Mia Martini

Mia Martini

Mia Martini, pseudonimo di Domenica Rita Adriana Bertè, detta Mimì, è stata una  delle migliori voci della musica pop italiana, forte di una robusta estensione vocale e di una capacità interpretativa in grado di coniugare dolore e passione, intensità e raffinatezza.
Nata il 20 settembre 1947 a Bagnara Calabra, secondogenita di Giuseppe Radames, professore di lettere al liceo e Salvina Dato, insegnante elementare, Domenica Berté, futura Mia Martini, vive i suoi primi quattordici anni di vita fra Porto Recanati e Ancona, iniziando a cantare già nella prima infanzia. Studia piano e danza classica, elegge Paul Anka, interprete di "You Are My Destiny" suo primo modello artistico e si guadagna i primi applausi alle feste in piazza e ai concorsi dilettantistici per voci nuove.
Di fatto, però, non accade nulla di rilevante. Da qui, l'idea di recarsi con la madre a Milano, alla ricerca di un contratto discografico. Dopo tanti no, è il discografico Carlo Alberto Rossi - titolare di un'etichetta di cui fanno parte, tra gli altri, gli urlatori Joe Sentieri e Jenny Luna - a credere alle potenzialità della ragazzina. Il primo disco, col nome di Mimì Bertè, arriva nel '63, un 45 giri che contiene due cover, "I miei baci non puoi scordare" ("You Can Never Stop Me Loving You" di Ian Samwell) e "Lontani dal resto del mondo" ("I Want To Stay Here", un successo del duo Andy Williams ed Edy Gorm), cui fa seguito un secondo con "Insieme" (televisione con mamma e papà).

 

I giovani la scoprono con il terzo 45 giri, "Il magone", edito nel '64, che ottiene un buon successo di vendita, tanto da convincere il mensile musicale giovane dell’epoca Tuttamusica a inserirla ne "La greffa", clan di talenti d’assalto: Mimì porta i codini e le scamiciate, ha tutta l’aria della ragazzina yé-yé. Lo stesso anno incide "Ed ora che abbiamo litigato", una canzone-surf, moda del momento, che presenta nel seguitissimo show televisivo Teatro 10, condotto da Lelio Luttazzi. Questo è anche l'ultimo disco inciso per l'etichetta di Carlo Alberto Rossi.

Il suo primo momento magico però è destinato a sfumare in fretta. Bisogna infatti attendere due anni prima di ritrovarla sul mercato discografico. Il 30 giugno del '66, la giovane interprete registra per la Durium due nuovi brani, "Non sarà tardi" e "Quattro settimane", che compongono un 45 giri destinato all'estate. L'interesse del pubblico è scarso. Per cinque anni, di lei, dal punto di vista artistico, si perdono completamente le tracce.

Mimì si è ormai trasferita a Roma, nella zona dove nel ’67 nascerà il mitico Titan, diretto rivale del Piper, studia lingue, frequenta il liceo artistico e si dedica anima e corpo alle jam-session, rivisitando il repertorio di grandi star come Ella Fitzgerald, Sara Vaughan, Julie Driscoll e Aretha Franklin con il gruppo di Toto Torquati. Grandi scialli neri, trucco accentuato, tono impegnato, Mimì passa anche attraverso una brutta esperienza giudiziaria.
È il talent-scout di Patty Pravo, Alberigo Crocetta, a notare le sue eccezionali doti vocali al Piper 2000 di Viareggio. Nasce così Mia Martini. "Il nome l’ho voluto io, pensando alla Farrow, un mio idolo del momento - racconterà lei - Il cognome fu scelto fra un tris di prodotti celebri italiani che potevano attirare anche il mercato internazionale. Spaghetti, pizza e Martini. Decidemmo per quest’ultimo".
Nasce così Mia Martini, personaggio anticonformista, tra il freak e l’hippie, bombetta, sveglia al collo, anello al naso.

