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Governo, accordo raggiunto sul decreto fiscale
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Governo, accordo raggiunto sul decreto fiscale

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In Consiglio dei ministri passa la linea dei 5 Stelle. La Lega ottiene il saldo e stralcio delle cartelle Equitalia dei contribuenti in difficoltà. Sulla lettera della Ue il governo mantiene il punto: la manovra non cambia. Per Conte è necessario confrontarsi con la commissione per la crescita del Pil. Salvini e Di Maio escludono uscita dall'euro e patrimoniale

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Stralciati lo scudo per i capitali all'estero e la non punibilità sulla dichiarazione integrativa, che conteneva anche il riciclaggio e l'antiriciclaggio. Sono servite quasi tre ore di Consiglio dei ministri e un pre-vertice a tre tra il premier Giuseppe Conte e i due leader dei partiti di maggioranza, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, per trovare l'accordo sul decreto fiscale, ricucendo lo strappo che aveva portato il governo sull'orlo della crisi.

L'articolo 9 del collegato alla manovra approvato lunedì scorso che aveva innescato la levata di scudi dei 5 Stelle contro il condono per gli evasori indigesto ai propri elettri è stato riscritto. La contropartita per il Carroccio sarà l'inserimento in fase di conversione del saldo e stralcio delle cartelle Equitalia, soltanto per i contribuenti “in difficoltà” che hanno presentato la dichiarazione dei redditi. I leghisti hanno inoltre ottenuto rassicurazioni sugli emendamenti non condivisi al decreto sicurezza. “Nei prossimi giorni troveremo un accordo”, ha chiarito Di Maio.

Resta la possibilità di presentare una dichiarazione integrativa del 30% su quanto già dichiarato. Con un tetto sanabile di 100mila euro per anno di imposta. La precedente versione, pietra dello scandalo, prevedeva al contrario l'applicazione la sanatoria alle contestazioni sulle imposte dei redditi (irpef), le imposte sostitutive delle imposte dei redditi, le ritenute e i contributi previdenziali, l'imposta sul valore degli immobili ed anche delle attività finanziarie all'estero, oltre che l'imposta regionale sulle attività produttive (irap) e l'imposta sul valore aggiunto (iva). Quindi il condono vale su cinque diversi tipi di imposta, ma è anche retroattivo per le contestazioni riguardanti gli ultimi cinque anni d'imposta e il limite di 100 mila euro per le tasse non pagate, vale per ogni anno e ogni imposta, nel testo è scritto infatti: "l'integrazione degli imponibili è ammessa nel limite massimo di 100.000 euro per singola imposta e per periodo d'imposta". Quindi la cifra massima condonabile arriva a 2,5 milioni di euro, che non è proprio una violazione da contribuente qualsiasi.

Oltre che a dirimere le divergenze in materia di fisco il lungo cdm è servito a discutere delle lettera inviata dalla Commissione europea per chiedere cambiamenti alla manovra e la linea da seguire con Bruxelles. Entro lunedì a mezzo giorno il ministero dell'Economia dovrà presentare le proprie controdeduzioni alla Ue, nelle stesse ore in cui saggerà la reazione dei mercati al declassamento (atteso) del rating sovrano a Baa3, un gradino sopra il livello spazzatura, deciso venerdì 20 ottobre da Moody's, pur mantenendo l'outlook stabile. Già l'indomani, in tempi insolitamente stretti, arriverà anche la decisione della Commissione.

Il premier Conte ha ribadito di voler cercare il dialogo, escludendo qualsiasi ipotesi di uscita dell'Italia dall'euro o dalla Ue. “Siamo comodamente collocati in Europa”. Allo stesso tempo il governo è intenzionato a tenere il punto sul deficit al 2,4%, facendo leva sulla temporaneità dell'indebitamento e sulla politica di investimenti e riforme da mettere in atto. Confermata anche la bontà delle previsioni macroeconomiche, non validate dall'Ufficio parlamentare di bilancio perché ritenute troppo ottimistiche. “Se avessimo fatto una manovra azzardata e non meditato avremmo dovuto dire avete ragione”, ha risposto Conte ai rilievi di Bruxelles, “ma bisogna comprendere e capire la manovra e interloquire”.

Il governo contesta la “deviazione senza precedenti” di cui parla la lettera. Per conte lo slittamento dagli impegni sul deficit è soltanto dello 0,4%. Il premier parte dalla previsione dello 0,8% contenuta nel quadro macroeconomico tendenziale presentato a primavera, ribadendo che però, quando sono state formulate le misure questo era già salito all'1,2%. A questo dato occorre aggiungere le risorse necessarie a disinnescare gli aumenti automatici dell'Iva previsti dalle clausole di salvaguardia, salendo così al 2%, quattro decimi,appunto, sotto il deficit previsto dal governo per il 2019.

La Commissione Ue guarda piuttosto al deficit strutturale che il prossimo anno sarà all'1,7% e tale rimarrà nel biennio successivo. Il saldo inoltre si discosta dell'1,4% dagli impegni presi. Anziché migliorare dello 0,6% il deficit strutturale peggiora dell'0,8%.

Esclusa infine l'ipotesi di una patrimoniale. A evocarla è stata la motivazione con la quale Moody's ha assegnato un outlook stabile: «l'alto livello di ricchezza delle famiglie» scrive l'agenzia rappresenta «un importante cuscinetto contro futuri shock ed anche una sostanziale fonte di finanziamento per il governo».

Orario di pubblicazione: 20/10/2018 18:05
Ultimo aggiornamento: 20/10/2018 18:13


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