I membri dei clan di camorra chiedono il reddito nel Napoletano

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-08

Dopo gli Spada a Roma è il turno dei familiari dei camorristi. Che però si muovono con maggior prudenza

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Dopo gli Spada tocca ai membri dei clan nel Napoletano. Ieri Il Messaggero ha raccontato che alcuni membri della famiglia Spada sono andati ai CAF per chiedere il reddito di cittadinanza a Ostia, cosa perfettamente legittima anche se il ministro Di Maio sostiene di no. Oggi, racconta Mary Liguori sul Mattino, è il turno dei camorristi campani, che per ora hanno avuto qualche remora in più:

A Ercolano, dove parenti di affiliati agli Ascione della Moquette si sono presentati a chiedere informazioni al Caf, e a Ponticelli, dove in fila alle Poste si è messo il figlio di un narcotrafficante legato in passato al clan Sarno. Hanno chiesto il modello, spiegazioni varie, annunciando che nei prossimi giorni presenteranno istanza.

Non si è registrato, al momento, l’assalto ai forni del governo né da parte di cittadini comuni, né da parte dei familiari di condannati per reati di mafia. Ché, comunque, hanno diritto di accedere al contributo come tutti gli altri. E lo si evince dal modello che impiegati di Caf e Poste stanno consegnando ai richiedenti: i carichi penali pendenti, i pregiudizi penali, le condanne, così come i processi in corso sembrano non essere un ostacolo per l’accesso al reddito di cittadinanza.

Il Mattino fa sapere che è il quadro F del modulo di richiesta per il reddito di cittadinanza a riportare le condanne del richiedente e dei familiari:

Il quadro «F» non fa riferimento a eventuali condanne del richiedente o dei familiari a carico. Ma obbliga l’utente a comunicare, dopo l’accesso al reddito, l’eventuale detenzione, così come l’eventuale ricovero in strutture di lunga degenza, e quindi a carico dello Stato, dei parenti. Alla luce di ciò vien da sé che, in zone ad alto tasso criminale, come l’Agro-aversano di Caserta e i quartieri delle periferie napoletane, la maggior parte delle domande potrebbe venire proprio da quella sacca di popolazione che ha avuto, o ha, in famiglia parenti pregiudicati. Anche per camorra.

Ma c’è di più. Pure i condannati che hanno scontato pene detentive possono in teoria fare richiesta, a patto di dirsi disposti, per iscritto, ad andare a lavorare. D’altronde, alla base del progetto del governo, non c’è solo la volontà di dare una risposta economica alle persone che vivono sotto la soglia di povertà, ma anche conseguirne l’inclusione lavorativa e sociale.

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