 

Il primo disco è un 45 giri di grande impatto: due canzoni che fanno discutere e che le procurano situazioni al tempo stesso positive e negative. La prima è la dissacrante "Padre davvero", dai toni forti, l'altra è "Amore... amore... un corno!", scritta da un giovanissimo Claudio Baglioni, che con lei partecipa al Cantagiro di quell'anno con il suo gruppo La macchina.
Se "Padre davvero" permette a Mia di aggiudicarsi la vittoria al primo Festival della Musica d'Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio, all'inizio dell'estate '71, d'altro canto, il brano viene censurato dalla programmazione radiofonica. Ciò a causa del dissacrante testo contro il perbenismo della famiglia tradizionale, in cui si narra la storia di una ragazza in conflitto generazionale con il padre. Di fatto, è una frase riferita alla madre a suscitare il maggior scalpore: "Di me era piena", canta Mia riferendosi allo stato di gravidanza.

Il suo primo album con la Rca, "Oltre la collina", una produzione Baglioni-Coggio, contiene perle come "Ossessioni", "Lacrime di marzo", "Prigioniero" (il testo fu scritto da lei, in ricordo dell’esperienza in carcere), "Amore amore un corno": un vero e proprio concept-album che richiama l’attenzione della critica, uno dei migliori lavori mai realizzati da un'interprete femminile. Il disco risulta però troppo avanzato, sotto il profilo musicale, per ottenere quel riconoscimento che lei stava ricercando.

Lasciata la Rca, Mia firma un nuovo contratto discografico legandosi alla Ricordi e a nuovi collaboratori come Lauzi, Baldan Bembo e i fratelli La Bionda: con "Piccolo uomo" arriva immediato l’exploit al Festivalbar 1972 dove sbaraglia tutti e a settembre lancia alla Mostra Internazionale di Venezia "Donna sola", un brano che trasuda blues e soltanto lei, al momento, sembra poter reggere quanto a intensità d’interpretazione. Tutti e due i pezzi scalano in fretta le classifiche di vendita. Esce il suo secondo album "Nel mondo una cosa" (in cui spiccano "Io straniera", versione italiana di "Border song" di Elton John, il gioiellino di Vinicius De Moraes "Valsinha" e la struggente "Amanti", che nel giro di pochi mesi conquista le prime piazze nelle chart e il premio della critica discografica.

 

Con "Minuetto", firmato Califano e Baldan Bembo, si aggiudica il Festivalbar ’73, bruciando la "rivale" Marcella e toccando il vertice dell’hit parade. È il suo momento. Nuovo look, vestiti zingareschi, capelli lunghi, mossi con l’onda "a schiaffo", un intero "stock" di anelli, a settembre ritira a Venezia la "Gondola d’oro" per le vendite di "Donna sola", pubblica il suo terzo album "Il giorno dopo" in cui, accanto a due brani che ne esaltano l’estensione e l’espressività vocale come "Guerriero" e "Bolero" canta fra l’altro "Picnic" (cover di "Your Song di Elton John) e "Signora" di Manuel Serrat.
Maurizio Piccoli, Maurizio Fabrizio, e Baldan Bembo sono fra i suoi preziosi collaboratori anche nell’album seguente, "È proprio come vivere", del 1974, da cui trae il bel singolo "Inno", inserendo brani tutti pregevoli fra cui l’aznavouriana "Domani".

 

Nel '75 riceve il Premio della Critica Europea di Palma de Mallorca con il brano "Nevicate", vince il referendum di Sorrisi e canzoni "Vota la voce" come migliore cantante donna dell’anno, incide "Sensi e controsensi" e "Un altro giorno con me", il suo canto del cigno con la Ricordi, da cui la separano ormai insanabili incompatibilità.
Nel '76 ritorna così alla casa discografica che l'aveva rilanciata cinque anni prima, la Rca, attraverso un'etichetta giovane da poco costituita, la Come il Vento. “Che vuoi che sia... se t'ho aspettato tanto”, album e singolo, sanciscono questo nuovo sodalizio artistico. Inizia la fortunata intesa con Aznavour che la condurrà nel ’77 al memorabile concerto all’Olympia: appare sofisticata, calata nel ruolo della Edith Piaf made in Italy.
L'anno dopo, la cantante rappresenta l'Italia al Gran Premio Eurovisivo della Canzone presentando "Libera", brano che la impone sia sul mercato europeo, sia su quello canadese e giapponese. In quest'ultimo Paese, viene invitata al prestigioso World Popular Song Festival Yamaha di Tokyo come unica rappresentante italiana e si aggiudica la vittoria eseguendo “Ritratto di donna”, contenuto nell’album “Per amarti, in cui c’è già la "mano" di Ivano Fossati, oltre a una cover di "Somebody To Love" dei Queen.

