Festival Diritti Umani: Lugano si fa una scorpacciata di film

Comincia il 9 ottobre il Film Festival Diritti Umani Lugano 2018, che quest'anno offre 33 film. E per la prima volta, per celebrare il 70esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, sarà assegnato il premio "Diritti umani per l'autore". Ecco programma e recensione dei film

Sei giorni per 33 film con al centro i diritti umani. La 5a edizione del Film Festival Diritti Umani Lugano sta per cominciare (sulla rassegna 2017 leggi Film Festival Diritti Umani Lugano al via). Dal 9 al 14 ottobre il Cantone sarà immerso nel cinema del reale. Non mancheranno dibattiti, con ospiti quali: Paqui Maqueda, testimone del franchismo; l’anziano veterano inglese Harry Schindler, che da decenni si dedica al ritrovamento dei resti di soldati senza identità e di restituire loro un nome, così come fatto per il padre del cantante Roger Waters.

«Noi siamo un Festival che non fa politica – afferma il presidente del Festival, Roberto Pomari – ma che ha l’aspirazione di essere un viaggio in 33 tappe, proponendo riflessioni e dibattiti sui diritti umani, attraverso la scoperta di storie di membri della famiglia umana ai quali viene negato il riconoscimento dei diritti».

L’attenzione sarà rivolta anche all’infanzia e alla gioventù. Prosegue, infatti, la collaborazione del Festival con le scuole del Cantone, con proiezioni in orario scolastico, sette in tutto. E tra gli eventi collaterali, mercoledì 10 ottobre, anche la consegna del premio giornalistico dedicato a Carla Agustoni.

«Conosceremo il faticoso vissuto dei bambini. Tornare oggi a ergere muri e confini per impedire a chi fugge dalla guerra o dalla fame di sperare in un destino migliore, è il presagio di un regresso culturale e umano contro il quale il cinema suggerisce riflessioni per tenere accesa la luce del dialogo», dice il direttore Antonio Prata.

Premio “Diritti umani per l’autore” a Markus Imhoof

Quest’anno, per la prima volta, il Festival assegnerà il premio Diritti Umani per l’autore, istituito per ricordare il 70esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Il riconoscimento, che sarà conferito venerdì 12 ottobre, andrà al regista svizzero Markus Imhoof, a cui il Festival dedicherà anche una retrospettiva.

A ritmo di rap con il dj set di Frankie hi-nrg

Nell’offerta del Festival c’è anche un momento dedicato alla musica. Venerdì 12 ottobre, infatti, al Living room di Lugano, a partire dalle 23.30, Frankie Hi-nrg proporrà al pubblico una selezione di musica rap/hip-hop ed elettronica e interpreterà dal vivo alcuni dei suoi maggiori successi (leggi cosa aveva detto Frankie Hi-nrg a Osservatorio Diritti in tema di diritti umani e libertà d’espressione: Spagna: legge antiterrorismo imbavaglia la libertà di espressione).

festival diritti umani
Frankie hi-nrg

La scelta di Frankie hi-nrg non è casuale, se si guarda alla sua cifra stilistica: i suoi testi hanno come sfondo sempre temi sociali, come la denuncia alla corruzione, l’abuso di potere, la pena di morte e lo sfruttamento delle fasce più deboli della società contemporanea.

Film Festival Diritti Umani Lugano: i film in programma nella prima giornata

L’apertura del Festival è dedicata a Waiting for Barcelona, di Juho-Pekka Tanskanen. Un viaggio in bianco e nero – che richiama la tradizione socio-realista e politica della fotografia di strada – tra le vite, le lotte e le speranze di immigrati senza permesso.

Il protagonista, Mou, si fa portavoce di tutti coloro che, come lui, vivono nelle Ramblas della città catalana, mettendo in scena il gap tra i benestanti e i poveri, che devono cercare di sopravvivere con le briciole di felicità lasciate dalle masse di turisti. L’appuntamento è per martedì 8 ottobre, alle 13.15, al cinema Corso.

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Si continua poi alle 17.15, al cinema Iride, con The Remnants di Riccardo Russo e Paolo Barberi, pellicola coprodotta dalla Rsi, che racconta le conseguenze dei conflitti bellici in Laos. Il film, che ha ricevuto al Visions du Réel di Nyon 2018 il premio della giuria per il lungometraggio più innovativo, mette in scena il modo in cui gli ordigni inesplosi, per definizione una minaccia, siano diventati una risorsa per la popolazione, che li ha trasformati in oggetti quotidiani.

