Turchia. Erdogan se la prende con la Festa della donna, ‘irrispettosa verso l’Islam’

di Shorsh Surme –

Dal 2016 ad oggi nella Turchia del “sultano” Recep Tayyip Erdogan sono stati arrestate più di 511mila persone a seguito del tentato (auteticoo meno che sia) di colpo di stato per rovesciare il governo, nel luglio 2016. A rivelarlo è stato nel fine settimana una fonte del ministero dell’Interno della Turchia.
Le cifre di cui sopra sono composte da individui accusati di appartenenza al movimento religioso di Fethullah Gulen, autoesiliatosi negli Usa: la rete gulenista era un gruppo un tempo alleato di Erdogan, ma che ora viene indicato come “terrorista” per aver presumibilmente montato il colpo di stato.
Il Partito Democratico dei Popoli (Hdp) curdo ha diffuso un comunicato in cui viene confermata la presenza nelle carceri turche di 50mila prigionieri politici.
Nonostante tutto ciò il presidente Erdogan domenica, durante a un dei suoi tanti comizi, ha accusato per l’ennesima volta il partito curdo Hdp di mancare il rispetto all’Islam per via della partecipazione alla Marcia della donna l’8 marzo, manifestazione che le sue forze di polizia e i militari hanno violentemente represso nel centro di Istanbul e non solo; in una trasmissione televisiva nella città meridionale di Mersin, Erdogan ha mostrato a migliaia di suoi sostenitori un video scattato durante la marcia della Festa della donna dell’8 marzo avvenuta nel viale Istiklal di Istanbul, dove le donne cantavano slogan femministi mentre un Imam cantava un versetto del Corano nella vicina moschea. Tutto questo per dimostrare che chi era in piazza erano degli infedeli e come tali, secondo il “sultano”, dovevano essere repressi.
Erdogan ha affermato che “Queste donne che si sono riunite a Taksim sotto la guida di due partiti d’opposizione, il Partito Popolare Repubblicano (Chp) e il Partito Democratico dei Popoli (Hdp), sono state irrispettose verso l’Islam”.
La Turchia è, insomma, sempre in bilico tra l’Islam e la secolarizzazione.