 

Nel ’78 arriva la "svolta" con "Danza". Dall'incontro con Ivano Fossati nasce un sodalizio e destinato a protrarsi per diversi anni. Il musicista genovese regala a Mia, tra le altre, una splendida "Vola" e un album di grande spessore. Mimì rinuncia alle pailettes dell’Olympia per un look stringato, occhiali, capelli lunghi e mossi, stivali gialli, un’occhiata al "rock bambino" del suo partner artistico e sentimentale. Spicca a livello d’interpretazione la drammatica "La costruzione di un amore".

Tre anni di impasse, poi Mia torna in trincea con i capelli corti, giacche dal taglio maschile, un album scritto da cantautrice "Mimì" inciso con la piccola etichetta DDD. Meritano una nota di plauso “E ancora canto”, “Sono tornata” e la splendida “Del mio amore”.
Nell’82 si misura con la platea sanremese, lei che dieci anni prima giurava di sentirsi giusta solo in manifestazioni come Gondola d’oro e Festivalbar. Ci prova con "E non finisce mica il cielo" ed è la giuria dei giornalisti a celebrarla, istituendo per lei il "premio della critica", toccata dalla sua vibrante esecuzione.
Nello stesso anno esce "Quante volte ho contato le stelle”, album costruito con la sapiente regia di Shel Shapiro, in cui spiccano l’autobiografica "Stelle" e l’intensa “Bambolina”, entrambe firmate dalla stessa Martini.
L’anno dopo si diverte a regalare il suo primo live “Miei compagni di viaggio” (1983), nel quale rivisita, tra gli altri, il repertorio di grandi autori come Fabrizio De Andrè, Leonard Cohen, Luigi Tenco, Francesco De Gregori, John Lennon, Randy Newman (uno degli autori da lei più amati) e Jimi Hendrix.

 

L'ultima incisione per la DDD è "Spaccami il cuore" di Paolo Conte, edita su 45 giri, presentata nel 1985 al Festival di Sanremo, dove però le giurie la bocciano in fase di preselezione. Per Mimì è un vero e proprio tracollo: decide di tagliare drasticamente i ponti con l'ambiente discografico, ritirandosi.
Sparisce dalle scene per ben 4 anni e ci vuole il tocco magico di Lucio Salvini, passato alla Fonit, suo "angelo custode" nel periodo Ricordi, per convincerla al nuovo gran ritorno nel 1989 a Sanremo. Lauzi e Fabrizio hanno da parecchi anni nel cassetto il pezzo giusto per lei e con "Almeno tu nell’universo", Mimì crea uno shock generale, si accaparra un nuovo premio della critica e sforna anche un album di successo, "Martinimia", dove attinge a piene mani al repertorio dell’astro nascente partenopeo Enzo Gragnaniello ("Donna" il brano trainante, tra le altre esecuzioni di spicco, "Notturno" e "Formalità"). Viene premiata interprete dell'anno al Premio Tenco.
È alla sua "terza vita", con gli abiti firmati Armani e il repertorio più vicino al grande pubblico delle platee festivaliere. Nuovi album, concerti, rassegne jazz, apparizioni televisive, riconsegnano all'artista il ruolo di protagonista assoluta del panorama pop italiano. Nel 1990 si registrano il tris al "Premio della critica" con "La nevicata del ‘56" firmata Califano-Vistarini-Lopez e l’album "La mia razza", con vistose celebrazioni etniche (“Danza pagana" su tutte).
Nel ’92 si segnalano l’annunciata vittoria sanremese mancata per un soffio (seconda alle spalle di Luca Barbarossa) con "Gli uomini non cambiano" (premiata ditta fiorentina Bigazzi-Dati), il quarto posto all’Eurofestival con "Rapsodia", il successo con Murolo e Gragnaniello nell’indovinata "Cu ‘mme", il tour teatrale "Per aspera ad astra" in cui ripercorre le tappe più pregnanti della sua carriera.
Il ’93 non è un anno fortunato per Mimì: l’accoppiata-happening sanremese con la sorella Loredana con "Stiamo come stiamo" non ottiene gli esiti sperati e "Vieneme" non sembra avere l’unghiata vincente per ripetere l’exploit con Murolo e Gragnianiello.

