Il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, non si aspetta particolari sorprese negative dalle oscillazioni registrate dallo spread Btp/Bund sui conti del terzo trimestre 2018 del gruppo. "Non prevedo sorprese negative, ma non faccio previsioni. I dati li comunichiamo nelle sedi opportune", ha dichiarato il banchiere a margine del Workshop Ambrosetti a Cernobbio. Secondo le stime di Mediobanca Securities nel secondo trimestre 2018 la banca ha subito a causa dell'ampliamento dello spread un'erosione del capitale di 35 punti base.
E comunque oggi "siamo meno sensibili ai nervosismi dello spread e mi aspetto che il differenziale si riduca ancora", ha previsto Gros-Pietro, sostenendo che "il rischio è stato più immaginario che reale. I mercati reagiscono più alle aspettative che ai fatti", ha spiegato, ritenendo "positive le dichiarazioni del governo che hanno riportato le aspettative a una direzione più vicina ai fatti".
Infatti, secondo il presidente di Intesa Sanpaolo, "ci avviciniamo a una situazione in cui il prezzo del debito dell'Italia ha una più vicina corrispondenza alla reale situazione del Paese. Stiamo andando verso una normalizzazione dello spread e c'è anche una presa d'atto che l'Italia vuole proseguire sul progetto già avviato di riduzione del debito".
L'Italia è un Paese solido, è il quinto Paese per esportazioni nel mondo e il secondo Paese manifatturiero in Europa. "E' un Paese che ha sempre onorato i suoi impegni. Non è ragionevole pagare uno spread così alto con un'economia così solida e con una storia in cui abbiamo sempre onorato gli impegni", ha aggiunto. E la fine del Qe, che è stata sempre posta come una minaccia, "è una medicina: se il medico dice che non serve più è sempre una buona notizia".
Peraltro "gli investitori esteri non hanno abbandonato l'Italia", ha affermato Gros-Pietro, precisando, però, che il termine investitori "è molto ampio e diversificato" perché ci sono quelli finanziari e quelli imprenditoriali. "Questi ultimi sono e continuano a essere molto interessati all'Italia", ha assicurato.
E' altrettanto interessante, a detta del numero uno dei Intesa Sanpaolo, mettere a disposizione capitale per le aziende anche per fare acquisizioni all'estero. E' un passo positivo perché richiede visibilità del Paese ed è importante che il governo abbia iniziato a farlo. Da parte sua quest'anno Intesa Sanpaolo ha già erogato alle imprese 32 miliardi di euro di finanziamenti a medio-lungo termine nei primi otto mesi dell'anno e nel wealth management, settore dove è molto forte, sta valutando tutte le opportunità.
"Se parliamo di wealth management noi gestiamo un trilione di euro. Siamo un gradissimo operatore che guarda tutte le opportunità", ha sottolineato in merito a eventuali contatti con Blackrock per una partnership nel wealth management. "Si sta parlando molto di Cina, dicono che è il secolo dell'Asia. Siamo presenti in Cina e cresceremo qui. Abbiamo tantissime opportunità e le valutiamo tutte", ha precisato Gros-Pietro.
Mentre Intesa Sanpaolo non ha ancora definito la quota di capitale che prenderà dell'Ilva (si parlava del 6%) ma ha ribadito l'impegno a sostituire il gruppo Marcegaglia, bloccato dall'antitrust europeo, assieme a Cdp accanto al nuovo azionista di maggioranza, ArcelorMittal. "La questione non è ancora conclusa, ci sono condizioni che si devono avverare, ieri è stato fatto un passo importante (l'accordo siglato al Mise, ndr) e ora aspettiamo il referendum dei lavoratori", ha detto il presidente della banca, interpellato da Radiocor a margine dei lavori del Workshop Ambrosetti.
Comunque l'investimento della banca sarà a termine. "Noi non vogliamo fare i siderurgici, facciamo la banca che temporaneamente investe capitale laddove vede prospettive di crescita". Accanto a Intesa Sanpaolo dovrebbe impegnarsi Cdp con un investimento da 100 milioni, ma l'impegno era stato preso dal vecchio management e prima delle elezioni. A Piazza Affari il titolo Intesa Sanpaolo cede l'1,30% a 2,27 euro.