Cento milioni per la sanità campana. E siamo più poveri...

Nel riparto più fondi per la Campania. Ma il disastro sanità impoverisce le nostre famiglie

De Luca soddisfatto, ma «dobbiamo recuperare un secolo di rapine». Livelli di assistenza ancora ai minimi, tempi di attesa lunghi ed emigrazione sanitaria in aumento: è la prima causa di impoverimento nella regione.

di Luciano Trapanese

Una boccata d'ossigeno per la sanità campana. Cento milioni di euro in più nella ripartizione dei fondi. Una cifra importante, ma soprattutto un cambio di rotta rispetto al passato. E che potrebbe contribuire a superare un'impasse che sta demolendo lo stato sociale in Campania. La nostra sanità ci impoverisce e costringe un numero sempre maggiore di corregionali a emigrare per curarsi. Con conseguenze dirette proprio sul reddito.

Per il governatore De Luca è una piccola rivincita: «Dobbiamo recuperare un secolo di rapine – ha commentato -. Abbiamo avuto un contributo significativo a livello finanziario, che utilizzeremo al meglio, soprattutto sulle specializzazioni. L’aver messo a posto i conti ci ha permesso di recuperare fondi ordinari».

Ma non solo. In tutto sono 900 milioni di premialità in tre anni. Cifre che portano la Campania al terzo posto della classifica nazionale, subito dopo Lombardia e Lazio.

Il presidente De Luca ha convocato tutti i vertici sanitari, ospedali, Asl. Sul tavolo il completamento della rete della procreazione medicalmente assistita e quindi estensione anche a quella eterologa, i nuovi centri anti diabete e l’avvio del programma della medicina territoriale, cioè poliambulatori capaci di filtrare la domanda di salute, per evitare il sovraffollamento dei pronto soccorso. L'obiettivo è uno scatto in avanti sui livelli essenziali di assistenza, uno dei nodi da cui dipende l’uscita della Regione dal piano di rientro dal deficit e dal commissariamento. Traguardo per cui, due settimane fa, al premier Giuseppe Conte è stata inviata la richiesta formale di ritorno alla gestione ordinaria regionale. Ma la partita è ancora lunga. Il cammino è solo all'inizio. E tante le insidie. Non bisogna dimenticare che il punto di partenza è più che basso, ai limiti del disastro.

Qualche dato, estratto dal rapporto Svimez pubblicato ieri. I Livelli essenziale di assistenza in Campania sono ancora al di sotto dei minimi nazionali. La mobilità ospedaliera – pazienti che “emigrano” al nord (Lombardia ed Emilia Romagna soprattutto), per farsi curare -, è altissima (la Campania guida la classifica), e testimonia la carenza del nostro sistema ospedaliero, soprattutto in specifici campi di specializzazione, e la lunghezza dei tempi di attesa per i ricoveri.

Ma non solo: i tempi di attesa per le prestazioni specialistiche e ambulatoriali sono anche la ragione principale dell'aumento delle spese sostenute dalle famiglie. Con un forte impatto sui redditi. Tutto questo ha conseguenze facilmente immaginabili, provoca infatti la cosiddetta “povertà sanitaria”. Che si verifica con maggiore facilità con l'insorgere di patologie gravi e costituisce una delle cause più importanti di impoverimento delle famiglie campane (e di tutto il Sud). Nella nostra regione il 3,8 per cento delle famiglie è diventata più povera per questi motivi.

Ma torniamo al riparto con i cento milioni in più. Il governatore ha anche illustrato come saranno spesi.

L’ammontare complessivo nazionale, che negli anni scorsi è stato oggetto di forti polemiche tra esecutivo e governatori, è pari a poco più di 110,1 miliardi. Per la Campania ci sono 10,3 miliardi. La quota indistinta da ripartire comprende varie voci, tra cui 50 milioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle patologie legate alla dipendenza del gioco d’azzardo; 150 milioni per l’assunzione e la stabilizzazione del personale del Ssn; 127 milioni per il finanziamento del Nuovo piano nazionale vaccini (che all’incirca rappresenta lo 0,11 per cento della spesa complessiva per il Ssn); 4,4 milioni per la prevenzione e la cura della fibrosi cistica; 6,68 milioni per la medicina penitenziaria.