Corleone il Potere Ed il Sangue - Corleone la Caduta

Film 2018 | Drammatico, Storico 151 min.

Anno2018
GenereDrammatico, Storico
ProduzioneFrancia
Durata151 minuti
Regia diMosco Levi Boucault
AttoriMaya Sansa .
TagDa vedere 2018
MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Mosco Levi Boucault. Un film Da vedere 2018 con Maya Sansa. Genere Drammatico, Storico - Francia, 2018, durata 151 minuti. - MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 26 ottobre 2018

Corleone il potere ed il sangue e Corleone la caduta: due film sulla storia d'Italia che diventano uno, sull'eterno conflitto tra legge virtuosa e sete di potere.

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
Critica
Premi
Cinema
Trailer
Un documentario che disegna l'osceno del nostro Paese, mettendo a nudo il 'fuori scena', la moltitudine di ipocriti che hanno armato la mano dei killer.
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 26 ottobre 2018
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 26 ottobre 2018

Situato nella provincia di Palermo e culla della Mafia siciliana, il comune di Corleone è reso celebre da Il Padrino, il film di Coppola in cui Marlon Brando interpreta in maniera enfatica e non priva di fascino il ruolo di Don Corleone, alimentando una certa mitologia della Mafia. È in questo borgo circondato dalle colline che nel XIX secolo sorge un potere occulto, composto da scagnozzi al servizio di grandi proprietari terrieri, prima di trasformarsi in una potente organizzazione mafiosa battezzata Cosa Nostra. È ancora sulle terre di Corleone che crescono i padrini forti della Mafia, emersi dalla banda di Luciano Liggio, criminale ambizioso che subentrò a colpi di pistola al clan dei Navarra. Al suo fianco comincia la scalata progressiva della gerarchia di Salvatore Riina, che negli anni Ottanta diventa il "padrino dei padrini" massacrando tutti i suoi nemici e abbattendo tutti quelli che si oppongono ai suoi scellerati disegni.

Soprannominato "la Bestia" per la sua ferocia, Toto Riina è dotato di un'intelligenza pratica e di una determinazione che gli permettono in quarant'anni di eliminare i suoi rivali e piegare militarmente un'isola senza mai essere indagato.

Nascosto a Palermo, nei suoi vicoli, ha continuato a dirigere Cosa Nostra, controllando l'organizzazione e avviando lo stragismo e l'omicidio politico. Una vera e propria mattanza, testimoniata dalle foto di Letizia Battaglia, fotoreporter palermitana che fotografava in un bianco e nero solenne e rispettoso gli omicidi della Mafia. Esauriti i rivali con un colpo in testa o crudeli metodi alternativi, Riina (latitante) e compagni, devono fare i conti negli anni Novanta con un procedimento istruito dal pool antimafia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, approdato al maxiprocesso. La vittoria in Cassazione, che avvia la parabola discendente dei corleonesi, dimostra che Cosa Nostra non è né immutabile, né invincibile.

Gli spettacolari attacchi al cuore dello Stato che vendicarono la condanna in contumacia di Riina e uccisero a poche settimane di distanza Falcone e Borsellino con le rispettive scorte, condannarono poi e in via definitiva il boss. Abbandonato dai suoi protettori e tradito dai suoi vecchi compagni (Tommaso Buscetta in primis), Riina fu arrestato per la seconda volta nel 1993 e condannato all'ergastolo. Questa vicenda, caotica e complicata, Mosco Levi Boucault la racconta nel suo film (Corleone), che ripercorre la storia dell'organizzazione di Cosa Nostra attraverso l'ascensione criminale di Toto Riina e adotta un modo altro di narrare la mafia. Una maniera che mette in campo il fuori campo, mette in scena i retroscena del potere mafioso invece della sua dimensione colorita e folclorica.

È una riflessione accorata Corleone che interviene sul cosa e sul come, trovando la forza di alzare gli occhi, guardarsi attorno e ricominciare a raccontare i nostri incubi e i nostri sogni. Nato in Bulgaria ma cresciuto in Francia, Mosco Levi Boucault è autore di documentari sofisticati che si sono occupati spesso di 'storie italiane' (Erano le BR, Berlusconi l'affaire Mondadori). Come il suo documentario sulle Brigate rosse, Corleone è diviso in due parti (Il potere e il sangue, La caduta) e dona la parola (anche) a figure operative, non di dialogo, (Francesco Paolo Anzelmo, Gaspare Mutolo, Giuseppe Marchese, Gaetano Grado e Giovanni Brusca), tutti pentiti e collaboratori di giustizia. Frontali, sotto il passa montagna e il Servizio Sociale di Protezione, incrociano, con le testimonianze di Giuseppe Ayala, Francesco Accordino e Letizia Battaglia, prospettive, percorsi, esperienze, conoscenze. Se Ayala e Accordino illustrano l'ascesa dei Corleonesi e le nuove dinamiche stragiste che risultavano ancora di difficilissima interpretazione, i sicari della Mafia evocano frammenti di una storia di bassa macelleria criminale, intessuta di omicidi, cadaveri sciolti nell'acido, estorsioni, traffici di stupefacenti, esecuzioni barbare, una storia di brutti, sporchi e cattivi. Insieme, le loro testimonianze dimostrano come la città dell'ombra, quella degli assassini, e la citta della luce, abitata da 'persone perbene', comunicassero e non fossero affatto separate.

Corleone disegna l'osceno del nostro Paese, mettendo a nudo il 'fuori scena', la moltitudine di ipocriti che hanno armato la mano dei killer o li hanno protetti con il loro silenzio complice, racconta come gli assassini arrivino per ultimi, quando gli ipocriti hanno fallito fuori campo tutti i tentativi di convincere la vittima ad 'ascoltare' per il suo bene e per quello dei suoi cari. La messa in scena di Levi Boucault è radicalmente semplificata e confronta la parola degli uomini interrogati direttamente con lo spettatore. Il solo intervento senza volto è quello di Palermo, della sua gente, intesa attraverso la voce di Maya Sansa, corifeo di una tragedia che chiama in causa le responsabilità di tutti. Una tragedia collettiva che attende ancora di essere raccontata (il mistero della perquisizione nel nascondiglio di Riina effettuata dopo diciotto giorni) e salvata dall'oblio organizzato, per restituire al Paese la sua verità e aiutarlo a diventare adulto.

Portata alla luce in tanti processi questa storia è costata un altissimo prezzo, alcuni sono stati assassinati, altri, magistrati, poliziotti, testimoni, segnati a vita. Ora tocca a qualcun altro fare la sua parte. Mosco Levi Boucault ha fatto la sua, suscitando nello spettatore, messo davanti ai sicari della mafia, un sentimento di repulsione-adesione, mostrando il loro terrificante bisogno di sottomettersi a un'autorità, agli ordini di un padrino e di una subcultura arcaica, rappresentando la mafia senza indulgenze celebrative, senza propagare il fascino sinistro dei padrini del male, ma soprattutto raccontando un universo mafioso correlato nella sua genesi e nelle sue dinamiche dal sistema di potere di cui è espressione e sottoprodotto.

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