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Shanghai ai minimi da 2 anni. E la PboC svaluta lo yuan dello 0,6%
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Shanghai ai minimi da 2 anni. E la PboC svaluta lo yuan dello 0,6%

di Elena Dal Maso
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Dopo che ieri Trump ha messo il veto a tutti i Paesi di importare petrolio dall'Iran, crescono le vendite sui listini asiatici. Cina, India, Giappone, Sud Corea sono i maggiori acquirenti di greggio da Teheran. Si muove la Banca centrale cinese portando la valuta locale ai minimi da gennaio. Wti sopra 70 dollari. Euro stabile

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La Cina si prepara alla guerra dei dazi che partirà il 6 luglio e che ieri è stata rinfocolata in via indiretta dall'amministrazione Trump. Lo fa svalutando lo yuan dello 0,6%. Nelle scorse ore il presidente americano ha avvertito in maniera chiara che a partire da novembre nessun Paese deve più acquistare petrolio dall'Iran. Già l'export di Teheran è sceso da 700mila a 200mila barili al giorno a causa del blocco Usa, ma Washington ha deciso di stringere la vite. I maggiori importatori di greggio dall'Iran sono il Giappone, ora molto preoccupato e alla ricerca di un dialogo a parte con Trump, l'India, la Corea del Sud e non a caso la Cina, scrive oggi l'agenzia Reuters.

Alle ore 7:40 italiane il Nikkei, molto volatile, perde lo 0,3% e cominciano a intensificarsi le vendite su Hong Kong (-0,84%) e Shanghai (-0,92%), che così scende ai minimi da due anni e resta in area orso (bear market territory, ha ceduto il 20% da inizio 2018), assieme a Shenzhen. Cede l'oro dello 0,25% a 1.256,68 dollari l'oncia, sale il petrolio in vista del blocco totale all'Iran e si porta a quota 70,75 dollari il barile (Wti americano, +0,31%), ai massimi nell'ultimo mese. Euro a 1,1646 sul dollaro, volatile ma invariato rispetto alla chiusura di Wall Street, yen in guadagno dello 0,10% a 109,93.

Lo yuan tocca, quindi, i minimi degli ultimi sei mesi sul dollaro. La Banca centrale cinese ha fissato il valore del renminbi, altro nome della valuta cinese, a quota 6,5569 sul biglietto verde, con un calo di 389 punti base (-0,6%) rispetto al livello fissato ieri. Il deprezzamento odierno è il più ampio dal 9 gennaio 2017. Prima di oggi, negli ultimi nove giorni di contrattazioni, la valuta cinese aveva perso il 3% del proprio valore, nella striscia negativa più lunga degli ultimi quattro anni, trainato al ribasso per gli analisti cinesi dal dollaro forte, anche se la tendenza potrebbe indicare una tolleranza della People's Bank of China verso il deprezzamento della valuta sulla scia dell'escalation delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti.

Crescono di oltre il 20% a maggio i profitti delle industrie cinesi. Secondo gli ultimi dati pubblicati oggi dall'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino, i profitti delle industrie cinesi sono saliti del 21,1% rispetto allo tesso periodo dello scorso anno, a 607,1 miliardi di yuan (78,96 miliardi di euro) in lieve calo rispetto al 21,9% di crescita toccato ad aprile scorso. Nei primi cinque mesi del 2018, i profitti industriali cinesi hanno segnato una crescita del 16,5% rispetto allo stesso periodo del 2017, a quota 2370 miliardi di yuan (308,23 miliardi di euro) in lieve crescita rispetto al 15% di crescita registrato nel periodo tra gennaio e aprile scorsi.

Orario di pubblicazione: 27/06/2018 07:40
Ultimo aggiornamento: 27/06/2018 07:40


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