raggiungimento di questo risultato hanno contribuito le immatricolazioni della divisione auto (+8%), quella del settore van (+12%) e dei truck (+13%.). Anche la divisione bus ha invertito la tendenza, crescendo del 9%. Nel 2017 l'ebit è cresciuto a 14,682 miliardi (+14%) e l'auto ha contribuito per 94,7 miliardi (+6%), i truck per 2,38 miliardi (+22%). L'utile netto del gruppo è balzato a 10,864 miliardi (+24%).

MF - Numero 122 pag. 9 del 22/06/2018


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