Si torna al cinema Corso, alle 18, con The Son (Syn), il film diretto da Alexander Aburatov che racconta dell’esercito militare russo presentato alla Berlinale 2018. La pellicola rappresenta una dualità: da una parte i ragazzi durante il periodo di addestramento militare dove la sacralità e il diritto alla vita si ricoprono di nubi, dall’altra la sofferenza dei familiari di Duma, 21 anni, morto durante un’operazione del plotone in cui si era arruolato.

Siamo nel 1975, in Angola, durante la guerra civile. È qui che si svolge KapuścińskiAnother Day of Life di Raúl de la Fuente e Damian Nenow, presentato in prima mondiale alla 71esima edizione del Festival di Cannes, che concluderà la prima giornata di proiezioni del Festival Diritti Umani Lugano (l’appuntamento è alle 20.30 al cinema Corso). Si tratta di un lungometraggio animato, in cui non mancano interviste in live-action, tratto dall’omonimo libro del giornalista polacco Ryszard Kapuściński.

Festival dei diritti umani a Lugano: le proiezioni della seconda giornata

La rivolta del popolo congolese contro il presidente Kabila è protagonista di Kinshasa Makambo, il film di Dieudo Hamadi che apre la seconda giornata del Festival (proiezione prevista per mercoledì, alle 9, al cinema Corso). Dopo il rifiuto di Kabila di indire nuove elezioni democratiche, nasce la protesta, che nel film è personificata da tre giovani attivisti, tra manifestazioni e scontri tra manifestanti e polizia.

Cosa significa essere donna durante la primavera araba? A questa domanda prova a rispondere Amal, il film di Mohamed Siam (mercoledì, 13.15, cinema Corso), che narra della 14enne egiziana che scende in piazza durante la rivoluzione, trovandosi a confronto con i compagni maschi che la scoraggiano in quanto donna e scontrarsi con la madre, che difende la linea conservatrice della polizia egiziana.

A seguire, la proiezione (ore 16, cinema Corso) di Scuola Penny Wirton – Imparare per condividere, condividere per imparare. Si tratta di un cortometraggio sull’esperienza di insegnamento tra pari Penny Wirton promossa dal Liceo Lugano 1. I protagonisti sono i giovani studenti ticinesi e ragazzi rifugiati intenti nell’apprendimento della lingua italiana.

Alle 18, al cinema Iride, è in programma invece la retrospettiva dedicata all’artista svizzero Markus Imhoof con il film del 1968 Rondo, uno spaccato di vita dei detenuti nel penitenziario di Regensdorf. La pellicola era stata in un primo tempo vietata dalle autorità svizzere perché ritenuta non veritiera.

«Questo film è stato girato nel 1968, quindi non è una foto attuale del sistema penale di oggi», fu la dichiarazione rilasciata da un ufficiale della magistratura davanti alla prigione di Regensdorf nel 1975 e quindi filmata a colori e inserita all’inizio del film. Dichiarazione, appunto, che decretò la condizione imposta dalla magistratura per la revoca del divieto. Nonostante l’uscita del film, Markus Imhoof rimase per molti anni un sospettato da parte delle autorità. Dopo la proiezione, è previsto l’incontro con il regista Imhoof, che dialogherà con il direttore del Festival, Antonio Prata.

La seconda serata del Festival prevede infiine la proiezione (ore 20.30, cinema Corso) dell’opera prima di Simon Lereng Wilmond, The Distant Barking of Dogs, il racconto di due bambini che vivono con la nonna in un paesino a ridosso del confine russo, durante il conflitto bellico in Ucraina tra il 2014 e il 2015. Il film ha vinto la sezione “First Appearance Competition” all’International Documentary Festival Amserdam 2017.

Festival diritti umani: immigrazione, bambini di strada e dittatura franchista protagonisti della 3a giornata

Giovedì la programmazione inizia alle 9, al cinema Corso, con la prima svizzera di Libre, un film di Michel Toesca presentato Fuori Concorso al 71 esimo Festival di Cannes. Al centro della pellicola Cédric Herrou, un agricoltore del Sud della Francia, che dal 2015 aiuta i migranti ad attraversare il confine. Il punto di vista è duplice: Herrou eroe per alcuni, il delinquente per altri.

Alle 13.15, al cinema Corso, un’altra prima svizzera, con la proiezione dello struggente A Year of Hope, pellicola firmata da Mikala Krog che testimonia la vita di alcuni bambini nelle strade di Manila, immersi tra povertà e abusi sessuali.

I bombardamenti Onu in Serbia del 1999 fanno da colonna sonora del racconto del traffico di cadaveri civili kosovari, trasportati e fatti scomparire nel paese. È il regista serbo Glavonić a raccontare i crimini commessi dal suo paese in Teret – The Load, che sarà proiettato alle 16 al cinema Corso. Il road movie è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes quest’anno.

