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Attualità Riccione

Italia Nostra critica manifestazioni di interesse: modificano paesaggio

In foto: un rendering della manifestazione di interesse sulle terme
un rendering della manifestazione di interesse sulle terme
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mer 6 feb 2019 16:58
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Le manifestazioni di interesse per modificare la cartolina turistica di Riccione continuano a far discutere. Alle perplessità sollevate anche oggi dal Pd (vedi notizia) si aggiungono infatti le osservazioni di Italia Nostra secondo cui i dodici progetti “passati alla seconda fase” hanno solo qualità estetiche ma sonocarenti dal punto
di vista etico”. Secondo l’associazione “la pianificazione del territorio non può e non deve essere demandata ai soggetti privati” inoltre la riqualificazione di situazioni vetuste e obsolete non sarebbe sufficiente ad autorizzare aumenti di volumetrie e modificazioni importanti del paesaggio. “Come si può parlare di sostenibilità e rispetto dell’ambiente – si chiede Italia Nostra – con costruzioni con altezza fino a 50 metri, che di fatto impediscono a chi è dietro la vista?”.


L’intervento di Italia Nostra

I progetti presentati nelle more degli accordi operativi previsti dalla
nuova legge regionale della Regione Emilia Romagna presentano molti pericoli ed altrettanti dubbi che di seguito esplicitiamo.

La pianificazione del territorio non può e non deve essere demandata ai soggetti privati perché i Comuni hanno il dovere, l’onere ed il privilegio di garantire uno sviluppo proficuo del territorio. L’urbanistica ha il compito di migliorare: la mobilità, gli alloggi, l’accessibilità, la giustizia sociale ed ambientale, le opportunità economiche e la qualità della vita.

La prefazione della nuova legge regionale pur aprendo alle proposte
private, ben specifica come sia preferibile uno strumento di
pianificazione generale redatto dall’amministrazione pubblica che non può demandare il ruolo che gli deriva da un’espressione del voto.

Tutti e dodici i progetti “passati alla seconda fase” esprimono qualche qualità, ma prettamente di carattere estetico, restano carenti dal punto di vista etico.
La riqualificazione di situazioni vetuste e obsolete, per un miglior
“decoro”, non è una qualità sufficiente ad autorizzare aumenti di
volumetrie e modificazioni importanti del paesaggio, con poche o nulle relazioni con le morfologie e l’aspetto precedente del territorio.

La nuova normativa ed il PUG in generale pur consentendo delle aperture mai avute nei 30 anni precedenti, chiede analisi approfondite e quadri conoscitivi oggettivi delle criticità presenti. Insieme ad analisi sociologiche, economico finanziarie, giuridiche e ambientali per poter valutare al meglio le previsioni espresse nelle istanze progettuali inviate.

Un semplice esempio, abbiamo un’analisi sul numero degli appartamenti vuoti, liberi, non affittati? Perché prima di costruire nuovi volumi non si valuta la possibilità di riqualificare quelli esistenti? La realizzazione di nuovi vani, e nei nuovi progetti ve ne sono parecchi, crea ancora più offerta, a fronte di una domanda debole c’è un grande rischio di innalzare il valore della rendita ed abbassare i valori e le opportunità di un mercato già in sofferenza e privo di reali azioni che possano risolvere il problema.

Tutte le proposte continuano ad andare in una direzione di città
“specializzata” priva di usi misti e priva di analisi autorevoli e
credibili sulle necessità delle funzioni proposte. Quali sono i reali
bisogni dei cittadini? Ben venga il privato che investe sul territorio,
ma se dotato di strumenti di analisi e risposte verificate sulle
esigenze del territorio.

Riguardo invece all’aspetto paesaggistico la questione si complica, e
non poco.
Un principio paesaggistico prioritario per il rispetto dell’ambiente
dovrebbe essere quello di seguire la morfologia e l’andamento dei
terreni, rispettare la percezione del mare davanti e delle colline
retrostanti a monte con edifici di altezze non superiori ai 5 piani e,
in punti particolari alcune costruzioni simboliche per la
riconoscibilità, come lo era una volta il campanile o la torretta del
municipio.
Come si può parlare di sostenibilità e rispetto dell’ambiente con
costruzioni con altezza fino a 50 mt, che di fatto impediscono a chi è
dietro la vista. Come si può parlare di identità territoriale e
carattere riccionese quando almeno tre progetti imitano una costruzione verticale con verde, che certo bosco non è!

Tutti i progetti presentano come pubblica utilità sistemazioni parziali di strade, e va bene, ma i luoghi di socialità e percorsi con attrattive per favorire la mobilità pedonale sono assenti in ambito pubblico. Per l’utilizzo dei “luoghi progettati” bisogna necessariamente pagare, ma gli attuali fruitori della città sono disposti ad usare le nuove strutture, e i cittadini di Riccione da quale beneficio sono raggiunti?

Le attuali strutture della città ad esempio piscina e palacongressi
saranno in grado di sostenere cali fisiologici dovuti alla novità ed
alla concorrenza?

Ed allo stesso modo quali sono le garanzie fornite dai promotori dei
progetti di grande dimensione, proposti per la città in caso di
fallimento dell’intervento?

A fronte di un interessante fermento per la riqualificazione non
corrispondono valutazioni ed analisi con indicatori di rischio, di
qualità ambientale e di rientro degli investimenti oggettivi.

Almeno tre delle proposte formulate, che presentano incrementi di carico
urbanistico sono allo stato attuale chiuse e prive di qualsiasi
attrattiva come si può pensare ad un repentino cambiamento con gli
aumenti di offerta prevista se ad oggi questa offerta non ha una
domanda?

Non entriamo nel merito dell’offerta architettonica, simile ad altri
oggetti visti in luoghi urbani o in altri contesti non turistici e dai
costi di gestione estremamente elevati.

Sperando di fare cosa gradita nell’esposizione di queste riflessioni
restiamo a disposizione per ulteriori confronti e suggerimenti per una
politica del territorio più prudente, di miglior impatto ambientale e
con caratteristiche del territorio più marcate al fine di promuovere
davvero un’immagine della città con il Carattere Riccionese e non una mera copia di oggetti alla moda facilmente deperibili nel tempo per mancanza di attrattiva e unicità in un periodo di tempo breve.

Il rischio è proprio quello di creare ulteriori aree problematiche,
mentre con maggiore oculatezza si potrebbero recuperare aree ed edifici degradati senza consumare ulteriore territorio. Il compito
dell’amministrazione potrebbe e dovrebbe essere proprio questo
rivitalizzare e valorizzare le aree comuni con soluzioni innovative e
con un carattere territoriale fortemente ispirato alla storia ed alle
tradizioni della popolazione e dei luoghi della Romagna, qualità che
hanno permesso una crescita ed uno sviluppo del turismo e dell’economia.