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La guerra dei dazi colpisce il Nikkei
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La guerra dei dazi colpisce il Nikkei

di Elena Dal Maso
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I mercati Usa si erano risollevati ieri dopo le minute della Fed, in cui si conferma il piano di rialzi programmati per quest'anno. Ma le parole dure di Trump sulla Cina e la questione dell'acciaio Ue hanno innervosito gli investitori. Salgono l'oro e lo yen, scende molto lo yield sui T bond

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Nikkei in netto rosso per l'ennesima fiammata della guerra commerciale sui dazi fra Usa e Cina. Alle ore 7:30 italiane perdeva l'1,31%, mentre Hong Kong era appena sopra la parità e Shanghai piatta. La percezione del rischio geopolitico globale ha portato l'oro a tornare a 1.300 dollari l'oncia (+0,43%) e il petrolio americano Wti a cedere lo 0,36% a 71,58 dollari il barile.

Lo yen, valuta rifugio, è balzata dello 0,61% a 109,41 sul dollaro, mentre l'euro, che ieri sera era scivolato a 1,16 sul biglietto verde, in Asia si è portato a 1,1704. Dopo la pubblicazione delle minute della Fed ieri sera in cui si evince che la Banca centrale americana continua a seguire il piano dei tre rialzi programmati quest'anno, il rendimento del decennale Usa è crollato dal 3,05% al 2,983% in Asia.

Nel Fareast gli investitori sono nervosi dopo che il presidente Usa, Donald Trump, ha detto martedì di essere scontento dei negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina e che il vertice di giugno con il leader nordcoreano Kim Jong Un potrebbe essere ritardato, così come il fatto che Stati Uniti stanno valutando la possibilità di tagliare l'acciaio e le importazioni di alluminio dall'Ue del 10% a partire da giugno.

Oggi la  la Cina ha detto che "si oppone" all'abuso delle clausole sulla sicurezza nazionale Usa per le indagini commerciali e promette di difendere "con risolutezza" i propri interessi rispetto a quelle avviate dall'amministrazione Trump sulle importazioni negli Usa di auto e autocarri, che potrebbero portare all'introduzione di nuovi dazi.

Il portavoce del Ministero del Commercio di Pechino, Gao Feng, ha anche specificato che l'abuso di clausole sulla sicurezza nazionale nelle indagini "danneggia seriamente il sistema multilaterale del commercio e interrompe il normale ordine del commercio internazionale". Il portavoce del Ministero del Commercio di Pechino ha poi aggiunto che "guarderemo con attenzione alla situazione, valuteremmo appieno il possibile impatto e difenderemo con risolutezza i nostri legittimi interessi".

La Cina ha difeso il suo interesse nazionale nei negoziati sul commercio con gli Stati Uniti e non ha fornito una "cifra specifica" nel suo impegno ad aumentare le importazioni di beni e servizi dagli Usa per ridurre il deficit commerciale di Washington nell'interscambio con Pechino, come ha dichiarato sempre Gao Feng, in riferimento all'accordo raggiunto tra Cina e Stati Uniti sabato scorso a Washington nel corso del secondo round di colloqui sul commercio. Ogni accordo per espandere le importazioni dagli Stati Uniti, ha aggiunto Gao in conferenza stampa, deve basarsi sulla "reale domanda" del mercato cinese.

In una nota apparsa poi ieri sera sul proprio sito web, il Ministero del Commercio di Pechino ha confermato che il segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross, sarà "presto" in visita in Cina, per mettere in pratica i contenuti specifici della dichiarazione congiunta di Washington, "compreso l'acquisto di prodotti agricoli e prodotti energetici, sulla base dell'intesa raggiunta" tra le prime due economie mondiali.

La questione è nata dopo che Trump ha ordinato all'amministrazione Usa di "valutare" uno studio che possa portare all'imposizione di tariffe all'import di auto negli Stati Uniti per motivi di sicurezza nazionale. Lo studio rientra nel procedimento previsto dalla legge per il varo dei dazi all'import da parte dell'amministrazione Usa. Il dipartimento del Commercio deve stabile se tali importazioni rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale.

 

Orario di pubblicazione: 24/05/2018 07:30
Ultimo aggiornamento: 24/05/2018 07:49


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