Rosatellum, solo 28 collegi sicuri per il PD

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-01-21

L’ipotesi dei vertici del Partito Democratico: rischio zero seggi nell’uninominale in molte regioni, male anche il Nord. Tiene la Toscana, una disfatta nel Sud e nelle Isole

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Sono solo 28 i collegi sicuri per il Partito Democratico con il Rosatellum, la legge elettorale voluta dal Partito Democratico. Altri 14 sono considerati abbastanza sicuri su un totale di 232. È il risultato di sondaggi e conti che vengono dal Nazareno e che oggi Tommaso Ciriaco riporta su Repubblica. Si trovano quasi tutti lungo la dorsale appenninica, con uno spruzzo di rosso nel cuore delle grandi città. Tra queste c’è il collegio Roma Centro, quello in cui si candiderà Paolo Gentiloni il quale però ieri ha sostenuto il contrario («Il Collegio Roma 1 non è considerato un Collegio “sicuro”»). I conti partono dall’ipotesi che l’intera coalizione del centrosinistra arrivi a una percentuale tra il 27 e il 28%, considerata acquisita, e dal fatto che il consenso del PD è distribuito più o meno equamente lungo tutta la Penisola, cosa che aiuta in un sistema proporzionale ma fatalmente penalizza nei collegi maggioritari.

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I 28 collegi sicuri per il PD con il Rosatellum (La Repubblica, 21 gennaio 2018)

Spiega il quotidiano che il PD non fa il pieno nemmeno nella Toscana culla del renzismo e nella “rossa” Emilia Romagna:

Sulla carta si vince in 10 collegi su 14. Blindato sembra il Pd fiorentino, come quello di Empoli e Siena. Dove rischia davvero? A Massa Carrara, Lucca, Grosseto. E nella terra di Maria Elena Boschi: Arezzo. Con un’incognita: la performance di Liberi e Uguali. L’altro motore delle speranze del segretario è l’Emilia Romagna. Lì i collegi sono 17, il Pd sente in tasca almeno 11 scranni.
Ma a differenza di un tempo non si può stare tranquilli neanche nel collegio di Bologna, quello scelto dai democratici per far eleggere l’alleato Pier Ferdinando Casini. La ragione? Vasco Errani sta valutando di correre proprio lì, per affossare il diccì. Persa, poi, è Piacenza, patria del neo avversario Pierluigi Bersani. Altissime probabilità di sconfitta si registrano a Fidenza, alte in alcune aree costiere romagnole come Cesena e Rimini.
E non mancano i timori anche per Forlì e Cento. Quest’ultimo collegio raccoglie molti comuni del cratere sismico ed è catalogato come imprevedibile. In vantaggio, ma comunque da monitorare l’uninominale di Parma città, dove regna l’ex grillino Pizzarotti.

La terza regione che blinda le aspirazioni dei dem è il Trentino Alto Adige. Sei collegi, quattro certi e due altamente probabili, grazie all’accordo con la Svp. L’ultima nota positiva arriva dall’Umbria: se l’uninominale di Perugia è dato per perso, si guarda con ottimismo a Terni e Foligno. È particolarmente preoccupante che non ci sia nemmeno un collegio sicuro per il PD nelle Marche e in Puglia, dove ci sono governatori che aderiscono al Partito Democratico, e che ce ne sia uno solo in Liguria.

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Sondaggi, l’effetto Rosatellum sui risultati possibili (Corriere della Sera, 20 dicembre 2017)

La situazione è invece disastrosa nelle isole e pessima al Sud. In Sicilia la partita è persa in partenza. In Sardegna lo stesso, anche se qualcuno guarda a Sassari. E anche una Regione chiave come la Campania promette dolori: in vantaggio soltanto il seggio di Avellino, qualche chance a Napoli centro e a Salerno città, dove però il figlio di Vincenzo De Luca nel dubbio sceglie il proporzionale. In Calabria rischia di non tenere neanche il collegio di Corigliano: zero probabile anche lì. Solo in Basilicata le cose vanno meglio. Matera pare persa, ma resta Potenza. D’altro canto, questi sono i normali effetti di una legge maggioritaria con un partito in calo di consenso. Ironicamente, si potrebbe dire che bisognerebbe prendersela con chi l’ha ideata. Dev’essere un amico di quello che ha pensato di fare la Commissione Banche.

Leggi sull’argomento: Hasta la victoria, Pierferdy!

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