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Decreto Dignità e la stretta sulla pubblicità del gambling

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Una delle prime proposte politiche avanzate dal nuovo governo, a guida Movimento 5 stelle e Lega, è il cosiddetto Decreto Dignità.

Si occupa di delocalizzazione e contratti a termine, ma anche e soprattutto di regolamentare la pubblicità del gioco d’azzardo. Tale iniziativa è stata firmata dal vice premier dell’esecutivo, nonché capo politico dei pentastellati Luigi Di Maio.

In questo articolo ci soffermiamo ad analizzare la parte relativa al gambling e le sue possibili conseguenze.

L’iniziativa, che sarà discussa in parlamento nei prossimi giorni, ha come scopo quello di iniziare una vera e propria battaglia alla ludopatia (ossia il fenomeno con cui si indica la dipendenza dal gioco), almeno nelle intenzioni. Una battaglia che in realtà ha avuto inizio nel 2011 con la regolamentazione AAMS, con la quale sono stati oscurati tutti i siti di casinò online che non fossero “.it”. Una regolamentazione davvero molto efficace che ha comportato l’estinzione dei siti di gioco “illegali”, perché stranieri e privi della concessione rilasciata dai Monopoli di Stato. Per comprendere quanto detto, basta visitare wisecasino.net che è uno dei siti di riferimento in materia di casinò online italiani, autorizzati, e verificare che solo i casinò con estensione .it e con autorizzazione AAMS sono presenti sul portale.

Con il decreto dignità, invece, si vuole dare inizio ad un’operazione finalizzata ad introdurre il divieto totale, a prescindere dalla fascia oraria, della pubblicità relativa al gambling e ai casinò online su ogni mezzo di comunicazione.

Proprio le pubblicità del gioco d’azzardo rappresentano ormai una costante sia in tv, sia nei locali che nel web. Se questo decreto dovesse passare così com’è attualmente, si profila l’addio a quelle inserzioni, quegli inviti e quei banner che riempiono molti siti, ma soprattutto a qualsiasi spot di casinò online trasmessi nelle televisioni. Non vengono interessati da questo provvedimento i loghi del gioco sicuro e le lotterie nazionali.

All’interno di questo decreto spicca anche l’inserimento di un tetto per i contratti di sponsorizzazione già in corso, i quali dovranno necessariamente scadere il 30 giugno 2019, termine superato il quale non sarà più possibile fare pubblicità riguardanti il mondo del gambling.

Ad occuparsi della verifica sulle eventuali violazioni della norma sarà l’Agcom. Chi dovesse infrangerla subirà una sanzione pari al 5% del valore della campagna pubblicitaria, partendo in ogni caso da un importo minimo pari a 50.000€ per infrazione.

Le reazioni allo stop delle pubblicità dei casinò online

All’annuncio di questa dura lotta alle pubblicità del gioco d’azzardo, molti esponenti politici e della società civile hanno applaudito e si sono detti soddisfatti, in quanto si prova a mettere un freno al disagio di tante persone vittime del gioco, delle slot machine, del poker e quant’altro.

Ma ci sono anche molte voci discordanti, che spiegano le loro ragioni affermando che non si tratta di azioni realmente efficaci nella lotta contro la dipendenza dal gioco, definita giusta, ma combattuta nel modo sbagliato stando a quanto previsto dal decreto. Altri motivi di dissenso riguardano la messa a rischio di tanti posti di lavoro strettamente collegati al settore, che inevitabilmente subirà delle conseguenze. C’è perfino chi si spinge a dire che questa scelta sia in grado di favorire il sommerso e le realtà illecite.

Anche molte voci vicine a società di calcio di serie A lamentano gli effetti negativi di una decisione simile. In particolare, viene sottolineato che impedire alle aziende del settore nella nostra nazione di fare pubblicità, porterà degli evidenti svantaggi ai club nostrani in quanto i fondi saranno dirottati verso l’estero. Tanto per fare un esempio, nella stagione appena terminata ben 12 società partecipanti al campionato di calcio di Serie A, hanno stretto una partnership pubblicitaria con delle società di betting.

Numeri del settore e considerazioni

I numeri che riguardano questo settore la dicono lunga sul peso economico del gioco, delle scommesse, del poker e dei casinò online, nella pubblicità per il nostro Paese. Gli spazi televisivi la fanno da padrone, pesando circa 40 milioni di euro, ma sono forti anche i social. Inoltre, secondo una stima di Agipronews se si considerano anche gli sponsor dello sport l’ammontare del giro d’affari arriva a circa 200 milioni di euro. Gli incassi delle società che lavorano in questo settore sono poi ben maggiori.

Aldilà di come la si pensi, è evidente che questa decisione avrà delle conseguenze sia per le tante parti in causa, sia per le casse dello Stato che andranno a subire una perdita di quasi 200 milioni nel solo 2019, mentre nel prossimo triennio perderanno un totale di 700 milioni. Tali cifre aprono un buco che dovrà essere sanato in qualche altro modo e dunque staremo a vedere se questo decreto si rivelerà una mossa giusta per il Paese.