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Visco: Renzi mi chiese di Etruria, ma nessuna pressione
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Visco: Renzi mi chiese di Etruria, ma nessuna pressione

di Antonio Satta e Paola Valentini
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Il numero uno di Via Nazionale ha detto di aver incontrato più volte Renzi, ma solo in un'occasione gli chiese di banca Etruria e la sua risposta fu che dei problemi di vigilanza poteva parlare solo con il ministro dell'Economia. Non ci fu alcuna pressione

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Come in Rashomon o in Così è se vi pare ognuno ha la sua verità e l’audizione del governatore Ignazio Visco presso la Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche può essere interpretata in modo opposto da Matteo Renzi e dalle opposizioni, in primis 5 Stelle e Lega. Per il primo «Visco ha confermato che non ci sono state pressioni», per i secondi è vero il contrario, e così Luigi di Maio ha potuto sostenere che «Visco svela le pressioni di Renzi su Banca Etruria», chiedendo le dimissioni del segretario Pd, mentre per Matteo Salvini «sono tutti colpevoli», Bankitalia perché «non ha vigilato e il governo o è stato ingenuo o è stato complice», aggiungendo che quando andrà al governo la Lega «riporteremo Bankitalia sotto il controllo statale», glissando sul fatto che le regole della Bce non lo consentono.


Restando agli atti, Visco ha detto che effettivamente Renzi gli chiese di Banca Etruria, mentre Maria Elena Boschi ne parlò con il vicedirettore generale di via Nazionale, Fabio Panetta, ma ha escluso che entrambi abbiano mai fatto pressioni su Palazzo Koch al riguardo. Dopo un primo incontro istituzionale in cui si parlò di boyscout e un secondo in cui al centro c’erano i temi dell’economia e dell’Aqr, ad aprile 2014, Visco si recò a Palazzo Chigi, dove con Renzi c’erano anche Graziano Delrio e Pier Carlo Padoan. «Parlammo di economia italiana e mondiale e poi lui mi chiese perché questi di Vicenza si vogliono prendere Arezzo e parlò degli orafi. Onestamente la presi come una battuta e risposi considerandola tale». In un successivo incontro, furono Renzi, Padoan e Delrio a presentarsi a colazione a Via Nazionale e Renzi cominciò a parlare di banche in difficoltà, «io risposi subito che di questi temi ne posso parlare solo con il ministro dell’Economia, ma nella sua veste di presidente del Cicr». E poi, sollecitato dal bersaniano Davide Zoggia, il governatore ha chiarito meglio: «Io non risposi ma lui, certamente, una domanda la fece». Visco ha poi aggiunto di non aver avuto pressioni né da Renzi né da altri ministri e di aver avuto «rapporti di collaborazione pienissimi» con i cinque governi che si sono alternati lungo il suo mandato, da Berlusconi a Gentiloni, e quindi anche con Renzi. Mentre la Boschi incontrò due volte Panetta (nel periodo in cui c’erano ispezioni in corso a banca Etruria) e in quelle occasioni, l’allora ministra si limitò a manifestare preoccupazioni per le conseguenze che la crisi della banca avrebbe potuto avere sul territorio e in particolare sul credito e comunque «non effettuò alcune sollecitazione di alcuna natura su Etruria, né chiese informazioni riservate e tenne a sottolineare la stima per la Banca d’Italia anche se l’azione di quest’ultima avrebbe comportato sofferenze per la sua famiglia».


A Visco, però, premeva far chiarezza anche sulla vicenda delle banche venete, affermando «in modo chiaro che la Banca d’Italia non ha mai fatto pressioni su nessuno per favorire la Popolare di Vicenza o sollecitarne un intervento. Mai». Visco ha precisato di non aver mai incontrato da solo Gianni Zonin, l’ex presidente della Popolare vicentina, e ha smentito quanto detto in commissione dall’ex dg della Bpvi, Vincenzo Consoli, ribadendo di non aver «mai telefonato» a Zonin e di averlo incontrato, non da solo, «in Banca d’Italia per 5 minuti», limitandosi a raccomandargli «equilibrio e interventi paritari» nei suoi progetti, dei quali «fu Consoli a parlare per primo in vigilanza». E anche su Etruria non ci fu alcuna «pressione e indicazione, abbiamo solo recepito l’interesse» di Vicenza per l’istituto aretino.


Quanto all’ad di Mps, Marco Morelli, nominato a quest’incarico nonostante una sanzione ottenuta quando era vice dg della stessa banca per la vicenda fresh, Visco ha sottolineato che «la sanzione è stata amministrativa», senza conseguenze sul piano penale. «Inoltre, è stato estremamente trasparente nel fornire informazioni alla Bce». Per Barbagallo la Bce potrebbe riesaminare la questione secondo le nuove regole di fit and proper «solo al momento del rinnovo». (riproduzione riservata)

MF - Numero 249 pag. 2 del 20/12/2017


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