Tokyo chiusa oggi per festività, mentre l'Asia apre la settimana in netto rosso. Alle ore 7:30 italiane l'Hang Seng cede l'1,53%, mentre Shanghai perde lo 0,68%. Oro in aumento dello 0,16% a 1.291,5 dollari l'oncia, petrolio Wti americano in flessione dell'1,16% a 50,99. Euro stabile sulla chiusura di venerdì delle borse americane a 1,1475 e yen in aumento dello 0,41% a 108,09 sul dollaro. Domani il Nikkei non si sveglierà molto bene con la valuta così forte.
Intanto i futures su Wall Street aumentano il rosso, l'S&P500 perde lo 0,8% e Il Nasdaq l'1,07%. I dati di import ed export della Cina registrati a dicembre hanno mandato a gambe all'aria l'Asia, perché sono stati letti come un segnale concreto di che cosa significa l'implementazione a regime delle nuove tariffe doganali imposte dagli Usa su Pechino e la guerra tecnologica (si veda il caso Huawei, ancora bloccato in Canada e con la complicazione della Polonia).
Le esportazioni cinesi sono inaspettatamente diminuite ai minimi degli ultimi due anni lo scorso dicembre, mentre le importazioni si sono contratte, indicando un'ulteriore debolezza della seconda maggiore economia mondiale nel 2019 e il deterioramento della domanda globale. Le esportazioni cinesi di dicembre sono diminuite del 4,4% rispetto all'anno precedente, con un indebolimento della domanda nella maggior parte dei suoi principali mercati. Anche le importazioni hanno subito uno shock, con un calo del 7,6%, il peggior calo da luglio 2016.
Nel contempo, il surplus della Cina verso gli Stati Uniti è aumentato del 17,2% a 323,32 miliardi di dollari l'anno scorso, il punto più alto mai registrato fino al 2006, secondo i calcoli dfatti dall'agenzia Reuters basati sui dati doganali. E questo non aiuta le difficili relazioni fra i due Paesi, alle prese con un delicato dialogo in questi giorni per quantomeno non passare alla fase tre delle guerra dei dazi, con Washington che accusa Pechino di rubare brevetti e segreti societari attraverso la tecnologia.
Le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono diminuite del 3,5% a dicembre, mentre le importazioni dagli Usa sono crollate del 35,8% nello stesso mese. Le esportazioni globali totali della Cina sono aumentate del 9,9% nel 2018, la sua performance più forte in sette anni, mentre le importazioni sono aumentate del 15,8%. Ma i dati registrati a dicembre, insieme a diversi mesi di ordinativi alle fabbriche in calo, suggeriscono un ulteriore indebolimento delle esportazioni nel breve termine. E per questo oggi tutte le borse sono in rosso.
"A nostro avviso, una recessione commerciale è probabile", ha scritto Raymond Yeung, capo economista di Anz, in una nota, prevedendo un periodo di contrazione delle esportazioni simile al 2015-16. "Il ciclo globale dell'elettronica rimane il motore principale delle esportazioni cinesi. Una potenziale recessione nel settore pone il rischio reale per le prospettive del settore esterne alla Cina, anche se la Cina e gli Stati Uniti raggiungeranno una risoluzione sulla controversia commerciale". Ing ha affermato che un calo delle spedizioni elettroniche potrebbe essere correlato a società straniere che evitano l'uso di componenti elettronici prodotti in Cina, aggiungendo che le esportazioni e le importazioni di componenti e beni elettronici probabilmente si ridurranno quest'anno.
Venerdì scorso alcune fonti avevano riferito a Reuters che Pechino prevede di abbassare l'obiettivo di crescita economica al 6-6,5% nel 2019 dopo un 6,6% previsto nel 2018, il ritmo più lento degli ultimi 28 anni. La Cina raddoppierà la quota per gli investitori esteri nelle azioni del paese, aprendo la strada per dare ai fondi globali un maggiore morso di azioni A scambiate nella seconda più grande borsa asiatica, mentre il governo estende un ramod'ulivo tra i colloqui per porre fine a una guerra commerciale gli Stati Uniti.
La quota degli investitori istituzionali esteri qualificati (QFII, Qualified Foreign Institutional Investors), attraverso la quale i fondi esteri possono acquistare azioni A cinesi, sarà raddoppiata a 300 miliardi di dollari da subito, secondo una dichiarazione dell'Amministrazione statale degli scambi con l'estero (SAFE, State Administration of Foreign Exchange).