La facciata di Palazzo Caracciolo, sede della della Provincia

Nel Pd da due anni sulla soglia di una resa dei conti che continua ad essere rinviata oggi potrebbe arrivare un chiarimento definitivo. Leo Annunziata si prepara ad arbitrare un confronto interno su Comune di Avellino e Provincia, destinato a decidersi subito, a meno di due mesi dal voto.

Il segretario regionale del Partito Democratico, Leo Annunziata

Nel pomeriggio sarà accanto ai rappresentanti istituzionali e politici del partito irpino, per sciogliere almeno tre nodi: ricomporre su basi unitarie il Pd irpino, diviso in due dallo scontro sulle regole del congresso provinciale; delineare il percorso per conseguire la più ampia collaborazione possibile nel governo del partito; dare il mandato pieno a chi del partito dovrà trattare per costruire la casa comune del Centrosinistra nelle città chiamate al rinnovo del sindaco e del consiglio comunale.

Il 26 maggio gli elettori avellinesi ed irpini, esattamente come quelli del resto d’Italia, si recheranno alle urne per votare nello stesso momento e nella medesima cabina elettorale la lista per il Parlamento europeo e quelle per le elezioni comunali. In queste ore il segretario nazionale Nicola Zingaretti, recuperando l’intera platea del partito (da Carlo Calenda al Governatore della Toscana Enrico Rossi), ha riunificato nella lista per il Parlamento Ue ciò che Matteo Renzi e Pierluigi Bersani avevano diviso nel 2017. Il 26 maggio, quindi, anche grazie alla scelta del Consiglio dei Ministri di saldare in una unica giornata i due momenti, l’elettore avellinese ed irpino si troveranno nella stessa cabina due schede con il simbolo del Partito Democratico, l’una per il deputato europeo, l’altra per il Sindaco di Avellino, piuttosto che di Ariano Irpino o Montoro. Dovranno votare simultaneamente. Potranno optare per il voto disgiunto nel seggio, ma non fuori. Vale a dire che chi ricopre ruoli e rappresentanze non potrà schierarsi contro il simbolo, salvo esporsi alle conseguenze statutarie che oggi vengono amministrate dal nuovo gruppo dirigente. In questo clima caldissimo di contrapposizione frontale al sovranismo, difficilmente potrebbero essere accolte ragioni localistiche e personalistiche. Non c’è bisogno dell’unanimità per fare l’unità, basta la maggioranza. Chi è in minoranza si adegua o se ne ne va.

Il segretario nazionale del Partito Democratico Nicola Zingaretti

LA PREGIUDIZIALE NON NEGOZIABILE DEL SIMBOLO.  Di fronte al simbolo chiunque sia iscritto o rappresenti in Parlamento piuttosto che negli enti locali il partito non avrà scelta, salvo staccarsi definitivamente. Questo sarà il concetto posto alla base della riunione che questa sera vedrà protagonista il segretario regionale Leo Annunziata al cospetto dei riferimenti politici e istituzionali dei Democratici irpini. Annunziata svolgerà una funzione di arbitro tra le varie posizioni in campo, ma con tutte le prerogative che questo comporta. Su mandato del segretario nazionale, che il 20 marzo scorso a Roma ha riunito tutti i segretari regionali per condividere le direttive sulla riorganizzazione del partito a partire dai territori, dovrà dirigere la partita, garantendo il rispetto delle regole. Quindi, nell’esercizio democratico basterà un voto in più. Annunziata non sarà chiamato a scegliere da quale parte stia la ragione. Nè a Santa Brigida (che a Santa Lucia) che al Nazareno importa di far valere la regolarità o la irregolarità di un congresso provinciale che si dovrà rifare a breve (c’è il via libera della Direzione nazionale al nuovo tesseramento). Il compito di Annunziata è far capire che il partito “liquido” renziano non c’è più e non basterà sabotare l’organismo dirigente, delegittimandolo sul piano politico, per poter ritagliarsi un ruolo di supplenza istituzionale. Da oggi valgono le regole nel consenso e nel dissenso, dunque: l’unità non prevede l’unanimità, ma il dovere di accettare e farsi carico di quello che decide la maggioranza.

«VALGONO LE REGOLE DEMOCRATICHE, DECISIONI A MAGGIORANZA E IL SIMBOLO RESTA NELLE MANI DEL SEGRETARIO PROVINCIALE». Questa impalcatura costituzionale del funzionamento dei partiti è stata richiamata dal segretario regionale nel suo discorso alla assemblea di Ponticelli, quando ha ricordato che, salvo casi straordinari, è il segretario a gestire l’uso del simbolo. Laddove non fosse possibile, toccherebbe a Roma sentito Napoli. Da ciò discendono conseguenze immediate semplici. La prima è che si dovrà superare lo steccato che negli organismi dirigenti tiene fuori chi rappresenta una parte rilevante di iscritti e di voti raccolti alle primarie. Una volta restituita rappresentatività agli organismi (la legittimità già ora non è in discussione per chi è in carica) matura la seconda: affrontare la discussione di merito sulle scelte da assumere in materia di alleanze elettorali e di candidature, quindi di metodo per arrivare alla sintesi. Con la terza si arriverà alla sintesi per accordo unanime o con il voto, non ledendo in alcuno dei due casi la unitarietà della scelta. Resterà nella responsabilità dei singoli decidere legittimamente di proseguire altrove le proprie battaglie.

