Consorzio Igp di Pachino, tra i soci un'azienda in odore di mafia
Il Consorzio di tutela IGP 'Pomodoro di Pachino' ha, tra i suoi soci, un'azienda riconducibile al capomafia locale, Salvatore Giuliano (nella foto). Si tratta dell''Azienda Fenice societa' agricola Srl', creata nel settembre del 2013, appena pochi mesi dopo l'uscita dal carcere dello stesso Giuliano. La 'Fenice' ha due soci: Gabriele Giuliano e Simone Vizzini e fra i dipendenti c'e' proprio Salvatore Giuliano, capomafia del clan che prende proprio il suo nome, legato a 'Cosa nostra' catanese e 'in pace' con gli altri clan della provincia. Gabriele Giuliano, figlio di Salvatore, ha diverse grane giudiziarie: è a processo con il padre per minacce di morte, tentata violenza privata aggravata dal metodo mafioso (indagine dei carabinieri di Siracusa, per delega della Direzione distrettuale antimafia di Catania). Il padre Salvatore è stato condannato per associazione mafiosa (come 'capo'), droga, armi ed estorsioni. Dopo circa 20 anni di carcere, e' tornato in liberta' nel maggio del 2013 in seguito a diversi sconti di pena. Il Consorzio di tutela IGP 'Pomodoro di Pachino' non avrebbe chiesto alcun certificato antimafia per l'iscrizione al Consorzio stesso. Spiega all'Agenzia Italia il presidente, Sebastiano Fortunato: "Secondo quanto previsto dal disciplinare ai fini della legittimazione dell'uso del marchio, e' sufficiente che la societa' abbia ottenuto l'iscrizione all'ente di certificazione, ente che e' autorizzato dal Mipaaf", ovvero "l'Istituto Zooprofilattico per la Sicilia di Palermo". Il Consorzio, prosegue Fortunato, "ai fini dell'iscrizione di un soggetto della filiera a socio, secondo lo statuto e la normativa vigente, deve solamente verificare che il soggetto sia stato certificato dall'Ente di Certificazione". E' questa è stata la trafila, per il presidente del Consorzio, fatta nel caso della societa' "La Fenice Srl". Ma come è possibile che il Consorzio tenga dentro una societa' riconducibile al capomafia locale? Fortunato risponde che "l'attivita' istituzionale di tutela del prodotto a marchio Igp riguarda il prodotto immesso in vendita, al fine di garantire al consumatore finale la qualita' del prodotto venduto, nessun altro potere e' attribuito al Consorzio". Dopo aver rilasciato la dichiarazione, il presidente del Consorzio, Sebastiano Fortunato, ha deciso di rassegnare le dimissioni spiegando in una lettera ai soci: "Il mio incarico doveva durare solo sei mesi e invece sono gia' trascorsi quasi 11 anni, ora e' il momento di lasciare il Consorzio ad altri". A questo punto, i rappresentanti de 'La Fenice' saranno percio' chiamati, insieme agli altri soci del Consorzio, a votare il nuovo presidente. Attualmente Salvatore Giuliano, oltre al processo in cui e' imputato con il figlio Gabriele, deve rispondere nelle aule del Tribunale di Siracusa, con l'ex sindaco di Pachino, Paolo Bonaiuto, e con due consiglieri comunali in carica (Salvatore Spataro e Massimo Agricola), del reato di concussione in concorso. Giuliano, Bonaiuto e i due consiglieri, insieme ad altre cinque persone, avrebbero, fra l'altro - stando all'indagine "Maschere nude" della polizia di Stato - costretto il titolare di una ditta a pagare una tangente di 10 mila euro per un evento comunale nell'ambito del cartellone di appuntamenti "Estate pachinese". Salvatore Giuliano e il suo clan sono particolarmente attivi nell'area che da' il nome al famoso pomodorino di Pachino, tanto da essere citati nella Relazione annuale della Dna come "Ramificazioni del clan catanese Cappello, presente anche nel comune di Pachino attraverso il vetusto clan Giuliano". Anche la Dia, nella sua semestrale Relazione al Parlamento, segnala il clan Giuliano come "clan che preoccupa" nel Siracusano e "fortemente legato ai gia' citati Cappello - scrivono gli inquirenti - di cui si colgono segnali di riorganizzazione". Basti pensare che la prefettura di Siracusa invio' alla Commissione bicamerale antimafia presieduta da Rosy Bindi una relazione nella quale si diceva che "proprio nell'anno in corso si e' avuto modo di verificare un tentativo di infiltrazione dei sodalizi mafiosi nell'apparato amministrativo nel Comune di Pachino. Si e' in particolare accertato il tentativo, non riuscito, da parte di Salvatore Giuliano, personaggio di spicco della criminalita' organizzata locale, recentemente scarcerato, di fare eleggere un Sindaco a lui gradito. Tale progetto era, evidentemente, finalizzato ad ottenere favori dall'amministrazione comunale, quali l'aggiudicazione d'appalti, commesse a trattativa privata, posti di lavoro ed altre attivita'". Il padre dell'altro socio de "La Fenice", Simone Vizzini, e' Giuseppe (detto Peppi Marcuotto), gia' eletto nel consiglio comunale di Pachino il 30 novembre del 1997 (poi arrestato durante il mandato e successivamente assolto). I Vizzini, oltre a 'La Fenice', gestivano fino alla fine del 2017 un distributore di benzina che, per ordine del 'giudice alla procedura fallimentare' di Siracusa, e' stato loro tolto e restituito al proprietario per morosita'. Il giorno stesso della restituzione, l'avvocato del proprietario che curava la procedura subi' un grave attentato: una bomba fu posizionata sotto la sua autovettura. Gli stessi Vizzini, poco prima, erano stati visti mentre 'tallonavano' la professionista siracusana.
Paolo Borrometi
dell'Agi