Prima comunione e polemiche: il caso dei soldi restituiti

Lettera in difesa del parroco di Montemiletto. «Le offerte non dovevano essere uguali»

Ma se quelle stesse offerte, pur tutte uguali, fossero state di una cifra superiore?

Da Gerardo Vena riceviamo e pubblichiamo.

Egregio Direttore,

Le scrivo in merito all’articolo apparso sull’edizione online del 27 Agosto del giornale che lei gestisce, dal titolo “ Soldi per le Comunioni. Troppo Pochi. Il prete li restituisce “ a firma di tale elleti.

Incuriosito dal titolo che rimanda chiaramente ad un gesto scandaloso di un sacerdote che rifiuta la libera offerta in soldi dei suoi parrocchiani perché “ Troppo Pochi “, continuo nella lettura scoprendo con gran pena un cortocircuito logico che ci invita a riflettere sulla decadenza di coscienza e/o di intelletto che affligge ormai la tanto cara carta stampata e l’informazione in genere.

Più giù infatti, il vostro giornalista riportando testualmente stralci della lettera che i parrocchiani hanno scritto al Vescovo di Benevento, mostra di avere chiara coscienza di ben altra verità che non avrebbe giustificato un titolo che accusa deliberatamente un sacerdote di attaccamento al denaro al punto da restituire l’offerta.

 “ Il nostro parroco vedendo sei offerte tutte uguali ” scrivevano i parrocchiani al Vescovo, come da voi stessi riportato, “ ha gridato al complotto, perché secondo lui ogni unità familiare avrebbe dovuto offrire una cifra senza accordi “.  Come vede, in questa frase della lettera degli stessi accusatori, non vi era la minima insinuazione che i soldi siano stati restituiti perché pochi, anzi è chiaramente espressa la diversa ragione soggiacente al gesto di rifiuto da parte del sacerdote.

Inoltre, laddove l’articolo riporta le stesse parole di Don Pasquale nella lettera di risposta ai parrocchiani, le ragioni emergono ancor più chiaramente e fra l’altro concordano in logica con quanto scritto dagli “ accusatori. “

Rilegga lei stesso, le parole del parroco come riportato dal vostro articolo che cito alla lettera :   

“ Non sono stato chiaro nel dirvi che ciascuno doveva fare un'offerta per la chiesa secondo la proprie possibilità. Questa è la norma che la chiesa ci dice e noi da anni viviamo. L'ho spiegato più volte, senza arroganza, né prepotenza. E neppure, come qualcuno ha detto, ho mai chiesto delle cifre. Pensavo che lo aveste capito, ho sempre rifiutato atteggiamenti furbi, e usare la chiesa per qualche soddisfazione personale contro qualcuno. [ … ] “

La pastorale usata dal sacerdote di richiedere un’offerta secondo le proprie possibilità concorda con la logica di quanto dichiarato dai parrocchiani ( “ […] ogni unità familiare avrebbe dovuto offrire una cifra senza accordi “ ) ,  ed è in linea con quanto raccomandato da Santa Romana Chiesa.  E vi è in tutto ciò una precisa ragione evangelica dato che al povero non viene richiesto alcun minimo da corrispondere ma parimenti al ricco sfondato non è negato alcun limite in prodigalità.

Non occorre essere mostri di scaltrezza politica per capire che la cifra concordata nell’offerta di gruppo, è tutta a vantaggio del ricco sfondato che non corre neppure il rischio di metterci la sua bella faccia fortunata nascondendola dietro il velo della quota anonima; ma è tutta a svantaggio del povero che, magari potendo donare soli 5 euro, si sentirà costretto dalle circostanze dell’accordo di gruppo a corrispondere più di quanto rientri nelle sue possibilità e con tutto il senso di umiliazione che ne deriva.

Ora, come si siano potute operare inferenze logiche da parte del suo giornale fino all’insinuazione diffamante  della restituzione dei soldi perché pochi, rimane un mistero che un lettore di intelligenza media, credo abbia difficoltà a disbrogliare.

Qui caro direttore si tratta semplicemente di logica non di rappresentazione politica di un fatto.  La ricostruzione di un’autentica verità giornalistica occorre basarla su una ricostruzione  quanto più vicina all’oggettività del fatto prima di passare alla prudente interpretazione, tanto più che in questo caso la concordanza delle dichiarazioni delle due parti, il sacerdote e i parrocchiani, ( ecco il fatto ) escludono necessariamente che le ragioni della restituzione siano legate all’entità dell’offerta in denaro ( ecco l’interpretazione ).

Ma non finisce qui. Il lettore di media intelligenza ma di logica sana, e spero che molti lettori almeno di media intelligenza continuino a leggere il suo giornale, a questo punto potrebbe chiedersi “ a chi giova un simile articolo “ ?

Se si salva l’intelligenza del giornalista non è possibile salvarne la buonafede. In altre parole, a meno che non si voglia insinuare limiti di intelletto, occorre pensare che in questo caso il giornalista ha mentito, sapendo di mentire.  Ma a che pro ? A me personalmente non vengono in mente altre ragioni che le seguenti:

Un attacco deliberato a Don Pasquale e alla Chiesa  ;

Un titolo ad effetto sull’onda del giornalismo sensazionalista per attirare qualche lettore in più ;

Ad ora nella mia personale interpretazione, non mi vengono in mente altri motivi, ma Lei saprà sicuramente come aiutarmi. Spesso nella vita privata come nella pubblica capitano malintesi senza volerlo, ma si è sempre in tempo per rimediare magari mediante una ritrattazione, una sorta di articolo riparatore con cui si salva la dignità del giornale, l’onorabilità del sacerdote e la buonafede dei parrocchiani.

E qual migliore strategia politica, quella in cui ci si guadagna tutti qualcosa senza venire meno allo spirito di Verità ?

Altrimenti, in tutto ciò il suo giornale non farebbe di certo una bella figura, all’altezza della dignità della sua missione oltre ad essere passibile di querela per diffamazione a mezzo stampa.

Ma ne vale davvero la pena ?

Egregio signore, nessuno ha tradito lo spirito di verità. E l'indignazione dei genitori che si sono visti restituire il denaro era totale. Il parroco avrà avuto le sue ragioni e probabilmente avrà imposto anche delle regole. Ma ci chiediamo: se invece di 20 euro, tutte – e ripetiamo tutte – le famiglie dei ragazzi avessero offerto 200 euro, anche in quel caso sarebbe partita la lettera con annessa restituzione del denaro? Se sì, avrà avuto ragione lei. In caso contrario il ritenere “troppo pochi” i soldi lasciati in busta non ci sembra scorretto, arbitrario e sensazionalistico. Ma su questo potrebbe risponderci solo il parroco, che se vuole potrà fare chiarezza su questo sito come e quando vuole, senza il supporto di difensori d'ufficio. Grazie. Buona giornata.