Rêver sous le capitalisme sarà presentato giovedì al Cinema Iride, alle 17.15. La regista, Sophie Bureau affronta il tema del mobbing e delle vessazioni morali nel mondo del lavoro occidentale. Una pellicola sullo sfruttamento, che rappresenta una realtà molto vicina a tutti noi.

Si parlerà poi di un aspetto poco conosciuto di Internet con The Cleaners di Hans Block e Moritz Riesewick. Il film sarà proiettato giovedì, alle 18, al cinema Corso. I protagonisti sono i cosiddetti “pulitori della rete”, moderatori incaricati di controllare le migliaia di contenuti condivisi giornalmente online tramite social media e altri siti ed eliminare quelli ritenuti inappropriati o illegali.

La terza giornata di Festival si conclude con il film premio del pubblico alla Berlinale, prodotto dai fratelli Almodóvar. The Silence of the Others di Almudena Carracedo e Robert Bahar (ore 20.30, cinema Corso) ripercorre il periodo della dittatura franchista attraverso un gruppo di vittime che decidono di rivolgersi a un tribunale argentino. A seguire il dibattito con Paqui Maqueda, testimone del franchismo.

Festival Diritti Umani Lugano 2018: la quarta giornata

Venerdì, la quarta giornata di Festival apre, alle 9, al cinema Corso, con un film della retrospettiva dedicata a Markus Imhoof. Das Boot ist voll, candidato al premio Oscar nel 1982 come miglior film straniero, racconta le vicende di un gruppo di perseguitati dalla Germania nazista, che nel 1942 trovano rifugio in territorio elvetico ignorando il decreto federale che negava il diritto di asilo politico a vittime di persecuzioni razziali.

La storia di Nadia Murad insignita quest’anno del Premio Nobel per la Pace – e del popolo Yazida, sterminato dagli attacchi dell’Isis, è raccontata in On Her Shoulders di Alexandria Bombach, nella prima proiezione pomeridiana di venerdì, alle 13.15, al cinema Corso.

La regista segue la lotta di Nadia, tra incontri con funzionari politici, interviste, conferenze dinnanzi all’assemblea delle Nazioni Unite o in pubblico. Al termine del documentario il dibattito alla presenza di Lamiya Aji Bashar, testimone yazida.

Un sistema sanitario obsoleto e la mancanza di comprensione delle famiglie di pazienti psichiatrici viene rappresentato in Days of Madness di Damian Nenadić (ore 16, al cinema Iride), la storia di Maja e Mladen, due pazienti di un ospedale psichiatrico in Croazia che attraverso due telecamere date loro dal regista possono documentare la loro quotidianità.

Naja è il personaggio spettrale protagonista di Araf, di Didem Pekün (ore 16, cinema Iride). Un viaggio verso Srebrenica, dove Naja torna dopo essere scappata dalla guerra, in vista del 22esimo memoriale del genocidio. Gli appunti di viaggio si fondono con una reinterpretazione del mito di Dedalo e Icaro, per esorcizzare il circolo vizioso degli eventi e oltrepassare il costante terrore e immobilismo permanente.

Alle 17.15, al cinema Corso, va in scena Samouni Road, il documentario di Stefano Savona, premiato al 71esimo Festival di Cannes con L’oeil d’or (miglior documentario), che ritorna sui tragici eventi accaduti nel 2009 a Gaza durante l’operazione Piombo Fuso, in cui 29 persone vennero uccise senza alcun motivo apparente. Le immagini reali si alterneranno al disegno animato di Simone Massi per raffigurare il ritratto della famiglia Samouni prima, dopo e durante il massacro.

E per dare continuità alla scelta del festival di dare spazio alle arti figurative, in mostra “Simone Massi – Disegni per il film La strada dei Samouni”, in cui saranno esposte le tavole originali delle animazioni realizzate per il documentario di Stefano Savona. La mostra proseguirà all’officina creativa Spazio 1929 fino al 21 ottobre.

Mari Gulbiani racconta con Before Fether Gets Back (ore 18, cinema Iride) di un’amicizia, ma anche del radicalismo islamico e della modernità occidentale. Il documentario, infatti, raccontata la storia di due bambine che con il cinema cercano di riempire l’attesa del ritorno dei loro padri, partiti per arruolarsi nell’esercito del califfato in Siria.

A chiudere la serata di venerdì sarà l’ultima opera del regista elvetico Markus Imhoof. Eldorado, che sarà proiettato venerdì alle 20.30 al cinema Corso, affronta il tema della politica europea sui rifugiati, dalle navi del Mediterraneo, passando per i campi profughi nel Sud Italia fino alle udienze di asilo con le autorità svizzere, tutte progettate per respingere i profughi. Durante la serata il regista Imhoof riceverà il Premio Diritti Umani.

