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IL GRAFFIO - Lotta al razzismo, Antonio Corbo: "Ancelotti insiste, il Governo studia"
13.01.2019 13:59 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

Carlo Ancelotti si guarda intorno, smarrito. Si chiede come mai la sua crociata non sfondi porte e orecchie nelle stanze del potere. È stato ieri costretto a ripetere che contro il razzismo bisogna fare, non annunciare qualcosa. «Il problema non è del Napoli, è l’Italia che deve cercare una soluzione». Dice cose giuste ad una Italia sbagliata. Quella che ignora norme in vigore ma disattese. Non le conosce, o le trascura, anche Matteo Salvini. Vanno arginati la criminalità fuori degli stadi e il razzismo dentro. Dopo le risse con omicidio in via Novara a Milano nella serata di Santo Stefano, il ministro boccia tutto. No alla interruzione per cori razzisti e ululati, meno che mai se per i napoletani si invoca il fuoco del Vesuvio come shampoo e bagnodoccia; no alla chiusura delle Curve, no al divieto di trasferte. E allora che bisogna fare, se proprio il Viminale sembra sdoganare il razzismo e non ha idee migliori?

 

È apparso lacunoso il piano di prevenzione per Inter-Napoli, ma l’indomani il questore chiede lo stop alle trasferte e la chiusura di San Siro. No anche a lui. Merita conferma una indiscrezione: sarà un caso, ma potrebbe cambiare sede Marcello Cardona nel prossimo giro di questori e prefetti. Tutto qui dopo un morto, decine di tifosi feriti ed altri indagati per omicidio volontario? La magistratura milanese va avanti, qualcosa si muove anche tra governo e giustizia sportiva. I presidenti di Coni e Figc, Malagò e Gravina, sono favorevoli alla “Regola 5” del calcio, quella che dà mandato all’arbitro e al funzionario di polizia sulla sospensione. Salvini e gli arbitri sono contrari. Ancelotti non cambia: la chiederà ai primi cori razzisti. Studiano una soluzione il sottosegretario Giorgetti, con delega allo sport, ed il capo della polizia Gabrielli. Si muovono con cautela per non sorpassare a destra il ministro, lo stesso fotografato a braccetto con Luca Lucci, capo ultrà milanista condannato per affari di droga. Imminente un decreto per chiarire la linea del Viminale e Federcalcio. Non è vero che non vi siano in Italia norme per limitare razzismo e violenza. Non sono applicate. Il primo dubbio l’ha sollevato la questura di Torino dopo le notizie di Marco Dominello, il calabrese a capo di 400 tifosi, considerato vicino alle ‘ndrine di Rosarno. Finora non è stata chiesta la sorveglianza speciale dopo quanto è apparso nelle carte giudiziarie e in tv, Report. Il Daspo vieta di frequentare gli stadi. Se si rileva però una “pericolosità qualificata” da altri elementi, basta portare uno striscione proibito, scatta la sorveglianza speciale. Possono richiederla al tribunale delle misure di prevenzione il procuratore ed il questore della città. Quanti l’hanno fatto? Finora solo Napoli. Il procuratore Gianni Melillo, dopo le indagini del capo della Dia campana Giuseppe Linares, sui fratelli Esposito amici del portiere Reina, titolari di una agenzia di scommesse, arrestati per presunti contatti con due clan. Rispolverato a Roma il decreto Renzi-Alfano: 8 agosto 2014, solo 46 giorni dopo l’omicidio di Ciro Esposito a Roma. Prevede anche il sequestro dei beni per devastazioni, saccheggio e incendio. E Daspo a chi negli ultimi 5 anni sia stato condannato (associazione per delinquere) in primo grado. Dimenticato l’annuncio del vecchio governo: «Tratteremo i delinquesti da stadio come i mafiosi». In segreto se ne discute a Roma. I cori razzisti e antisemiti durante Lazio-Novara fanno scattare un altro segnale di allarme. Domani a Reggio Emilia il capo della polizia forse anticipa qualcosa. Decide Giorgetti. Non Salvini. Per lui il calcio è tranquillo come una messa domenicale. Sta già pensando al altro.

