Le prove tecniche di avvicinamento tra M5S e PD (nel nome di Fico)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-04-15

Il presidente della Camera potrebbe essere il nome di mediazione attorno al quale costruire un accordo tra grillini e DEM

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Tommaso Ciriaco su Repubblica racconta oggi in un retroscena di come ci siano prove tecniche di avvicinamento tra Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle, stavolta benedette e non osteggiate da Matteo Renzi. La svolta potrebbe arrivare dopo il fallimento delle trattative tra Lega e M5S e prevederebbe il passo indietro di Di Maio e il passo avanti di Roberto Fico:

Non può dirlo adesso, ma il capo del Movimento ragiona come detto di un passo indietro. Senza, il Pd non può sedersi al tavolo delle mediazioni. Matteo Renzi, deciso a scongelare il Pd, ne ha bisogno per non perdere la faccia davanti al suo elettorato. Ecco, Di Maio potrebbe anticiparlo. Ma soltanto a patto che a invocare un gesto di responsabilità per sbloccare lo stallo sia il Colle. Piano B, si diceva. In effetti, i Cinque stelle e il suo leader dovrebbero inghiottire più di un boccone amaro per strappare un accordo al Pd.

Renzi ha già fatto sapere agli interlocutori interni al Nazareno che a guidare la partita sarebbe lui. Che nessun veto sulla sua persona sarebbe tollerabile. E che mai accetterebbe la pubblica umiliazione che i grillini hanno imposto a Silvio Berlusconi, non riconoscendogli la dignità di interlocutore politico. È una via stretta, quella che potrebbe dover attraversare il giovane politico campano. Con un rischio nel rischio, una spina più fastidiosa delle altre: cedere il passo potrebbe significare incoronare Roberto Fico.

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Lo stallo alla messicana post elettorale Credits: El Giva

Il nome di Roberto Fico avrebbe molte delle caratteristiche necessarie per stare alla base di una trattativa tra M5S e Partito Democratico:

È carica istituzionale, quindi già sulla lista del Colle come potenziale “incaricato”. Con un dna di sinistra, per giunta, perfetto per mettere in difficoltà il Partito democratico. Ma proprio per questo, ancora più fastidioso da accettare per Di Maio. Non a caso, la corrente grillina vicina al Presidente della Camera vive ore di autentica euforia. I renziani considerano lo scenario, ma muoveranno soltanto un passo alla volta. Prima deve esaurirsi il tentativo grillo-leghista, fragorosamente. Poi potranno convocare una direzione ad hoc o una riunione dei gruppi per riaprire i giochi.

Infine inizieranno a trattare con i Cinque stelle. Gli anti renziani invece, capitanati da Dario Franceschini, considerano un accordo con i Cinque stelle talmente a portata da temere soltanto qualche “ostruzione” del Giglio Magico. Si vedrà. Certo è che una vecchia volpe come Pier Ferdinando Casini, oggi senatore dem, non si lascia sfuggire l’occasione per lanciare segnali di fumo all’avversario: «Le dichiarazioni di Di Maio sulla Siria sono molto responsabili e fanno ben sperare». Nuove sintonie istituzionali. E d’altra parte, sono in molti a scorgere dietro i completi blu del leader grillino un’anima diccì.

Leggi sull’argomento: Silvio Berlusconi e il governo Lega-M5S-FdI

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