Quinta giornata del Festival Diritti Umani: il programma

Tre animaletti affettuosi, ma anche problematici. We the Animals, di Jeremiah Zagar è la storia di una famiglia disfunzionale, dove tre fratelli convivono con il comportamento, a tratti anche violento, dei genitori. Si apre così la giornata di sabato del festival, alle 11.15, al cinema Corso, con la proiezione della pellicola tratta dal romanzo di esordio di Justin Torres e premiato al Sundance Film Festival con il Next Innovation Award.

La giornata prosegue alle 14.15, al cinema Iride, con la proiezione di A Mother her Son to be Shot, della regista Sinéad o’Shea, presentato in anteprima al Festival di Copenaghen. In scena la storia della fine del conflitto Nord Irlandese, o almeno la sua parvenza di fine. Esistono ancora neo combattenti contrari al processo di pace, che continuano a spargere terrore nel paese. Emblematica la storia di una madre di Derry, che si vede costretta a sottoporre il figlio alle punizioni dei paramilitari pur di sottrarlo allo spaccio di droga.

Bernadett Tuza-Ritter indaga sulle schiavitù moderne, attraverso la figura di Marish, una donna ungherese che da 10 anni lavora venti ore al giorno come domestica in cambio di un divano su cui dormire e due pasti quotidiani. Il film è A Woman Captured, che sarà proiettato sabato 13 ottobre, alle 14.45, al cinema Corso. A seguire il dibattito con Davina Miriam Fitas, sindacalista Ocst, e la testimonianza di una donna che da cinque anni lavora come badante in Ticino.

Alle 17.15, al cinema Corso, sarà la volta di En guerre di Stéphane Brizé. Il film racconta la lotta dei dipendenti di un’azienda tedesca, licenziati con il benestare delle autorità. A guidare la protesta un dipendente prossimo alla pensione (interpretato da Vincent Lindon), deciso a far valere a tutti i costi i diritti dei suoi compagni.

La giornata di sabato si conclude con un’opera girata in una discarica della periferia di Accra, capitale del Ghana, dove vengono riciclati rifiuti elettronici provenienti dall’Occidente. I protagonisti della pellicola sono operai e bambini che trascorrono le proprie giornate a rovistare tra i rifiuti tossici. Welcome to Sodom, di Christian Krönes e Florian Weigensamer, sarà proiettato alle 20.30 al cinema Corso.

Festival Diritti Umani Lugano: finale con omaggio a Nelson Mandela

Domenica, l’ultima giornata del festival, comincia alle 11.15, al cinema Corso, con la proiezione di Alicia, di Maasja Ooms, che ripercorre su cinque anni la quotidianità di Alicia, bambina che per decisione dei giudici ha dovuto lasciare la madre naturale e si è ritrovata poi in un orfanotrofio nell’attesa di essere adottata.

Alle 14.15, al cinema Corso, è la volta di Città Giardino di Marco Piccarredda, storia di sei adolescenti africani bloccati nell’attesa di un visto o di una direttiva sul loro trasferimento. Un film sulla figura dei minori migranti non accompagnati, premiato dalla giuria giovanile George Reinhart come il medio metraggio più innovativo al Visions du Reel di Nyon 2018.

Sempre alle 14.15, al cinema Corso, viene proposto Tumaranké realizzato da Re-Future Project Italia e Dugong Film (Marco Alessi), un workshop di educazione all’immagine rivolto a migranti minori non accompagnati e residenti a Siracusa. Loro infatti sono i protagonisti e i realizzatori di questo film, girato quasi interamente con i loro smartphones.

Alle 17.15, al cinema Corso, sarà la volta del documentario di Bruno Bigoni, My War is not Over. Il protagonista è Harry Shindler, soldato semplice inglese, oggi “cacciatore di memoria”. Al suo indirizzo continuano ad arrivare appelli, richieste di reduci o parenti che vorrebbero conoscere il destino di un soldato scomparso, trovare la sepoltura di un combattente al fronte, rintracciare un relitto, proprio come ha fatto il cantante Roger Waters, che si rivolge a lui per avere più notizie riguardo a suo padre, anche lui tra le migliaia di militi scomparsi. A molti di loro, grazie alle sue ricerche, Shindler riesce a restituire la loro identità. Il 95 enne Shindler sarà presente alla proiezione insieme al regista Bigoni.

Il Festival dedica la sua serata di chiusura a Nelson Mandela. L’appuntamento è alle 20.30, al cinema Corso. Il 2018 è infatti l’anno del centenario della sua nascita, che il festival omaggia con la prima svizzera di The State Against Mandela and the Others di Nicolas Champeaux e Gilles Porte. 

Il film è incentrato sulle centinaia di ore di registrazione audio, finora inaccessibili, effettuate durante lo storico processo contro Nelson Mandela.

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