I mercati europei accelerano al ribasso dopo che è rallentata la crescita della manifattura della zona euro a marzo. La lettura finale del Pmi manifatturiero a cura di IHS Markit è scesa al minimo da otto mesi a 56,6 da 58,6, in linea con il dato preliminare e ancora sopra la soglia di 50 che separa crescita da contrazione. Il dato sulla produzione ha toccato un minimo da 16 mesi a 55,9 da 59,6, leggermente sotto la lettura flash.
"Non dovremmo preoccuparci troppo dal calo del Pmi perché un rallentamento del passo dopo il balzo registrato a cavallo di 2017/2018 era inevitabile", ha commentato Chris Williamson, capo economista di IHS Markit. "Il tasso di crescita complessivo resta robusto, con Pmi decenti in tutti i Paesi, compresa la Grecia, segno di un'espansione solida e ampia". Le imprese manifatturiere della zona euro hanno chiuso il 2017 con una crescita record e un rallentamento del ritmo difficilmente distoglierà la Bce dalla decisione di uscire dalla sua politica monetaria ultra-accomodante.
Guardando ai singoli Paesi, la produzione manifatturiera tedesca è cresciuta al suo ritmo più lento di oltre un anno a marzo. L'indice Pmi è sceso per il terzo mese consecutivo a 58,2, il suo livello più basso da luglio 2017 e sotto la stima flash di 58,4. La crescente domanda per le materie prime ha fatto salire i loro prezzi e messo sotto pressione i fornitori per stare al passo. "L'industria tedesca è cresciuta ininterrottamente per tre anni e mezzo e ciò ha messo i fornitori sotto una pressione massiccia", ha spiegato Phil Smith, economista di Ihs Markit.
Anche la manifattura francese è cresciuta a marzo al ritmo più lento di un anno, con la domanda dei clienti in calo a causa di un euro più forte e del maltempo. L'indice Pmi manifatturiero è sceso a 53,7 a marzo da 55,9 di febbraio, marginalmente in rialzo rispetto alla lettura preliminare di 53,6. E se la crescita del settore manifatturiero spagnolo è rallentata solo leggermente a marzo con l'indice a 54,8 a marzo, in calo dal 56 di febbraio, l'attività manifatturiera italiana ha registrato un sensibile rallentamento a marzo per il secondo mese di fila.
L'indice è calato il mese scorso a 55,1 da 56,8 di febbraio. la lettura di marzo è la più debole da luglio dello scorso anno e al di sotto delle stime degli economisti che avevano previsto 55,4. I dati per l'elaborazione dell'indice sono stati raccolti dopo le elezioni del 4 marzo dalle quali non è emersa una maggioranza netta per formare un esecutivo e che hanno visto affermarsi le formazioni anti-establishment. A marzo il sotto-indice dei nuovi ordini è scivolato a 55,4 da 57,8, al minimo da gennaio 2017. Il governo uscente prevede una crescita economica dell'1,5% quest'anno, in linea con il livello dello scorso anno, al massimo dal 2010.
Dopo questi dai macro, il dollaro resta sotto pressione a causa dello scontro commerciale tra Usa e Cina. "La marcata correzione di Wall Street ieri va messa in relazione più ai timori di un contagio al settore dei tecnologici che non a un'autentica prospettiva di guerra commerciale. Il mercato dei cambi non è certamente l'epicentro di quest'ultimo sell-off", ha osservato Alvin Tan, strategist per il forex a Societe Generale. Al momento il cambio euro/dollaro viaggia a 1,2319 e il cambio dollaro/yen a 106,13.
L'indice Dax della borsa di Francoforte cede l'1,42%, il Cac40 di Parigi lo 0,76%, il Ftse100 di Londra lo 0,79% e l'indice Ftse Mib di Piazza Affari lascia sul terreno lo 0,67% a 22.260 punti. Lo spread Btp/Bund è stabile a quota 129 punti base con il rendimento del decennale italiano all'1,804% dopo che la Spagna ha collocato 4,5 miliardi di titoli a sei e a 12 mesi con rendimenti in lieve calo.