Tav, il grande bluff del rinvio dei bandi Telt

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-03-09

Il rinvio dei bandi annunciato da Di Maio e Conte non c’è. Perché non può deciderlo solo il governo italiano. E allora cosa stanno festeggiando di preciso i grillini? E perché la Lega sta zitta?

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Da una parte il governo italiano che dice che Telt è pronta ad accettare il rinvio dei bandi della TAV. Dall’altra la stessa Telt, che fa sapere in modo piuttosto diplomatico che il suo obiettivo è “quello di rispettare le indicazioni dei governi in vista del consiglio d’amministrazione di lunedì”. E parla al plurale perché di governi in ballo ce ne sono due e quello francese ieri ha detto che non aveva intenzione di rinviare alcun bando.

Cosa sta rinviando di preciso Conte sulla TAV?

In mezzo c’è una crisi di governo annunciata e oggi di nuovo smentita da Matteo Salvini, che usa le tattiche del maestro Umberto Bossi per tenere sulla corda Berlusconi in modo sopraffino con Di Maio & Conte. E soprattutto c’è l’azienda italo-francese ma di diritto transalpino i cui consiglieri lunedì si riuniscono ben sapendo che devono dare il via libera alla pubblicazione sulla Gazzetta europea dei primi bandi da 2,3 miliardi di euro per la realizzazione del tunnel di base della Torino-Lione, che ha un percorso di 230 chilometri, per il 30% in Italia. Senza un ordine degli azionisti, i dieci consiglieri rischierebbero di doversi assumere la responsabilità di un danno erariale perché verrebbero tagliati i 300 milioni di euro di finanziamenti europei.

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E allora cosa sta facendo di preciso il governo Conte? Secondo il Sole 24 Ore, che ne ha parlato in un articolo a firma di Manuela Perrone, ha inviato una lettera che contiene il sostanziale via libera ai bandi con la clausola di dissolvenza prevista dal diritto francese, ovvero la possibilità di cancellare la gara senza oneri se i politici si accordano diversamente. La facoltà è prevista nel capito 5 del nuovo codice unico degli appalti francese, senza onori né obblighi per la stazione appaltante, né per gli azionisti, né per gli Stati e consente di dichiarare all’occorrenza “senza seguito” una procedura di gara già pubblicata, ma per cui nel frattempo siano venute meno le volontà politiche di procedere.

Il grande bluff di Conte e Di Maio

Così i bandi partirebbero ma potrebbero essere annullati se si riuscisse a trovare la relativa volontà politica. Il governo invece ha smentito questa chiave di lettura, dicendo che Telt va verso il rinvio dei bandi . L’intrico può essere spiegato ricordando che quando ci sono gli avvocati di mezzo i giochi di parole pullulano: siccome, come ricorda il Sole, lunedì tecnicamente partiranno solo gli avvisi per le manifestazioni di interesse, ovvero gli atti propedeutici ai bandi, allora Palazzo Chigi afferma che lunedì non partiranno i bandi. Mentre aggiunge che si va verso il rinvio perché questa è la volontà italiana, ma come sappiamo non è (ancora?) quella francese e, di conseguenza, quella di Telt.

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Purtroppo si può parlare soltanto per ipotesi perché il governo Conte non ha curiosamente pubblicato la lettera che ha inviato a Telt. Di certo il tutto sembra un modo per cancellare dall’agenda politica una discussione che per il MoVimento 5 Stelle stava prendendo una brutta piega. E infatti Di Maio su Facebook auspica di “parlare di altro” e di “andare avanti”, proprio perché non vede l’ora che si concluda la rissa con Salvini dalla quale ha tutto da perdere. La stessa cosa la dicono Laura Castelli e Matteo Dall’Orco su Facebook:

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Anche perché mentre Di Maio si gingilla con la categoria politica del tradimento, mentre in realtà sul contratto di governo Lega-M5S c’è scritto questo:

contratto lega m5s

E Salvini oggi a Sky Tg 24 lo ha ricordato:  ci sono “due prospettive diverse”, ma nel contratto di parla di “revisione dell’opera e quindi si può rivedere il progetto. L’importante è che si dia un segnale di partenza”. E poi è stato ancora più chiaro:  “C’è l’ipotesi della cosiddetta mini Tav, che rivede alcune grandi mega strutture pensate nel passato che oggi sono fuori dal tempo. Quindi una riduzione e una revisione è sicuramente doverosa, anche una ridiscussione dei finanziamenti”.

 

 

E soprattutto: “Io rimango convinto che la Tav si debba fare, per collegarci al resto dell’Europa. Stiamo lavorando per riaprire tutto quello che altri hanno bloccato per anni e io farò di tutto perché, coinvolgendo la Francia e l’Europa, l’opera si faccia. Gli italiani ci chiedono di lavorare e questo faremo”. Non solo: dopo l’annuncio dei grillini nessun esponente della Lega ha parlato, evidentemente su ordine di Salvini, certificando la pace ritrovata. Ma allora cosa sta festeggiando di preciso il MoVimento 5 Stelle?

EDIT ORE 16: Finalmente Giuseppe Conte mostra le carte su Facebook e conferma la chiave di lettura dell’articolo:

Ho inviato una lettera alla Telt, società incaricata della realizzazione della Torino – Lione, invitandola ad astenersi, con effetti immediati, da qualsiasi ulteriore attività che possa produrre ulteriori vincoli giuridici ed economici per lo Stato italiano con riguardo ai bandi di gara. Ho chiarito che questo Governo e le forze politiche che lo sostengono si sono impegnati a “ridiscutere integralmente” questo progetto e che abbiamo intenzione di interloquire con la Francia e con l’Unione europea alla luce delle più recenti analisi costi-benefici da noi acquisite. Ovviamente non vogliamo che nel frattempo si perdano i finanziamenti europei già stanziati.

La società Telt mi ha appena risposto confermandomi che i capitolati di gara non partiranno senza l’avallo del mio Governo e del Governo francese e che, al momento, si limiteranno esclusivamente a svolgere mere attività preliminari, senza alcun impegno per il nostro Stato.
Abbiamo promesso di tutelare esclusivamente gli interessi degli italiani.

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Per il resto, Telt è in attesa di “atti giuridicamente rilevanti” per mandare avanti o sospendere o chiudere la procedura dei bandi per la TAV. Ovvero ci vuole che qualcuno prenda una decisione che deve essere ratificata con un voto del governo o del parlamento. O comunque ci vuole qualcuno che si prenda una responsabilità. Perché, questa è la verità, finora non lo ha fatto nessuno.

Leggi anche: Marco Ponti e quella TAV che non è poi così male

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