Dopo aver corso negli ultimi giorni salendo del 5% ai massimi da un mese, lo yen a quota 107,93 manda in netto rosso il Nikkei, che chiude a -1,29%. Sale bene oltre quota 1,15 anche l'euro a 1,1556 (+0,10%) sulla generale debolezza del dollaro, dopo che ieri dalle minutes della Fed è emersa un divisione all'interno della banca centrale americana lo scorso dicembre. Non tutti i membri votanti erano d'accordo per un rialzo dei tassi e ora gli analisti si aspettano un ulteteriore aumento del costo del denaro negli Usa (+0,25%) non prima di maggio, meglio a giugno. E poi una pausa di riflessione per vedere come si muove nel frattempo l'economia mondiale.
Intanto alle ore 7:30 italiane le borse cinesi stanno recuperando dalla fatica iniziale e sono appena sotto la parità sia Hong Kong che Shanghai, sale bene l'oro dello 0,36% a 1.296,7 dollari per oncia, cede l'1,18% il petrolio Wti americano a 51,74 dollari il barile dopo il rally ieri a Wall Street dove ha guadagnato il 5% e si porta così ai massimi da metà dicembre. Intanto i futures su Wall Street sono tutti in rosso per lo 0,5/0,6%.
Due i temi di oggi emersi in Asia. Da un lato l'esito della tre giorni di colloqui a Pechino fra le delegazioni Usa e cinese su un possibile stop alla guerra dei dazi. Il ministero del commersio ha detto che i colloqui commerciali questa settimana sono stati ampi e hanno contribuito a stabilire una base per la risoluzione delle preoccupazioni, ma non ha fornito dettagli sulle questioni in gioco. Né un lista di possibili accordi. La tregua fra i due Paesi chiuderà il primo marzo e se non si troverà una mediazione, i dazi Usa del 10% sui beni cinesi passeranno al 25% per un totale di 200 miliardi di dollari annuali di merci.
L'altro tema del giorno in Asia sono i nuovi dati che sottolienano il rallentamento dell'economia cinese. L'indice dei prezzi alla produzione è salito dello 0,9% a dicembre, a fronte di un aumento del 2,7% su base annua a novembre. La lettura di dicembre sui prezzi di fabbrica è la più bassa da settembre 2016, quando era aumentata dello 0,1% rispetto all'anno precedente. L'inflazione è stata inferiore alla previsione media per +1,5% da parte degli economisti intervistati dal Wall Street Journal.
I prezzi del petrolio e del gas naturale sono aumentati del 4,5% il mese scorso, in ribasso rispetto al guadagno del 24,4% di novembre. Il PPI (indice dei prezzi al consumo) è sceso dell'1,0% a dicembre rispetto a un mese prima. A novembre era diminuito dello 0,2% rispetto al mese precedente. Per tutto il 2018, il PPI è salito del 3,5%, dopo un aumento del 6,3% nel 2017.