 

Con il ’94 arriva il "Festival italiano" con "Viva l’amore" e un album di cover di grandi cantautori italiani, De André e Fossati su tutti (poi Vasco Rossi, Zucchero, i fratelli Bennato, Dalla, De Gregori) dal titolo "La musica che mi gira intorno". "Hotel Supramonte", "Mimì sarà" e le grintosissime "Dillo alla luna" e "Tutto sbagliato Baby", le vere hit. È il suo ultimo capolavoro.
In tv a "Papaveri e papere" duetta con l’astro nascente Giorgia ed entusiasma il pubblico. Nella puntata conclusiva, Barbara Cola e Spagna la guardano estasiate per la sua interpretazione mozzafiato de "La voce del silenzio", cavallo di battaglia di Dionne Warwick e Mina.
Un anno dopo, il 12 maggio del '95, si interrompe il suo canto d'amore. L'ultimo viaggio è... Oltre la collina.

NOTE

Nel corso degli anni, Mia Martini ha cantato il meglio del repertorio dei cantautori italiani, così come dei più importanti autori stranieri. Già dal primo album, "Oltre la collina", la cantante calabrese incide alcuni brani di un giovanissimo Claudio Baglioni: "Lacrime di marzo", "Gesù è mio fratello", "Amore... amore... un corno!". Sullo stesso album cover di Cat Stevens ("Nel rosa", in originale "Into White"), dei Tokens, ex gruppo di spalla di Neil Sedaka ("The Lion Sleep Tonight") e Nina Hart ("Taking Off" diventata "Ossessioni"). Uno degli autori più ripreso nel suo repertorio è stato sicuramente Ivano Fossati, che dell'artista è stato anche produttore. Tra i brani di quest'ultimo, ricordiamo "La costruzione di un amore", "Vola", "Danza", "E non finisce mica il cielo", oltre alla ripresa di "La canzone popolare", "I treni a vapore" e "La musica che gira intorno". Anche Bruno Lauzi è stato importante per il repertorio di Mia, basti pensare che è proprio di Lauzi la canzone che portò Mia al successo, "Piccolo uomo". Così come, 17 anni dopo, "Almeno tu nell'universo" ha contribuito al rilancio della cantante dopo anni di silenzio artistico. Di Lauzi sono anche, tra le altre, "Donna sola", "Neve bianca" e "Per amarti".
Antonello Venditti le affidò "Ma quale amore", mentre un delicato Riccardo Cocciante è presente nella produzione di Mia con "Da capo" (incisa anche da Mina) e "L'equilibrista". Franco Califano è l'autore di altri due grandi successi discografici come "Minuetto" e "La nevicata del '56".
Anche il repertorio di Luigi Tenco è stato rivisitato dalla cantante, che ha inciso le sue versioni di "Un giorno dopo un altro" e "Vedrai vedrai". Di Fabrizio De André troviamo "Il pescatore", "Hotel Supramonte" e "Fiume Sand Creek", mentre di Francesco De Gregori sono "Alice" e "Mimì sarà".
Tra gli altri autori interpretati da Mia c'è anche un giovane Umberto Tozzi (non ancora noto al grande pubblico) con "Io ti ringrazio", incisa nel '75, Mango ("Se mi sfiori"), Gianni Bella ("Nuova gente"), mentre l'ex-componente della Premiata Forneria Marconi, Mauro Pagani (insieme a Gian Gilberto Monti) ha scritto "La mia razza". Amedeo Minghi regalò invece a Mia "Ma sono solo giorni". Diversi anni dopo, la cantante riprese un altro brano di Minghi, "La musica", che divenne "Io e la musica". I fratelli Conte (Giorgio e Paolo) hanno composto per lei, rispettivamente, "Agapimu" e la raffinata "Spaccami il cuore".
