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Di Maio e Salvini smettono di seguirsi sui social: il divorzio è ufficiale?

I due vicepremier hanno smesso di seguirsi sui social: è finita l’intesa?

Già da mesi si pensava che il duo Salvini-Di Maio stesse lentamente arrivando al capolinea. Se prima erano arrivati dei segnali a livello politico, adesso è arrivato il segnale fondamentale nell’era digitale. I due politici non si seguono più sui social. Può sembrare qualcosa di banale, ai limiti di una ripicca tra ragazzini, ma in realtà non lo è. Andiamo ad analizzare come si è arrivati a questo punto e come ciò modificherà gli scenari politici del nostro paese.

 

L’inizio

Il sodalizio politico tra i due era iniziato in modo quasi costretto, per riuscire a formare un governo. Dopo i risultati delle elezioni politiche del 4 marzo, c’era ben poco da fare. Il Movimento 5 Stelle è risultato essere il primo partito, con il 32% dei voti, mentre il centro destra è stata la lista più votata, con il 37% delle preferenze. A questo punto, dopo lunghe negoziazioni e giornate al cardiopalma, Giuseppe Conte ha ricevuto l’incarico di formare un governo di coalizione Lega-Movimento 5 Stelle. L’unione gialloverde si è dimostrata dall’inizio un’unione avversata dalle stelle per diversi motivi. Prima fra tutte, la questione del piano segreto per uscire dall’euro, seguita poi dalle varie posizioni discordanti su temi chiave.

 

Gli attriti durante il primo anno di governo: Tav e migranti

All’inizio Di Maio e Salvini sembravano i tutori di Conte, che cercavano di mantenere un’armonia di facciata. Ben presto, la situazione ha iniziato a scricchiolare. Ci sono infatti alcuni argomenti su cui il Movimento 5 Stelle e la Lega non riescono, e non sono mai riusciti, a trovare un punto di contatto in alcun modo. Le loro posizioni sono diametralmente opposte. Eliminati i vaccini, su cui entrambi sono contrari all’obbligo, la situazione è abbastanza in salita. Partendo dalla Tav, il treno alta velocità Torino-Lione, l’aria ha iniziato a riscaldarsi. È stato proprio questa argomento ad aprire una crepa profonda, dal momento che i pentastellati sono contrari, mentre la Lega vuole concludere il progetto ad ogni costo. Del resto, era quanto stabilito dal contratto di governo. Vale la pena di ricordare la dichiarazione del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, secondo cui: “Tav? A Torino serve di più una Metro 2 che fare un buco inutile nella montagna. Bisogna ragionare sulle grandi opere necessarie (…) Chi se ne frega di andare a Lione, lasciatemelo dire.” Altra nota dolente: i migranti. Da una parte c’è Salvini che vuole i porti chiusi, “prima gli italiani” e slogan in quantità che intasano giornali e pagine social. Dall’altra, il Movimento 5 Stelle dove la situazione è abbastanza mista e confusa. Ad esempio, il presidente della Camera Roberto Fico non ha mai nascosto le sue posizioni più accoglienza. Recentemente, ha scritto su Facebook che: “Accoglienza non è una parola astratta. Significa crescita, sicurezza e benessere. Un territorio che accoglie in modo virtuoso è più solido e coeso. Di questo ho parlato con i ricercatori dell’Euricse che mi hanno presentato le iniziative a cui stanno lavorando come lo studio di progetti di accoglienza sostenibile che ci sono rivelati un valore aggiunto per le comunità”.

 

Gli attriti durante il primo anno di governo 2: Venezuela, Cannabis e legittima difesa

Un altro problema del governo gialloverde è la questione Venezuela. Da mesi ormai il Venezuela ha due presenti: Juan Guaidò e Nicolàs Maduro. Questa caso politico ha ovviamente determinato una spaccatura a livello geopolitico. Molti paesi europei, tra cui la Germania, hanno deciso di appoggiare il governo di Guaidò. L’Italia, un importante partner commerciale del Venezuela, ha deciso di rimanere neutrale. Tutto perché neanche il governo ha deciso che linea adottare, visto che i principali partiti non sono d’accordo. La Lega vorrebbe riconoscere Guaidò, mentre il Movimento difende la legittimità di Maduro. Tuttavia, Di Maio ha più volte sottolineato che: “Il nostro governo non riconosce Maduro. È necessario indire il prima possibile libere elezioni”. Anche la cannabis rappresenta un oggetto del contendere. I pentastellati favorevoli alla legalizzazione. Di Maio l’aveva definita: “Una buona proposta”. Perciò hanno anche presentato una proposta di legge. Il Ministero della Famiglia, guidato dal leghista Lorenzo Fontana, non ha assolutamente approvato. Anzi, si è detto stupito della proposta perché non inserita tra i punti del contratto di governo. Anche Salvini si era pronunciato in merito, dicendo che: “Se dobbiamo sconfiggere davvero la criminalità togliamo dalle strade la prostituzione a cielo aperto, come fanno in altri paesi”. Infine, la legittima difesa. Anche qui, come nel caso dell’immigrazione, la Lega non ha accettato deroghe. Essendo uno dei punti concordarti, è stato affrontato. Adesso che non si tratta più di una proposta, Salvini ha dichiarato che: “La legittima difesa è legge dello Stato e i rapinatori da oggi sanno che se entrano in una casa, un italiano può difendersi senza rischiare di passar anni davanti a un tribunale in Italia. Questa legge rende il mestiere dei rapinatori più pericoloso di quello che era ieri”. Tuttavia, alcuni membri del Movimento 5 Stelle continuano a ritenere che sia una riforma troppo severa.

 

Il divorzio social

In seguito alle discussioni e agli attriti che si sono protratti negli scorsi mesi, alla fine, sembra che l’intesa tra i due leader sia andata scemando definitivamente. Sin dall’inizio era chiaro che si trattasse di un’alleanza di comodo, volta ad arrivare al governo e poi fagocitare l’elettorato dell’altro partito. Peccato che, sulla carta, il governo dovrebbe durare 5 anni, non solo 1. La crisi dell’anno scorso sembra pericolosamente vicina un’altra volta. Tutto perché ci è stato suggerito da un unfollow su Instagram. Un po’ come quando Fedez e Rovazzi hanno smesso di essere amici. Peccato che in questo caso non si parli di due rappresentanti dello showbiz, bensì del ministro dell’Interno e del ministro dello Sviluppo Economico. Due vicepremier e leader dei partiti dominanti del panorama politico italiano. In altre parole, chi detiene le sorti del nostro paese ora e ha una grande responsabilità sulle spalle. Più di qualsiasi influencer con follower a profusione che non devono rimanere delusi. Certo, potrebbe essere anche questa un’astuta manovra per attirare l’attenzione su temi poco importanti, rispetto a questioni che premono di più. Ad esempio, il Def 2019 che, secondo Confindustria, contiene stime poco realistiche e non spiega in modo chiaro quali politiche economiche verrebbero adottate. Insomma, una questione in divenire, dove un unfollow vale più di conferenze stampa e dichiarazioni ufficiali.

 

A cura di B.P.

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