Palermo, stato-mafia: "La parola Berlusca non esiste"
In apertura dell'udienza del processo Stato-mafia, la Corte d'assise di Palermo stamane ha preso atto del decesso del boss Salvatore Riina, avvenuto lo scorso 17 novembre. Il padrino ha spesso preso parte alle udienze, collegato in videoconferenza da Parma.
"In quella conversazione la parola 'Berlusca' non esiste. Lo aveva detto il nostro consulente il 19 ottobre scorso. Lo ribadiamo oggi, avendo fatto un nuovo esame utilizzando lo spettrogramma: presentiamo un risultato scientifico incontrovertibile. Quella parola - Berlusconi - non esiste". Lo ha detto l'avvocato Giuseppe Di Peri, legale di Marcello Dell'Utri, al processo sulla trattativa tra Stato e mafia in corso nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. La Corte di assise, presieduta da Alfredo Montalto, ha sciolto le rimanenti riserve - ammettendo, tra l'altro, parte della documentazione acquisita dall'accusa presso la Fondazione Spadolini - dando poi la parola alle parti, prima di ritenere formalmente chiusa l'istruttoria dibattimentale. In virtu' del test, la difesa di Dell'Utri ha depositato una relazione forense, firmata dal perito (l'ingegnere Alberto Giorgio), di cui si chiede l'audizione. Su questa richiesta c'e' comunque l'opposizione netta da parte della pubblica accusa. La conversazione e' quella del 10 aprile 2016 tra il boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano, il suo compagno di socialita', Michele Adinolfi. Graviano - secondo la tesi dell'accusa - avrebbe detto: "Berlusca... mi ha chiesto questa cortesia... ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni in Sicilia...". Secondo la consulenza del perito - gia' nell'ottobre scorso - nominato dalla difesa di Marcello Dell'Utri la parola "Berlusca" in realta' e' "bravissimo".