Russia. Sparatoria nel centro di Mosca: attacco terroristico oppure problema di sicurezza interna?

di Giuliano Bifolchi * –

Il 23 agosto un uomo di origini nord caucasiche ha aperto il fuoco contro due agenti di polizia in pieno centro a Mosca ferendone uno e rimanendo ucciso nello scontro a fuoco. Questo episodio, ancora non rivendicato da nessun gruppo terrorista e secondo le autorità non riconducibile allo Stato Islamico, getta alcune ombre sull’attuale stato della sicurezza interna russa che aveva brillato durante l’organizzazione dei Mondiali 2018 ma che nel mese di agosto ha registrato alcuni insuccessi preoccupanti.
Erano le 8 di sera quando Ranet Kunashev, cittadino russo di 31 anni originario della repubblica nord caucasica di Cabardino-Balcaria, ha aperto il fuoco con una pistola contro due agenti di polizia nella via Sivtsev Vrazhek Pereulok numero 43 di Mosca situata a pochi passi dal ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa. L’attacco che causato la morte di Kunashev e il ferimento di un agente è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza che mostrano l’assalitore attraversare la strada ed esplodere colpi di arma da fuoco nei confronti di due poliziotti iniziando uno scontro a fuoco di circa 30 secondi terminato con l’uccisione di Kunashev.

Le autorità hanno dichiarato che l’assalitore non può essere ricondotto né allo Stato Islamico né a un altro gruppo terrorista e fino ad ora non ci sono state rivendicazioni in tal senso. Inoltre, ancora sono pochi gli elementi inerenti la figura di Ranet Kunashev: dal suo profilo VKontakte si apprende che l’assalitore è nato il 14 maggio 1987, era residente a Mosca dove secondo alcune fonti locali riportate dal canale di Telegram Mash lavorava in uno dei supermercati della catena “Diksi” ed era originario della Cabardino-Balcaria, repubblica situata nella regione nord caucasica spesso alla ribalta nei media internazionali per il fenomeno del terrorismo locale. Analizzando la sua pagina VK si possono vedere quattro video inerenti l’Islam riportanti le sure del Corano postati da Kunashev, di cui l’ultimo il 24 luglio, e un paio di post sempre inerenti l’Islam e il supporto alla umma (comunità) musulmana. Video e post che però non richiamano i toni della propaganda jihadista e che fino ad ora non permettono alle forze di sicurezza di collegare l’attacco di Kunashev alla rete del terrorismo internazionale.

L’importanza di tale evento è data dal fatto che si è svolto in pieno centro in una via adiacente al ministero degli esteri e ha riguardato le forze di polizia che nel mese di agosto sono già state prese come target in altri attacchi avvenuti pochi giorni fa in Cecenia quando nelle città di Grozny (capitale del paese) e Shali giovani attentatori si sono scagliati con automobili oppure armati di coltelli contro i poliziotti in strada (Cecenia. Attentati dell’ISIS con bambini, un poliziotto morto). Il tutto avviene a seguito dei Mondiali FIFA 2018 caratterizzati da un controllo elevato a seguito di alcune minacce da parte dei terroristi e dall’assenza di problematiche inerenti alla sicurezza interna.
La domanda che gli esperti si pongono è se questi attacchi sono degli eventi isolati e sporadici dovuti nel caso di Mosca ad una motivazione non ben precisata e in quello ceceno alla volontà dello Stato Islamico di affermarsi a livello locale nel Caucaso del Nord, oppure se gli attacchi nei confronti delle forze di polizia (che richiamano già a quanto avvenuto in passato con l’Emirato del Caucaso) possano divenire il modus operandi prestabilito in futuro. Interrogativo che si colloca all’interno di un dibattito più grande sollevato dal mondo accademico e dagli esperti di sicurezza in merito al ritorno dei foreign fighters con passaporto russo nella Federazione Russa di cui una nutrita parte sarebbe originaria del Caucaso del Nord, regione che in passato ha vissuto i drammi del Primo (1994-1996) e Secondo Conflitto Ceceno (1999-2009), l’attività terroristica dell’Emirato del Caucaso (Imarat Kavkaz in russo) e che oggigiorno vede il Cremlino impegnato nello sviluppo socioeconomico regionale attraverso una strategia mirata a contrastare disoccupazione e povertà e la creazione di cluster turistici.

* Giuliano Bifolchi. Analista geopolitico esperto in materia di Relazioni Internazionali, Sicurezza e Conflitti in Medio Oriente e nello spazio post- Sovietico, attualmente ricopre l’incarico di Direttore della OSINT Unit di ASRIE – Associazione di Studio, Ricerca ed Internazionalizzazione in Eurasia ed Africa, e svolge un dottorato di ricerca presso l’Università Tor Vergata di Roma con un progetto incentrato sulla regione del Caucaso del Nord. Laureato in Scienze Storiche all’Università Tor Vergata di Roma, ha conseguito un Master di II livello in Peacebuilding Management e Relazioni Internazionali presso l’Università Pontificia San Bonaventura “Seraphicum”.