NUOVO SCENARIO POLITICO IN (E ALLA) PROVINCIA. La quarta conseguenza è politica e influirà sullo scenario politico. Con l’apertura ad Annunziata e al suo progetto di nuovo Centrosinistra, venuta dal consigliere regionale Vincenzo Alaia, tra i riferimenti del movimento civico che alla Provincia ha contribuito all’elezione del presidente Domenico Biancardi, la ricostituzione di una casa comune porterà un cambiamento nei rapporti interni al Consiglio provinciale sia tra i gruppi, che tra i consiglieri e il Presidente. Questo nuovo Centrosinistra risulterebbe maggioritario, rovesciando l’attuale rapporto di forza, che è a vantaggio di un asse trasversale partecipato dal Centrodestra. In sostanza, comporre il Centrosinistra sulle basi indicate da Annunziata e avallate da Alaia, significa aprire una fase nuova del confronto tra schieramenti, che tornerebbero autorevolmente in campo, in luogo di una frammentazione che in questi anni ha consegnato ai singoli la responsabilità di orientare scelte negli enti, nelle società e nelle utilities a controllo pubblico.

L’ULTIMATUM DI UMBERTO DEL BASSO DE CARO E IL CASO DELLE PRIMARIE. Sullo sfondo dello scontro c’è certamente il problema della scelta di un candidato sindaco, quindi del perimetro della alleanza. Umberto Del Basso De Caro, deputato del Pd pronto allo strappo qualora non venisse accolta l’opzione delle primarie, dovrà far valere le proprie ragioni nel confronto serale, ma poi dovrà scegliere dove collocarsi. Nello scenario di contrapposizione frontale tra Democratici e Lega-Centrodestra i margini sono stretti. E vale anche per Gianluca Festa, Livio Petitto, Giuseppe Negrone.Dopo l’incontro di oggi il segretario provinciale sarà chiamato a creare le condizioni per il riassorbimento negli organismi dirigenti delle rappresentanze rimaste escluse dopo il congresso, mentre chi si propone per progetti alternativi, dovrà trarre le conseguenze.

IL CANDIDATO SINDACO AD AVELLINO. Sono diversi i nomi di possibili candidati in campo, la maggiorparte sono ex consiglieri comunali, più o meno eletti recentemente e non. Al momento per poter avviare un confronto occorre ricomporre l’unità interna al partito come precondizione, quindi si dovrà condividere con ogni componente la scelta. Senza alleati il Pd non ha i numeri per vincere, naturalmente. Riconoscerlo, può aiutare a fare chiarezza. Il Pd non potrà imporre soluzioni, ma cercare intese soddisfacenti per tutte le parti in causa. In questo quadro le primarie potrebbero dividere e allontanare, anziché unire.

EUROPEE, L’APPELLO DEL GOVERNATORE TOSCANO GUIDO ROSSI. Tra i principali protagonisti della scissione in casa Democratica alla vigilia del congresso nazionale, il Governatore della Toscana ha esplicitato sui social media le ragioni del suo sostegno alla sfida europeista del Pd. In particolare, Enrico Rossi ha scritto su Facebook quanto segue:

Il Governatore della Toscana, Enrico Rossi

“Ora tutti i socialisti e democratici si riuniscano dietro il simbolo unitario del Pd”

di Enrico Rossi (Governatore della Toscana)

Io sarò lì, a fare la mia battaglia come uomo della sinistra socialista, ‘con spirito inclusivo e intento ricostruttivo’.

C’è la lista unitaria e il simbolo che riconosce il ruolo del PD ma senza boria e autosufficienza, aprendosi, con ‘siamo europei’, come anche io avevo sostenuto, alle forze civiche, ai liberali, ai progressisti, ad associazioni cattoliche.
C’è anche un richiamo al socialismo e ai socialisti e democratici europei che è l’area a cui appartengo, non solo idealmente, ma anche come presidente di regione.

Ci potevamo aspettare un riferimento più forte e esplicito al socialismo. Tuttavia, il posto della sinistra socialista non può che essere lì, riconoscendosi in quel quadrato rosso e, dentro quel campo, impegnandosi e lottando sui temi della tutela del lavoro, della conversione ecologica dell’economia e della giustizia sociale; per un’Europa diversa, più unita, sociale e democratica.

Non ci sono, a mio parere altre soluzioni, se non a rischio di settarismo e di dispersione del voto.

La ricostruzione della sinistra si deve fare, come diceva Alfredo Reichlin, con spirito inclusivo e intento ricostruttivo.
La ragione grande della giustizia sociale si difende meglio in un campo largo che in uno spazio ristretto.

Questa è la lezione che ci ha dato il popolo di sinistra con il voto del 4 marzo. Sarebbe un errore terribile non averla imparata.
Io farò con convinzione e impegno la campagna elettorale per le europee e per le amministrative.


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