La Chiesa e la Lega. La forma, la sostanza

Il trionfo della Lega è anche un fallimento della Chiesa Cattolica italiana, che paga le sue timidezze e le sue ambiguità su temi cruciali, esibendo un popolo di fedeli disorientato e facile preda di un povero ragazzo lombardo più furbo che intelligente e pieno di complessi

Qualche giorno fa il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, aveva ammonito Matteo Salvini, ricordandogli che «invocare Dio per sé stessi è pericoloso». Poi, il 29 maggio, si è detto disposto a dialogare, a patto che la smetta di usare i simboli religiosi.

In effetti non fa una bella impressione trovarsi di fronte il leader della Lega in versione Padre Pio, mentre chiede complicità all’intera Sacra Famiglia, escluso il solito Giuseppe, per affermare che gli stranieri devono stare a casa loro, raccontandoci pure la balla che lui in mare salva vite perché se non parte nessuno non muore nessuno. Sarebbe educativo se questo cuore d’oro potesse passare qualche giorno a pane e acqua in qualche prigione libica.

Tuttavia, malgrado le non poche incongruenze, la sua barba da severo frate guardiano sprigiona qualcosa di mistico, ricorda l’effetto corona dei cavi dell’alta tensione, ma anche i rapimenti sublimi di Teresina di Lisieux.

Ci si chiede come mai per pilotare un aereo bisogna attraversare mille verifiche psicologiche, mentre per guidare un paese di 60 milioni di abitanti basta un’autocertificazione. Un quesito senza risposta.

Lo stesso Napoleone non si sarebbe mai e poi mai creduto Napoleone con la stessa convinzione con cui Matteo Salvini pensa di essere uno degli attributi del Padre Celeste. Sì, proprio uno solo, al singolare, con un nome preciso, e meno male, altrimenti avrebbe rivendicato la proprietà della Sacra Sindone o forse chiesto la prova del Dna al Creatore, per incastralo alle sue responsabilità, visto certi deliri soprannaturali esibiti la notte degli exit pool.

Fa specie che il Cardinale Parolin si scandalizzi per queste carnevalate, perché sono altre le cose che dovrebbero farlo riflettere. È evidente, tanto per dirne una, che il problema sta dentro la Chiesa, la cui pedagogia è confusa e nelle cui fila Matteo Salvini pesca a botta sicura, grazie ad un’interpretazione del Vangelo talmente disinvolta che persino il Ku Klux Klan troverebbe imbarazzante.

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Pietro Parolin – Foto: Kremlin (via Wikipedia)

Diciamolo senza perifrasi, il trionfo della Lega è anche un fallimento della Chiesa Cattolica italiana, che paga le sue timidezze e le sue ambiguità su temi cruciali, esibendo un popolo di fedeli disorientato e facile preda di un povero ragazzo lombardo più furbo che intelligente e pieno di complessi.

Una disastrosa caduta di appeal, un tradimento del Fondatore che lascia sgomenti. Uno si fa crocifiggere per affermare che gli uomini sono tutti fratelli, e venti secoli dopo una massa imprecisata di cattolici vota per uno dei più grandi seminatori di odio del secolo attuale, che non avrebbe sfigurato neppure in quello passato, mentre il Segretario di Stato parla di dialogo, a condizione però che quello non indossi più il cilicio e non giochi più con le particole sconsacrate.

Come contestare a Hitler di non essersi lavato le mani prima di invadere la Polonia.

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