Usa. Nuova politica di Biden sui migranti: copiando Trump?

di Domenico Maceri * –

SAN LUIS OBISPO (Usa). “È tutto molto semplice e non posso capire perché lo devo ripetere: non si separano le famiglie”. Così Joe Biden nella campagna presidenziale del 2020 mentre attaccava la politica dell’allora presidente Donald Trump, la cui amministrazione incarcerava i migranti separandoli dai loro figli. In alcune foto scioccanti che hanno fatto il giro del mondo i minori erano tenuti in centri che assomigliavano a gabbie.
Da presidente Biden ha cercato di allontanarsi dalla politica brutale di Trump verso i migranti, ma adesso sta dando chiari segnali di fare marcia indietro, avvicinandosi a quella del suo predecessore.
All’inizio del suo mandato Biden cercò di prendere le distanze dalla mano dura esibita da Trump verso gli immigrati, e aveva messo fine alle detenzioni al confine liberando le famiglie che avevano chiesto asilo.
La strategia era quella di monitorale con diverse tecnologie mentre erano in attesa della loro udienza per determinare se meritevoli di asilo.
Biden aveva permesso l’ingresso legale di 30 mila immigrati al mese per ridurre gli ingressi illegali mediante la domanda di richiesta di asilo da compilarsi all’estero, nonché per depotenziare il business dei coyotes, i trafficanti di immigrati.
I continui ingressi di richiedenti asilo però hanno costretto Biden a ricalcolare la sua politica sui migranti. La retorica repubblicana continua ad accusare l’attuale presidente di mantenere le frontiere aperte, causando tutti i tipi di danni al Paese, compreso l’arrivo di droghe. La rapida diffusione del fentanyl, droga letale originalmente usata per alleviare i dolori del cancro e di altre patologie, sta causando devastazione. La forma illegale di questa droga viene in grande dal Messico, il che alimenta ulteriormente la paura per i nuovi arrivati, benché la stragrande maggioranza di loro non sia affatto coinvolta nei traffici.
Biden però vede il problema e sta considerando se sospendere il Title 42, una norma usata per vietare l’ingresso negli Usa per paura della diffusione di malattie infettive. La norma fa parte del Public Health Service Act (Atto di Servizio alla Sanità Pubblica) del 1929, im provvedimento con il quale di intendeva bloccare gli ingressi nel Paese ai sofferenti di meningite. La norma Title 42 era stata invocata da Trump nel 2020 a causa della pandemia di Covid, negando l’ingresso a migranti dal confine col Messico. L’idea dell’ex presidente era di sfruttare la pandemia come possibile soluzione al problema del confine sud. Questo uso della norma Title 42 ha permesso al governo di espellere 2 milioni di rifugiati dal 2020. Biden voleva sospendere Title 42, ma la Corte Suprema gli aveva legato le mani accogliendo temporaneamente la richiesta di parecchi Stati conservatori.
La norma Title 42 dovrebbe però scadere fra due mesi, ma adesso Biden sta considerando di mantenerla per detenere famiglie di migranti, anche se non con le separazioni fra adulti e minori come avveniva con Trump. Più di 400 gruppi impegnat per i diritti umani sono preoccupatissimi e hanno esortato l’attuale inquilino alla Casa Bianca a non bloccare le famiglie e rispettare la legge internazionale e americana del diritto di richiesta all’asilo.
Tale diritto tuttavia è in pericolo non solo in America, bensì anche in altri paesi come Gran Bretagna e in Italia, per ragioni di politica. Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha annunciato una linea durissima, ovvero che non vi sarà “asilo” per migranti entrati nel Regno Unito senza documenti legali, ma non è una coincidenza che il Partito Conservatore di Sunak si trovi a una ventina di punti indietro rispetto al Partito Laburista. La linea dura di Sunak mirerebbe a migliorare la situazione politica guardando avanti alle prossime elezioni? In Italia anche la questione dei migranti ha ovviamente avuto un notevole impatto alla vittoria della destra alle ultime elezioni politiche, per quanto dagli slogan al governare ci passi una bella differenza, si pensi al “blocco navale” di Giorgia Meloni.
Nel suo caso Biden riconosce la sua vulnerabilità sulla questione dell’immigrazione: non esistono soluzioni facili, e l’unica via sarebbe risolvere i conflitti e i problemi economici nei Paesi che costringono milioni di persone a fuggire, spesso rischiando la vita.
L’immigrazione rimane una problematica costante e dal punto di vista politico: la destra, con la sua insistenza sui muri e i blocchi, riceve notevoli consensi dagli elettori. Ma si tratta di risposte semplicistiche, anche se riflettono una mancanza di umanità, come ha dimostrato il primo ministro Giorgia Meloni quando ha chiesto a un gruppo di migranti sopravvissuti sulle coste calabresi se loro capissero i rischi di intraprendere questi viaggi. I democratici in America e altrove non offrono soluzioni definitive, ma almeno dimostrano una certa umanità verso persone che conoscono i rischi di abbandonare il loro paese alla ricerca di un futuro migliore.
Biden è sensibile a queste necessità di individui disperati, ma deve anche fare i conti con la realtà delle urne. Il suo passo indietro sui migranti riconosce che anche se rieletto non potrà fare molto per cambiare la realtà di Paesi che causano le migrazioni. L’elezione di un repubblicano, che sia Trump o un altro, non farebbe altro che peggiorare la situazione.

* Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.