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IL GRAFFIO - Lotta al razzismo, Antonio Corbo: "Ancelotti insiste, il Governo studia"

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13/01/2024 - 13:59

Carlo Ancelotti si guarda intorno, smarrito. Si chiede come mai la sua crociata non sfondi porte e orecchie nelle stanze del potere. È stato ieri costretto a ripetere che contro il razzismo bisogna fare, non annunciare qualcosa. «Il problema non è del Napoli, è l’Italia che deve cercare una soluzione». Dice cose giuste ad una Italia sbagliata. Quella che ignora norme in vigore ma disattese. Non le conosce, o le trascura, anche Matteo Salvini. Vanno arginati la criminalità fuori degli stadi e il razzismo dentro. Dopo le risse con omicidio in via Novara a Milano nella serata di Santo Stefano, il ministro boccia tutto. No alla interruzione per cori razzisti e ululati, meno che mai se per i napoletani si invoca il fuoco del Vesuvio come shampoo e bagnodoccia; no alla chiusura delle Curve, no al divieto di trasferte. E allora che bisogna fare, se proprio il Viminale sembra sdoganare il razzismo e non ha idee migliori?

 

È apparso lacunoso il piano di prevenzione per Inter-Napoli, ma l’indomani il questore chiede lo stop alle trasferte e la chiusura di San Siro. No anche a lui. Merita conferma una indiscrezione: sarà un caso, ma potrebbe cambiare sede Marcello Cardona nel prossimo giro di questori e prefetti. Tutto qui dopo un morto, decine di tifosi feriti ed altri indagati per omicidio volontario? La magistratura milanese va avanti, qualcosa si muove anche tra governo e giustizia sportiva. I presidenti di Coni e Figc, Malagò e Gravina, sono favorevoli alla “Regola 5” del calcio, quella che dà mandato all’arbitro e al funzionario di polizia sulla sospensione. Salvini e gli arbitri sono contrari. Ancelotti non cambia: la chiederà ai primi cori razzisti. Studiano una soluzione il sottosegretario Giorgetti, con delega allo sport, ed il capo della polizia Gabrielli. Si muovono con cautela per non sorpassare a destra il ministro, lo stesso fotografato a braccetto con Luca Lucci, capo ultrà milanista condannato per affari di droga. Imminente un decreto per chiarire la linea del Viminale e Federcalcio. Non è vero che non vi siano in Italia norme per limitare razzismo e violenza. Non sono applicate. Il primo dubbio l’ha sollevato la questura di Torino dopo le notizie di Marco Dominello, il calabrese a capo di 400 tifosi, considerato vicino alle ‘ndrine di Rosarno. Finora non è stata chiesta la sorveglianza speciale dopo quanto è apparso nelle carte giudiziarie e in tv, Report. Il Daspo vieta di frequentare gli stadi. Se si rileva però una “pericolosità qualificata” da altri elementi, basta portare uno striscione proibito, scatta la sorveglianza speciale. Possono richiederla al tribunale delle misure di prevenzione il procuratore ed il questore della città. Quanti l’hanno fatto? Finora solo Napoli. Il procuratore Gianni Melillo, dopo le indagini del capo della Dia campana Giuseppe Linares, sui fratelli Esposito amici del portiere Reina, titolari di una agenzia di scommesse, arrestati per presunti contatti con due clan. Rispolverato a Roma il decreto Renzi-Alfano: 8 agosto 2014, solo 46 giorni dopo l’omicidio di Ciro Esposito a Roma. Prevede anche il sequestro dei beni per devastazioni, saccheggio e incendio. E Daspo a chi negli ultimi 5 anni sia stato condannato (associazione per delinquere) in primo grado. Dimenticato l’annuncio del vecchio governo: «Tratteremo i delinquesti da stadio come i mafiosi». In segreto se ne discute a Roma. I cori razzisti e antisemiti durante Lazio-Novara fanno scattare un altro segnale di allarme. Domani a Reggio Emilia il capo della polizia forse anticipa qualcosa. Decide Giorgetti. Non Salvini. Per lui il calcio è tranquillo come una messa domenicale. Sta già pensando al altro.

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica