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Razzi su Israele: iniziata la rappresaglia nella Striscia di Gaza

Gaza bombing

Continua senza sosta il conflitto tra Israele e Hamas. Scopri le motivazioni che hanno portato all'ennesimo conflitto nella Striscia di Gaza.

Continua la spirale di violenza che vede un susseguirsi di azioni e ritorsioni tra Israele da una parte, e Hamas e Jihad islamica dall’altra. Nella notte il gruppo palestinese ha lanciato oltre 40 razzi dalla striscia di Gaza verso Israele, causando l’attivazione degli allarmi e l’evacuazione dei civili nei rifugi.

Una prima conta dei danni

Al momento non si registrano vittime in Israele. Secondo alcune fonti in Gaza 4 persone sarebbero rimaste lievemente ferite a causa dei bombardamenti israeliani. Secondo quando riporta il consiglio regionale di Eshkol, zona situata a sud di Israele e che confina con Gaza, alcuni missili hanno terminato la propria corsa in aree abitate colpendo alcuni edifici e veicoli. In particolare si riporta che uno dei missili avrebbe colpito l’area del giardino di un asilo. Di questi missili, secondo l’IDF (Israel defence force) sette sarebbero stati intercettati dal sistema antimissilistico Iron Dome. Altri tre avrebbero toccato terra in Gaza.

Prosegue la spirale di violenza

Continua quindi l’escalation che nell’ultimo periodo ha infiammo nuovamente l’area. Negli ultimi giorni Israele si è dovuto confrontare con una serie di incendi. Questi sono stati causati dall’utilizzo di aquiloni incendiari lanciati dalla striscia di Gaza. Tutto ciò ha causato non pochi problemi alle autorità israeliane. In ritorsione a questo nuovo tipo di attacco Israele ha colpito una serie di infrastrutture di Hamas, la quale, dal canto suo, annuncia nuovi attacchi e nuovi lanci missilistici tramite il suo portavoce.

Attacco lodato dalle forze palestinesi

Fawzi Barhum tramite Twitter rivendica infatti il diritto del gruppo e del popolo Palestinese di rispondere ai bombardamenti Israeliani delle sue postazioni. E prosegue affermando come il lancio dei missili sia “prova che la forza della resistenza sta imponendo a Israele i ritmi del gioco”. Ha inoltre annunciato una linea che vedrà “bombardamento per bombardamento”. Anche il portavoce della Jihad islamica in Gaza, Daoud Shihabab, afferma che “la striscia di Gaza non diventerà un poligono di tiro per gli F-16 israeliani”, e che è proprio il compito della resistenza quello di rispondere a simili attacchi.

I precedenti di guerra

L’ultima settimana di maggio ha visto la più grave escalation di violenza registrata nell’area dal 2014. In quell’occasione dall’8 luglio al 26 agosto l’IDF entrò in Gaza attuando l’operazione Protective Edge. Anche in quel caso casus belli era stato proprio il lancio di razzi dall’enclave palestinese. L’operazione prese il via in seguito al rapimento di tre adolescenti israeliani da parte di Hamas. Uccisione alle quali Israele aveva risposto duramente, ma che portarono il paese ad affrontare il lancio di circa 40 missili lanciati come ritorsione. Già nel 2018 Israele ha condotto attacchi aerei su bersagli a Gaza.

La situazione quindi continua ad essere molto tesa, dopo che nelle scorse settimane oltre 130 palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano lungo il confine con Gaza nel corso di una serie di manifestazioni di massa. Palestinesi che richiedono la possibilità di ritornare alle proprie case. Case che furono costretti ad abbandonare, quando con espulsi con la forza, durante il conflitto arabo-israeliano del 1948.

L’intervento del Segretario Generale ONU

Il segretario generale dell’ONU ha definito la crisi venutasi a creare nell’area come molto pericolosa. Ha inoltre avvertito che una nuova guerra a Gaza potrebbe essere alle porte. Sarebbe dal 2008 la terza guerra tra Israele e Hamas. Ostilità sospese grazie ad un accordo di cessate il fuoco raggiunto tra le parti, che è però sempre più duramente messo alla prova.