Altri importanti autori sono stati rivisitati, tra questi: Lucio Battisti ("Pensieri e parole" e "Nel sole, nel vento, nel sorriso e nel pianto", in versione jazz con Maurizio Giammarco), Pino Daniele ("Gente distratta"), Zucchero ("Diamante"), Lucio Dalla ("Stella di mare"), Edoardo Bennato ("Tutto sbagliato, baby") e Vasco Rossi ("Dillo alla luna"). Nell'ultima produzione, è stato Enzo Gragnaniello uno degli autori preferiti dalla cantante, autore di importanti brani quali, "Donna", "Statte vicino a me" e "Cu 'mmè". Enrico Ruggeri, che per l'occasione ha collaborato con Dodi Battaglia dei Pooh, ha firmato "Domani più su" per l'album “La mia razza”.
Biagio Antonacci è presente con "il fiume dei profumi", racchiusa nell'album “Lacrime”.
Autori che hanno fornito loro composizioni all'artista in vari periodi della carriera sono stati anche Maurizio Piccoli, Mimmo Cavallo, Dario Daldan Bembo, Maurizio Fabrizio e parolieri fra cui Luigi Albertelli e Giancarlo Bigazzi. Nutrita la schiera degli autori stranieri, tra questi: John Lennon con "Mother" (tradotta in italiano dalla stessa Martini con il titolo "Madre"), i Beatles con "Come Together", Vinicius De Moraes e Chico Buarque De Hollanda ("Valsinha"), Freddie Mercury ("Somebody To Love"), Elton John ("Border Song" e "Your Song", diventate rispettivamente, "Io straniera" e "Picnic") e poi, ancora, Randy Newman, Manuel Serrat, Jimi Hendrix, Joni Mitchell, Leonard Cohen, Kate Bush, Leon Russell e Cole Porter.
La stessa Mia Martini è spesso stata autrice o traduttrice di propri brani, oltre alla realizzazione di "Mimì", un intero album in qualità di cantautrice. Forse pochi sanno che Mia Martini ha collaborato alla realizzazione di album di colleghi, spesso, senza apparire nei crediti del disco. Già nel '70, mentre incideva l'album "Oltre la collina", la Rca le chiese di fare i cori, insieme alla sorella Loredana, nell'album "Per un pugno di samba" di Chico Buarque De Hollanda. Esperienza che ripeterà quattro dopo, in "Samba do Brasil", con brani di Vinicius De Moraes, Jorge Ben, Toquinho e altri.
Come corista, Mia ha cantato inoltre in molti album di Loredana Bertè ("T.I.R." e "Traslocando", tra questi), in "Uomo mio, bambino mio" di Ornella Vanoni, così come, sembra, in "Terra promessa" di Eros Ramazzotti.
Come voce solista, si ricorda la sua partecipazione a "Canzoni venete" di Sergio Endrigo (1976), "La casa del serpente" di Ivano Fossati (1977), "Siamo meridionali" e "Stancami stancami musica" di Mimmo Cavallo (rispettivamente, nel 1980 e nel 1982), "Fujente" e "Veleno, mare e amore" di Enzo Gragnaniello (1990 il primo, e due anni dopo l'altro) e "Oltre" di Claudio Baglioni (1990), duettando in "Stelle di stelle". Insieme ad altri colleghi, ha preso parte anche al progetto benefico "Per te Armenia". Con Roberto Murolo, oltre alla nota "Cu 'mmè", la troviamo in "'O marinariello" (1992), "Vieneme" e "Te voglio bene assaje" (1993). Esclusivamente per la colonna sonora del film "Porca società", ha inciso il brano "Tu no", scritto da Pippo Caruso su testo di Sergio Bardotti. L'ultima sua partecipazione vocale è su un'antologia dedicata alla trasmissione televisiva "Viva Napoli" del 1994. In quella occasione interpreta un'accattivante e personalissima versione del classico napoletano "Luna rossa".
(Fonte: Chez Mimì Sito ufficiale Mia Martini)

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