Stato-mafia, Mancino confessa: "Ho pianto per l'assoluzione"

L'ex presidente del Senato sul voto ad Avellino: "A 86 anni posso solo dare suggerimenti"

Avellino.  

Ha confessato di aver pianto quando i giudici di Palermo hanno letto la sentenza con la sua assoluzione. “E' stata una liberazione dopo tanta sofferenza”, spiega Nicola Mancino nella conferenza stampa che segna il suo ritorno sulla scena politica. “Per molti ero diventato il simbolo della trattativa Stato-mafia e sono stato costretto a subire in silenzio. Ma ora è finita e posso ringraziare tutti quelli che sono stati al mio fianco, anche se io quasi mi vergognavo della condizione che ero costretto a vivere”.

Parla con tono fermo e deciso, si lascia andare ai ricordi del passato. Ma confessa di aver ritrovato la sua serenità. “Vi chiedo scusa perché vi ho fatto nascere il sospetto ma io ho rispettato lo Stato e mi è stato inferto un duro colpo”, conferma Mancino che aggiunge: “C'è stato forse chi ha voluto farmi pagare il fatto di aver accettato il ruolo di Ministro dell'Interno al posto di Scotti. Ma ho sempre combattuto la mafia e con me sono stati catturati i mafiosi più pericolosi”. L'ex presidente del Senato ripercorre i sette anni di calvario fin dalle prime indagini e poi nel processo sul banco degli imputati insieme a criminali del calibro di Riina e di altri mafiosi. “Sono stato messo in un angolo – racconta Mancino - sempre con la preoccupazione, nonostante sapessi della mia innocenza. Chissà quanta gente ha potuto pensare che non lo fossi. Mi sono chiuso nel mio silenzio. Ho vissuto tante notti in bianco e più di una volta mi svegliavo per scrivere”. L'ex Ministro è cauto sul futuro politico, specie rispetto alle comunali di Avellino. “A 86 anni si dà il posto agli altri, posso solo dare suggerimenti. Ma bisogna creare una classe dirigente nuova, diversa e responsabile, che s'innamori del ruolo. Ci sono troppi improvvisatori. Se la gente ritiene che possa dare un consiglio, sono sempre disponibile”.

pi.mel.