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Xi Jinping avvisa i Ceo globali, la Cina sui dazi non porgerà l’altra guancia

Xi Jinping avvisa i Ceo globali, la Cina sui dazi non porgerà l’altra guancia

di Lingling Wei e Yoko Kubota
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Anche se ha minori ambiti di manovra sui dazi rispetto agli Usa, il presidente ha annunciato che risponderà colpo su colpo alle misure di Trump. Come? Bloccando l'attività di M&a, con ritardi regolatori e maggiori disincentivi all’acquisto di beni americani

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Il Presidente cinese, Xi Jinping, sta rispondendo all'escalation di scontri commerciali con l'amministrazione Trump con un approccio molto duro, che rende più probabile un confronto pieno di lividi.

Dopo che la settimana scorsa il presidente Donald Trump ha alzato la posta in gioco sui dazi punitivi contro i prodotti cinesi, il presidente Xi ha detto giovedì 21 a una delegazione di 20 amministratori delegati di multinazionali, principalmente americane ed europee, che Pechino progetta di rispondere colpo su colpo, sostengono fonti informate sull'avvenimento.

"In Occidente si ha l'idea che se qualcuno ti colpisce sulla guancia sinistra, si porge l'altra guancia", ha detto il leader cinese, secondo le fonti del WSJ, "Nella nostra cultura restituiamo il colpo ".

A tal fine, Pechino dispone di una serie di strumenti. Mentre le sue opzioni sui dazi sono limitate dal livello delle importazioni americane, Pechino può, come ha già fatto in alcuni casi, bloccare le operazioni di M&A che coinvolgono le società americane, ritardare le licenze, effettuare ispezioni o spingere il suo miliardo di consumatori ad abbandonare i prodotti americani.

Assumendo un tono meno accomodante nei rapporti con gli Stati Uniti, in una recente riunione Xi ha anche esortato i suoi alti dirigenti a promuovere il ruolo globale della Cina, poiché gli Stati Uniti stanno per affrontare i contraccolpi legati all’agenda di Trump, ovvero America First, riferiscono i media statali e funzionari cinesi.

Per mesi, la leadership cinese e gli alti dirigenti sono stati spesso presi in contropiede da Trump, che ha mescolato richieste di sanzioni commerciali a continui riferimenti a Xi come a un amico. Il principale luogotenente economico del presidente cinese si è recato due volte a Washington per intavolare negoziati e ha messo sul tavolo un aumento degli acquisti di merci americane, ma solo per tornarsene a mani vuote.

Ora Xi ha regolato il comportamento cinese su un approccio inflessibile nel trattare con Washington, secondo alcuni funzionari cinesi. "La Cina non cederà alle pressioni esterne e non ingoierà altri rospi ", ha detto al WSJ un alto funzionario. "Questo è il principio negoziale stabilito dal Presidente".

La difesa aggressiva di Pechino sta infondendo speranze tra le imprese e gli investitori per una possibile soluzione entro il 6 luglio, giorno in cui la Casa Bianca ha annunciato l’entrata in vigore di dazi per 34 miliardi dollari su beni cinesi come macchinari ed elettrodomestici. Lo stesso giorno la Cina prevede di imporre dazi sulla soia americana, l'energia e altri prodotti per uno stesso controvalore.

Trump prevede anche di aumentare la pressione su Pechino, annunciando alla fine di questa settimana piani per impedire a molte aziende cinesi di investire in imprese tecnologiche statunitensi e di bloccare le vendite di ulteriori tecnologie degli Stati Uniti in Cina, secondo fonti che hanno familiarità con i piani dell’Amministrazione.

Queste iniziative, progettate per punire la Cina per le presunte tattiche di spionaggio industriale e altre pressioni per acquisire tecnologia statunitense, sono successive alla decisione di Trump all'inizio della scorsa settimana di minacciare dazi su altri 400 miliardi di dollari di merci cinesi.

Le nuove restrizioni agli investimenti riguardano un'iniziativa cara a Xi: Made in China 2025, un programma per le imprese cinesi destinato a dominare i campi d'avanguardia, dalle reti di informazione alle biotecnologie. Alcuni esperti del settore si aspettano che le misure previste riducano tali ambizioni. "Sarà un grande handicap per lo sviluppo tecnologico cinese", ha dichiarato Tao Jingzhou, managing partner dello studio legale Dechert di Pechino, riferendosi alle nuove restrizioni agli investimenti degli Stati Uniti.

I ministri della tecnologia e del commercio cinesi non hanno voluto commentare sulle nuove restrizioni al commercio di tecnologia. Un portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha esortato gli Stati Uniti a "creare un ambiente favorevole, equo e prevedibile per gli investimenti" per le aziende cinesi.

L'enorme somma di potenziali dazi che Washington ha sollevato, ha spinto Pechino a modificare la sua strategia, dopo che i funzionari cinesi avevano in precedenza affermato di voler contrastare con le stesse armi, misura contro misura, l’amministrazione Trump. Ma l'anno scorso le esportazioni americane in Cina non hanno superato i 200 miliardi di dollari, lasciando a Pechino meno opzioni per i dazi. I funzionari cinesi hanno invece dichiarato che avrebbero adottato misure "qualitative" di ritorsione.

