La Nuova Via della Seta e la prevalenza del Cretino

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2018-09-22

La Storia d’Italia è costellata di Grandi Uomini che hanno realizzato opere eccezionali, disfatte però immediatamente dopo dagli inevitabili Cretini al comando. D’altra parte il potere distruttivo dell’idiozia è inarrestabile: come diceva Schiller, neanche gli Dei possono avere la meglio sui cretini. Questa ipotesi sperimentale trova innumerevoli conferme. Ad esempio consideriamo il rapporto fra Occidente ed …

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La Storia d’Italia è costellata di Grandi Uomini che hanno realizzato opere eccezionali, disfatte però immediatamente dopo dagli inevitabili Cretini al comando. D’altra parte il potere distruttivo dell’idiozia è inarrestabile: come diceva Schiller, neanche gli Dei possono avere la meglio sui cretini. Questa ipotesi sperimentale trova innumerevoli conferme. Ad esempio consideriamo il rapporto fra Occidente ed Estremo Oriente sempre più cruciale. Il Presidente cinese Xi Jinping nel settembre 2013 ha proposto una nuova Via della Seta (denominata Belt and Road Initiative) per creare uno spazio commerciale comune nell’Eurasia. Occasione importantissima per lo sviluppo e il potenziamento della nostra economia prevalentemente manifatturiera e quindi per sua natura votata alle esportazioni e a un mercato globale aperto al libero scambio. I commerci fra Occidente e Cina sono sempre esistiti. La prima Via della Seta nasce con l’impero Persiano. All’ epoca si chiamava Via Reale di Persia e collegava Ectabana con il porto di Smirne. Alla sua manutenzione e protezione provvedeva l’Impero con stazioni di posta e alloggiamenti a distanze regolari. Anche l’Impero Romano utilizzò la via della Seta per commerciare con l’Impero Cinese. Si dice che sia stato Cesare a far conoscere ai Romani la seta: alcune delle bandiere conquistate al nemico erano fatte di quel tessuto allora sconosciuto. Della seta non si sapeva nulla e, soprattutto, non si sapeva quale fosse l’origine. Secondo Plinio, ad esempio, proveniva da una peluria di certi ignoti alberi, da lui definita “lana delle foreste”. Il successo della seta a Roma fu vorticoso. Il senato romano si vide costretto a proibirne l’importazione che provocava un forte deficit commerciale e di conseguenza un insostenibile drenaggio di oro dalle casse dell’Impero. Mutatis mutandis è la stessa motivazione di Trump.

Nei secoli bui del Medioevo i commerci fra Europa e Cina si estinsero e furono ristabiliti dopo 800 anni da Marco Polo che partì nel 1271 per raggiungere Pechino dopo tre anni e mezzo. Ottenuti i favori del Kublai Khan, ne divenne consigliere e in seguito perfino ambasciatore. Tornò a Venezia 24 anni dopo essere partito, il 9 novembre 1295. Le sue memorie raccolte nel Milione crearono in Europa il mito del favoloso Catai. Persino Cristoforo Colombo rimase affascinato dall’opera di Marco Polo e forse il Milione ispirò i suoi viaggi, circostanza confermata dal fatto che nell’Alcazar di Siviglia è conservata una copia del libro con presunte postille di Colombo. Ma un altro grande uomo che influenzò i rapporti Italia-Cina addirittura più di Marco Polo fu Padre Matteo Ricci, che entrò nella Compagnia di Gesù nel 1571 dedicandosi poi a studi scientifici (in particolare ad astronomia, matematica, geografia e cosmologia) fino a maturare la decisione di dedicarsi ad attività missionarie. Prima si recò India e poi nel 1582 e poi in Cina. Qui, indossati gli abiti di bonzo, si dedicò all’apprendimento della lingua e dei costumi cinesi. Matteo Ricci impiegò 18 anni prima di riuscire a stabilirsi nella capitale imperiale Pechino. Il suo motto fu «Farsi cinese con i cinesi». Divenne amico dello studioso Chu T’ai su, gli insegnò la matematica traducendo in Cinese gli Elementi di Euclide e gli spiegò come funzionava un orologio. D’altro canto Chu T’ai su lo convinse ad abbandonare le vesti da bonzo buddista e di adottare quelle dello studioso cinese. Questo gli valse la possibilità di entrare nei circoli dei mandarini, gli alti funzionari imperiali.

foto da wikimedia

Sull’esempio di Ricci, i gesuiti abbandonarono gli abiti da bonzi iniziarono a prendere nomi cinesi, si lasciarono crescere barba e capelli e si facevano portare in potantina. Matteo Ricci ebbe la grande intuizione di identificare il cristianesimo come il naturale sviluppo del confucianesimo iniziale, da un lato facendo intendere che il cristianesimo era una pianta già seminata in Oriente e non trapiantata da stranieri, dall’altro lato spazzando via in tal modo le sovrastrutture “filosofico-teologiche” confuciane più recenti che sarebbero andate in contrasto col catechismo. Queste innovazioni ricevettero il consenso anche da parte del Papa Clemente VIII. Questa impostazione molto aperta permise ai Gesuiti di “sfondare” in Cina. Però……. come ad ogni azione corrisponde una reazione, così, in Italia, per ogni Grande Uomo è emerso un Grande Cretino per disfarne l’opera. L’invidia degli altri ordini religiosi e l’ottusa applicazione delle regole spinsero il Vaticano a sciogliere l’Ordine dei Gesuiti cancellando così l’operato di Matteo Ricci e annichilendo la presenza cristiana in Cina. D’altra parte, circa un secolo prima, l’assurda condanna della Scienza e del Progresso, culminata con i processi a Galileo Galilei e a Giordano Bruno, aveva regalato ai paesi Protestanti, non solo l’egemonia scientifica ma anche quella politica, industriale e militare. I Papi della Controriforma, salvo rare e sparute eccezioni, ingaggiarono una gara di ottusità dilapidando il grande patrimonio accumulato nel Rinascimento. Adesso viviamo un altro momento topico per la storia italiana. Nel Cinquecento erano stati i commerci con le “Indie occidentali” a spostare il baricentro politico-economico del mondo. Adesso, è la Cina ad essere il convitato di pietra. L’unica differenza è che allora si lottava per l’egemonia politica sul mondo mentre adesso si lotta per rimanere nel novero dei paesi più evoluti. Ce la faremo? Consentitemi un barlume di ottimismo. La Storia ci insegna che in Italia, ad ogni Grande Uomo è corrisposto sempre un Ottuso che ha distrutto tutto ciò che di bene aveva fatto il Matteo Ricci di turno. Ma è un bel po’ che i Grandi Uomini scarseggiano mentre dilagano gli Incapaci. Se dovesse prevalere un andamento ciclico, dopo la pletora di Cretini, dovrebbe essere il turno dei Grandi Uomini. Non può essere che dopo un Cretino al potere ne succeda un altro. Come diceva il protagonista del Corvo “non può piovere per sempre”.

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