Paolo Berdini e i sei che decidono a Roma al posto di Virginia Raggi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-02-11

“Roma, polvere di stelle” è la fatica letteraria con cui il dimenticabile ex assessore all’urbanistica della Giunta Raggi gliele canta a quelli che ha appoggiato fino all’altroieri. Yawn

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Il volume in uscita il 15 febbraio si intitola Roma, polvere di stelle (edizioni Alegre): con la sua fatica letteraria Paolo Berdini, dimenticabile assessore all’urbanistica che ci ha regalato la lungimiranza politica della Giunta Raggi, racconterà la sua versione dei fatti sull’esperienza politica che lo ha portato a prendere decisioni disastrose che si riverbereranno sulla pelle (e sul portafogli) dei romani o a cercare motivazioni psichedeliche per fermare lo stadio della Roma a Tor di Valle fino al disastro finale delle allusioni sessiste nei confronti della sindaca che lui ha cercato di coprire insultando il giornalista che le ha giustamente riportate. Matteo Pucciarelli su Repubblica anticipa i contenuti del tomo, che accusa la Raggi di far prendere le decisioni ad altri:

Più che vendetta, nelle parole di Berdini si percepisce delusione. Perché secondo lui — urbanista con posizioni di sinistra, nemico dei costruttori-speculatori della Capitale — la sindaca ha più volte ceduto la sua sovranità rispetto a decisioni fondamentali per la città, che dovevano marcare la differenza con il passato. Raggi si è fatta scavalcare di volta in volta dal suo ex braccio destro Raffaele Marra e da Pieremilio Sammarco, legale con cui Raggi fece pratica da avvocato e che, prima di mettersi in proprio, aveva lavorato con Cesare Previti.

«Le questioni più importanti, come la scelta di colui che deve salvare Roma dal fallimento — annota Berdini — non avvengono solo dentro Palazzo Senatorio, cioè nella casa della democrazia, ma anche dentro uno studio professionale privato». Gli altri che “scavalcano” la sindaca sono Beppe Grillo, la Casaleggio associati, Luigi Di Maio e Luca Lanzalone, l’avvocato arrivato da Genova per prendere in mano la questione del nuovo stadio della Roma. Di Lanzalone l’ex assessore scrive che «ha legami con quel mondo finanziario globalizzato insofferente a ogni tentativo di regolare il governo urbano. Gli impegni presi davanti agli elettori sono stati stracciati utilizzando un grande esperto di banche».

paolo berdini colloquio stampa audio

Secondo Berdini a comandare Roma c’è «il mondo conservatore di cui è esponente Sammarco. Ci sono il Pd e la destra di Alemanno. Ci sono le grandi banche. Ci sono infine le grandi imprese multinazionali, come Suez-Gas de France. Un ircocervo inedito che rappresenta tutti i poteri». Insomma, tutti i cattivoni con cui lui ha governato fino all’altroieri, e se non si fosse fatto registrare da un giornalista chissà quanto sarebbe rimasto ancora.

L’attività di Berdini — in carica da luglio 2016 a febbraio 2017 — fu commissariata dal M5S sin da subito: «Inizio ad aver chiaro che il ca
po della mia segreteria faceva da fonte informativa sulle mie attività». Un’altra volta fu chiesto a Berdini di accollare all’assessorato una consulenza da 80mila euro a un uomo vicino al Movimento.

Aggiunge l’urbanista: «A settembre 2016 mi chiama Stefano Vignaroli (deputato M5S, ndr) per chiedermi un incontro su Massimina, quartiere della periferia ovest. Si presenta all’appuntamento insieme all’imprenditore proprietario dei terreni oggetto di uno dei progetti di urbanistica contrattata».

Altra vicenda fin qui sconosciuta: «In una delle più umilianti giunte municipali cui ho partecipato, un giovanotto dello staff del sindaco, di cultura vicina allo zero, presentò tre paginette con le istruzioni per porre sotto esame — per poi applicare le sanzioni — dirigenti e personale tecnico e amministrativo. Fui l’unico a dichiarare che considerare il rapporto con il personale come una questione disciplinare era semplicistico e autolesionista».

Leggi sull’argomento: Così il Comune di Roma ha perso 24 milioni per le Torri dell’Eur

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