Ciò significa, secondo alcuni esperti di commercio internazionale, che le aziende statunitensi sono suscettibili di affrontare un aumento delle ispezioni, ulteriori ritardi delle approvazioni normative e un rafforzamento del sentimento nazionalista, con l'obiettivo di convincere i consumatori cinesi ad evitare i prodotti statunitensi. "Il mercato cinese degli iPhone, che vale 40 miliardi di dollari, il più grande del mondo, potrebbe crollare rapidamente", ha scritto Nicholas Lardy, senior fellow del Peterson Institute for International Economics di Washington, in un suo post. "Analogamente, la General Motors vende più automobili in Cina che negli Stati Uniti, vendite che potrebbero essere facilmente interrotte dal governo cinese".

Le autorità cinesi per mesi hanno ritardato l'approvazione del progetto di Qualcomm Inc. di acquistare la società olandese NXP Semiconductors NV per un valore di 44 miliardi di dollari, un accordo ampiamente considerato cruciale per il produttore di chip statunitense. Alla fine di maggio, visti alcuni segnali di progresso nei negoziati commerciali tra Washington e Pechino, i regolatori cinesi hanno indicato la loro intenzione di concludere la revisione e dare via libera alla transazione. Ma lo slancio si è subito arrestato a seguito della decisione della Casa Bianca di procedere con i dazi.

La Cina potrebbe anche lasciare che lo yuan scivoli ancora in valore rispetto al dollaro, il che potrebbe rendere le merci cinesi più economiche sui mercati esteri, anche se i funzionari cinesi hanno detto che Pechino non utilizzerà la svalutazione per colpire gli Stati Uniti.

Tuttavia, " ciò non implica che la valuta non possa giocare un ruolo nell'arsenale cinese per combattere le flessioni del ciclo economico”, ha detto Gene Frieda, stratega globale di Pacific Investment Management.

In passato la Cina ha usato tattiche del genere contro imprese straniere i cui governi erano in contrasto con Pechino. Xi può contare sulla forte presa del Partito Comunista sul governo, i media e la società, che gli permette di imporre le sue politiche senza dibattito pubblico o contrasti politici, come quelli che affronta Trump.

Ci si attende inoltre che i dirigenti cinesi favoriscano imprese europee e giapponesi rispetto a quelle statunitensi. Il mese scorso la giapponese Nomura Holding, la svizzera UBS Group e la JPMorgan Chase si sono tutte rivolte alle autorità di regolamentazione cinesi per costituire joint venture di brokeraggio a maggioranza estera, ma la richiesta di JPMorgan non è stata formalmente accettata dalle autorità, mentre le altre sì, secondo fonti a conoscenza dei fatti.

Nel suo incontro con i capi azienda delle multinazionali di giovedì 21, Xi ha suggerito che le aziende i cui paesi non sono coinvolti in una lotta commerciale avranno un trattamento preferenziale, secondo le persone informate sull'evento. "Se una porta si chiude, se ne apre un'altra", avrebbe detto Xi ai top manager di società statunitensi tra cui Goldman Sachs Group, Prologis e Hyatt Hotels, e società europee tra cui Volkswagen Group, AstraZeneca e Schneider Electric. L’associazione, denominata Global CEO Council, è stata costituita nel 2014 come affiliazione del Ministero degli Esteri cinese, e in passato più che con il presidente Xi era solita incontrarsi con il primo ministro Li Keqiang. Presiedendo la riunione, Xi ha voluto comunicare direttamente ai pesi massimi aziendali l’adozione di una linea più rigida sugli Stati Uniti, secondo le fonti presenti.

Venerdì 22 e sabato 23 giugno Xi ha poi convocato un raro conclave di alto livello con altri membri della leadership e alti funzionari per delineare la strategia di politica estera. Nelle dichiarazioni trasmesse ai media statali, Xi ha osservato che il mondo sta vivendo "cambiamenti profondi e senza precedenti" e che la Cina ha bisogno di aumentare il suo vantaggio nel formare alleanze e plasmare le regole globali.

Lunedì 25, Liu He, capo negoziatore commerciale di Xi, e un alto funzionario dell'Unione europea, il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen, hanno dichiarato che le due parti hanno convenuto di finalizzare i colloqui su un accordo bilaterale in materia di investimenti.

Funzionari cinesi, secondo fonti informate della questione, stanno anche cercando di avviare negoziati per il Regional Comprehensive Economic Partnership, una proposta di accordo di libero scambio che coinvolge 16 paesi dell'Asia-Pacifico tra cui la Cina, ma che esclude gli Stati Uniti. Tali colloqui hanno registrato progressi senza intoppi negli ultimi tempi, e il prossimo ciclo di negoziati si aprirà domenica a Tokyo.


(Translated from the original version by Milano Finanza Editorial Staff)

MF+MIFI + The Wall Street Journal
Orario di pubblicazione: 25/06/2018 21:06
Ultimo aggiornamento: 25/06/2018 21:11


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