Micaela Campana: la deputata PD risarcisce l’ex assistente precario

di dipocheparole

Pubblicato il 2018-02-10

Un po’ come Paolo Bernini (M5S) con Lorenzo Andraghetti: la deputata del Partito Democratico Micaela Campana, responsabile welfare e diritti, ha raggiunto un accordo di conciliazione extragiudiziale con Simone Barbieri, suo collaboratore parlamentare, per corrispondergli 16mila euro (la richiesta era di 33mila): Barbieri ha lavorato con la Campana dal 24 ottobre 2013 al 31 agosto …

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Un po’ come Paolo Bernini (M5S) con Lorenzo Andraghetti: la deputata del Partito Democratico Micaela Campana, responsabile welfare e diritti, ha raggiunto un accordo di conciliazione extragiudiziale con Simone Barbieri, suo collaboratore parlamentare, per corrispondergli 16mila euro (la richiesta era di 33mila): Barbieri ha lavorato con la Campana dal 24 ottobre 2013 al 31 agosto 2016, da lei inquadrato nel giro di tre anni con quattro co.co.co a progetto, forma contrattuale che il Jobs Act di Renzi avrebbe soppresso perché “precaria”, pur svolgendo – stando al verbale di conciliazione – un lavoro a tempo pieno con vincolo di subordinazione. A raccontare la vicenda è oggi Thomas Mackinson sul Fatto Quotidiano:

Ad aprile 2017 lui la trascina in tribunale per vedersi riconoscere la “natura subordinata del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, con conseguente riconoscimento delle differenze retributive derivanti l’eventuale conversione del rapporto”. In soldoni le chiede 33mila euro tra compensi, mancato preavviso e Tfr. Per evitare una condanna sicura e conseguente “rumore”, l’onorevole finisce per seguire il consiglio del giudice a raggiungere un accordo di conciliazione stragiudiziale poi siglato a luglio.

Un accordo che il Fatto ha letto e non pare del tutto “onorevole”: lei si impegna a versare 16 mila euro, e cioè metà di quanto richiesto – tra mensilità, oneri previdenziali e tutto il resto – lui dovrà rinunciare a ogni altra pretesa e accettare una clausola di riservatezza che lo impegna al silenzio tombale, “pena il risarcimento del danno”.

La Campana ha risposto detto la sua al quotidiano di Gomez: “L’assistente – precisa – non era pagato in nero e gli ho versato tutti i contributi. All’epoca si poteva fare quel tipo di contratto e sfido chiunque a dire che era irregolare o scorretto, il giudice non lo scrive”. Perché allora ha pagato quei 16 mila euro? “Bisogna chiederlo al giudice che ha caldeggiato un accordo tra le parti. Lo abbiamo raggiunto, ma non c’è scritto da nessuna parte che era un contratto erroneo”.

Leggi sull’argomento: Micaela Campana: tutti i “non ricordo” della deputata PD al processo Mafia Capitale

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