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Marx ed Engels, due tedeschi a Parigi per cambiare la storia

Il giovane Karl Marx è un canto al comunismo e al suo 'Manifesto', cioè alla teoria, alla speranza, alla giovinezza. Al cinema.
di Pino Farinotti

Il giovane Karl Marx

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August Diehl (48 anni) 4 gennaio 1976, Berlino (Germania) - Capricorno. Interpreta Karl Marx nel film di Raoul Peck Il giovane Karl Marx.
martedì 10 aprile 2018 - Focus

Il giovane Karl Marx, diretto da Raoul Peck, nella sale dal 5 aprile, si fa... notare. È quasi una "prima" assoluta, perché nonostante l'importanza, e il peso storico del personaggio che, anche in privato non ebbe una storia banale, il cinema, quello importante, della grande distribuzione, lo ha praticamente ignorato. Registriamo un film russo del 1966, e uno della Germania. Vale un'intenzione, quella di Roberto Rossellini che poco prima di morire pensò a un progetto, una sorta di compromesso ideologico e storico: affiancare Marx a Gesù. I titoli iniziali raccontano: "All'inizio del 1843 l'Europa, governata da monarchie assolute, devastata da crisi, carestie e recessione si trova sull'orlo di un cambiamento. In Inghilterra la rivoluzione industriale soppianta l'ordine mondiale, dando origine alla nuova classe operaia. Nascono le organizzazioni per i lavoratori fondate su un'utopia "comunista", secondo cui tutti gli uomini sono fratelli. Due giovani tedeschi metteranno in discussione questo assunto trasformando la lotta e ... il futuro del mondo".

Lo scenario si apre a Colonia nell'aprile del 1843, Karl è con alcuni amici attivisti. Le loro discussioni vengono interrotte dalla polizia che fa irruzione. Dopo qualche giorno di prigione riesce a raggiungere Parigi, per fondare un foglio. Vive in povertà, con la giovane moglie e una bambina, ma la sua azione non si ferma. Ascolta i discorsi di Pierre-Joseph Proudhon, l'anarchico cha ha già un seguito.
Pino Farinotti

Appare Friedrich Engels: appartiene a una ricca famiglia luterana di industriali e da giovanissimo il suo destino è organizzato in quel senso. Ma durante un visita a Manchester, dove il padre possiede una manifattura tessile, assiste alla condizioni di lavoro impossibili di donne e bambini. Friedrich e Karl si incontrano a Parigi ed è immediata passione reciproca. L'uno conosce le idee e le prime opere dell'altro. Qualche spiegazione iniziale è necessaria. Engels domanda: "Voi conoscete sia la miseria degli operai che i privilegi della borghesia, come fate?". "È la condizione migliore per fare" risponde Marx. Preso atto delle affinità si dichiarano. Engels: "Sei il più grande filosofo materialista del nostro tempo... un genio". Marx: "Il tuo lavoro sulle classi operaie è colossale". Il patto viene sancito da un bacio sulla bocca.


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In foto una scena del film Il giovane Karl Marx.
In foto una scena del film Il giovane Karl Marx.
In foto una scena del film Il giovane Karl Marx.

È il 1844, Marx (1818-1883) ed Engels (1820-1895) sono quasi coetanei. E il tempo è molto importante, l'Europa è piena di lotte. In Inghilterra un gruppo di intellettuali si è visto perseguire per le idee progressiste, in Germania i lavoratori protestano per le inumane condizioni nelle fabbriche, in Francia è storico lo sciopero degli operai del Faubourg Saint-Antoine. Karl e Friedrich ci sono in mezzo. Sono pronti per cambiare la Storia. Parigi, come sempre, nelle epoche e nelle discipline, è la piattaforma perfetta per divulgare nuove idee. Tutta Europa, per lo meno in certe fasce, parla francese. I due sono giovani, si divertono, frequentano i bistrot, corrono nelle vie inseguiti dai poliziotti che non li raggiungono. E ascoltano, e parlano, e si infervorano. Karl comincia a rivolgersi al popolo, nelle piazze: "I borghesi amano parlare della libertà, ma è della loro libertà che parlano, non della vostra. Lo provate sulla vostra pelle, ogni giorno". E scrivono, con passione...disordinata. Finché Friedrich, quello più razionale e freddo si rivolge all'amico che comincia a scoraggiarsi: "Occorre un libro che sintetizzi tutto, che colga lo spettro che si aggira sull'Europa, lo spettro del comunismo". E così i due "compagni" affrontano la stesura del Manifesto del Partito Comunista, che sarà pubblicato a Londra nel febbraio del 1848.. È l'inizio di tutto. I titoli finali riportano alcune frasi fondamentali, fra queste la sintesi del manifesto: "La storia di tutta la società svoltasi fin qui è storia di classi. La società è divisa in due grandi fazioni ostili, due grandi classi diametralmente opposte, la borghesia e il proletariato."

Per dare vita, azione e sentimento al racconto, per evitare un catalogo di testi, di comizi e di filosofia, il regista accomuna, forse involontariamente, il socialismo al movimento dominante allora, il romanticismo. E non c'è dubbio che per concepire un pensiero così utopico, magari eroico, una parte di romanticismo seppure nel recondito, debba sussistere, e anche una cifra visionaria.
Pino Farinotti

Interessante è la figura del regista Raoul Peck, un haitiano che ha perfezionato i suoi studi a Berlino. Per anni ha scelto l'esilio volontario dalla sua terra durante le dittature. L'Africa e le sue popolazioni oppresse fanno parte della sua cultura, e dell' ispirazione che lo ha portato a raccontare Karl Marx.

Il film è dunque un canto al comunismo. Si ferma al "Manifesto", cioè alla teoria, alla speranza, alla giovinezza. Poi verrà l'applicazione. Naturalmente il giudizio, se giudizio deve esserci, non compete a MYmovies.it, è lasciato alla Storia dei Paesi e dei periodi. E ai risultati. Il giovane Marx è il promemoria, in un momento storico in cui, dovunque, le ideologie, a cominciare da quella di Karl, sono in crisi e quasi si azzerano e da molte parti si pensa che se i "due" non si fossero mai incontrati... sarebbe stato meglio. Promemoria in quel quadro di "stato nascente", un retropensiero di nostalgia. Ma un segnale intendo rilevarlo: il successo del film. Certo deriva dalla qualità dell'opera, ma credo che in questo nostro contesto di politica liquida, confusa, senza identità precise, con "attori" che i media ci propongono fino allo sfinimento, due come Engels e Marx, giovani, forti, debordanti di testosterone, siano graditi. E cerco anche di individuare, in questa epoca, fra le centinaia di sigle e di definizioni, quali "quei due" avrebbero potuto indicare come eredità, certo nebulosa. Liberi e uguali come didascalia, come parole, si avvicinerebbe alla loro proposta ideale. Ma poi c'è il fatto dell'età e dell'energia. E del testosterone, che, in un perimetro che contiene un D'Alema e un Bersani, anche a cercarlo con impegno, è difficile da reperire.


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