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Rugby, un 2019 delicato per l’Italia. Tra Sei Nazioni e Mondiali gli azzurri si giocano la credibilità

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Risultati alterni, con tanti bassi e pochissimi alti. La Nazionale italiana di rugby ha concluso il 2018, annata ancora molto deludente per la squadra tricolore, e si lancia verso un 2019 che sarà davvero delicato: gli azzurri si giocano la credibilità con due appuntamenti davvero fondamentali come il Sei Nazioni e la Coppa del Mondo che si disputerà in autunno.

I miglioramenti, dal 2016 ad oggi, in parte si vedono: l’arrivo sulla panchina tricolore di un uomo di rugby a tutto tondo come Conor O’Shea ha dato una svegliata a tutto il movimento. Soprattutto per quanto riguarda le franchigie, con Benetton Treviso e Zebre che si stanno facendo valere in campo internazionale, portando così al XV azzurro tantissimi giocatori già pronti al contesto duro delle sfide contro le migliori squadre al mondo. Ora però serve riuscire a scalare quel gradino in più per non restare bloccati allo standard che ormai attanaglia la banda del Bel Paese da oltre un quadriennio.

Il momento più importante della gestione O’Shea è arrivato: bisogna iniziare a raccogliere ciò che si è seminato. Le cinque sconfitte nel Sei Nazioni non sono più ammissibili, sarà fondamentale portare a casa risultati per sbloccarsi psicologicamente. La crescita serve anche a livello fisico: lo scenario visto e rivisto è quello di un’Italia che nell’ultima parte di un match duro crolla prendendo imbarcate contro le migliori compagini a livello internazionale.

Difficile parlare di Mondiali ad oltre nove mesi di distanza: all’appuntamento giapponese bisognerà arrivare al top della condizione psicofisica per non sentire la pressione di provare a giocarsela alla pari in un girone durissimo che comprende tra le altre Nuova Zelanda e Sudafrica. 

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gianluca.bruno@oasport.it

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Foto: LPS/Luigi Mariani

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