La Musa degli Incubi: il nuovo libro di Laini Taylor in libreria dal 14 Febbraio

Lo scorso Dicembre abbiamo avuto l'occasione di incontrare Laini Taylor in occasione di Più Libri, Più Liberi fiera della piccola e media editoria d Roma, dove la Fazi Editore aveva organizzato un incontro con l'autrice californiana per promuovere Il sognatore e, soprattutto, l'uscita del secondo (e ultimo) libro della duologia, La Musa degli Incubi.

Secondo volume che arriva nelle librerie questo giovedì, in pieno San Valentino, sempre per Fazi Editore e che riprende le fila del discorso esattamente dal punto in cui Il Sognatore – versione italiana di Strange The Dreamer – si era fermato. Difficile, dunque, svelarvi troppo della trama senza correre il rischio di rovinarvi la lettura del primo capitolo, analizzando gli eventi narrati in questo secondo volume.

Quello di cui, però, si può e si deve parlare è la capacità di Laini Taylor di costruire – nuovamente – un fantasy senza  bisogno delle grandi epopee del genere High, concentrandosi piuttosto sui suoi personaggi, sulle motivazioni che stanno dietro a tutte le azioni, giuste e sbagliate che siano. Ogni villain di questa storia non è un personaggio semplicemente malvagio, non è un personaggio solamente crudele e l'autrice è davvero brava a permettere al lettore di entrare in empatia con ognuno di loro, dalla piccola Minya fino ai nuovi personaggi. La verità, ne La Musa degli Incubi, sta nel mezzo, in una linea che separa gli esseri umani dai discendenti divini, ma non solo. Laini Taylor usa dei, esseri umani, creature ibridi e straordinarie per parlare anche della differenza, del modo in cui ciò che è diverso da noi non deve necessariamente far paura, ma può diventare una nuova forza, un nuovo alleato. La commistione tra elementi diversi non porta caos, ma a volte conduce all'unica soluzione possibile.

Erano magnifici. Fu naturale che venissero adorati come divinità. Nella loro scia, nacquero delle religioni. Così come delle fosse comuni. Salvatori per alcuni, distruttori per altri […] Massacrarono una razza per liberarne un'altra e il nome della loro comandante arrivò  simboleggiare il dualismo di bellezza e terrore. Gli angeli non erano per i deboli di cuore.

La grande forza de La Musa degli Incubi è tutta qui: nella consapevolezza della sua autrice per quel che riguarda non tanto la mitologia di un mondo fantastico, ma i moventi che spingono i suoi personaggi ad agire in un modo piuttosto che in un altro. Nell'essere un fantasy in qualche modo pacifico, che lascia la maggior parte dell'orrore fuori dal quadro e non si limita a usare facili drammi o ricatti emotivi per costringere il pubblico a provare emozioni forti ad ogni costo. Il fantasy di Laini Taylor è fatto di sogni, di ricordi frammentati, di universi da attraversare per salvare vite. E' un fantasy che al rumore delle spade che si incrociano controbilancia invece il sussurro della speranza, la curiosità di persone che sono state costrette a vivere separate da tutto e che, di colpo, scoprono che quel tutto è alla loro portata. Questo non vuol dire, naturalmente, che La musa degli incubi sia un libro eccessivamente buonista, una calda favoletta della buonanotte. Laini Taylor racconta comunque di ragazzini che sono sopravvissuti a una strage che ha spazzato via la loro intera razza. Parla di un palazzo che nessuno può modificare, un serafino blu che inghiotte e divora. Parla di uomini e donne che si sono visti portare via la loro felicità così come la loro giovinezza in favore di dei malvagi e senza scrupoli. Ma Laini Taylor racconta questi eventi senza sfruttarli per una sorta di prostituzione del dolore che non avrebbe avuto alcuno scopo se non quello di muovere a compassione il pubblico, che avrebbe potuto sentirsi preso in giro, imbrogliato nelle proprie emozioni.

E sono le emozioni a giocare un ruolo fondamentale in questo racconto. Le emozioni di tutti i personaggi, nessuno escluso. Le emozioni di chi scopre che l'impossibile non è così fuori dall'ordinario. Le emozioni di chi si innamora e si deve inventare un nuovo modo di amare, toccare, sentire. Le emozioni di chi, con l'anima in pezzi, deve imparare di nuovo a prendere per mano la donna che aveva scelto anni prima, lasciandole vedere le proprie zone oscure, nella speranza di essere ancora degno del suo sguardo. Emozioni di un ragazzo d'oro che scopre il mondo al di fuori delle mura impreziosite del suo palazzo, che scende a patti con i suoi errori e che accetta sensazioni del tutto nuovo, che lo spingono a trasalire per il tocco di una spalla più che per l'ambizione ad essere famoso. La musa degli incubi è, a dispetto del titolo, un libro che parla di sogni.

I desideri non si avverano. Sono soltanto il bersaglio che dipingi intorno a quello che vuoi. Il centro devi sempre colpirlo da sola.

Non c'è personaggio, all'interno di questa storia, che non cerchi un modo per realizzare se stesso e la sua ambizione. E la cosa straordinaria è che molto spesso l'ambizione non ha niente a che fare con la spinta egoistica ad alzarsi al di sopra degli altri. Anzi. Le ambizioni, in questo libro, profumano di libertà, di amicizia, del desiderio di aiutare e salvare, di cancellare anni di pregiudizio. L'ambizione di una sorella che vuole salvare l'altra metà di se stessa, o quella del protagonista Laszlo che vuole solo amare la donna di cui si è innamorato, camminando in un sogno. Sono ambizioni belle, accese di speranza, estremamente positive che danno al libro la sua aurea quasi gioiosa, pur raccontando eventi cupi e malvagi. Ma è la speranza a guidare le pagine, è la speranza a rendere la lettura di questo fantasy sui generis qualcosa di assolutamente imperdibile.

Amezrou: sostantivo. Quando una cosa profondamente preziosa, smarrita da tempo e considerata ormai perduta, viene trovata e ripristinata contro ogni speranza.