Contro il maligno, Accrocca nomina tre esorcisti

Si tratta di don Gaetano Santo Giuliano, don Marco Felice Carluccio e don Paolo Carmine Pascarella

Benevento.  

L'arcivescovo metropolita, sua eccellenza Felice Accrocca, ha nominato una squadra di esorcitsti.

Si tratta di tre sacerdoti beneventani: Don Gaetano Santo Giuliano, - Don Marco Felice Carluccio - Don Paolo Carmine Antonio Pascarella, ai quali l'arcivescovo ha conferito l'incarico ufficiale e permanente di poter esercitare il ministero dell'esorcismo e della preghiera di liberazione.

Il particolare incarico segue una serie di regole ferree, emanate dal Sant'Uffizio e rigidamente applicate dalla Congregazione per la dottrina della fede nell'ambito di una riforma fortemente voluta da papa Giovanni Paolo II nel 1985.

I tre religiosi hanno l’incarico di aiutare quei fratelli che presentano fenomeni di possessione o d’infestazione diabolica, a leggere il decreto di nomina.

Secondo il diritto, i fedeli bisognosi di questo sacro ministero, prima di essere presentati al Sacerdote Esorcista, saranno previamente seguiti dal proprio parroco, cui compete il dovere di accoglierli e di ascoltarli: “Le persone che chiedono di essere liberate e guarite dal maligno o dai suoi lacci spesso sono povere di fede e di cultura, altre volte toccate dal dolore e dalla sofferenza fisica e psicologica. Nei loro confronti la Chiesa ha sempre il dovere che nasce dalla carità di accoglierle, ascoltarle, illuminarle, sostenerle e aiutarle affinché siano effettivamente liberate da ansie e paure, sofferenze e schiavitù”.

Ecco, in sintesi, tutte le regole che devono seguire gli esorcisti prima di intraprendere il Ministero o le preghiere di liberazione:

- L’esorcismo è una preghiera pubblica e solenne della Chiesa per contrastare il potere del diavolo. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica troviamo la seguente definizione: “Quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l’influenza del Maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo. (…) In una forma semplice, l’esorcismo è praticato durante la celebrazione del Battesimo. L’esorcismo solenne, chiamato “grande esorcismo“, può essere praticato solo da un presbitero e con il permesso del Vescovo” (n°1673). L’essenza dell’esorcismo è l’ordine, impartito al demonio nel nome di Gesù, di lasciare il posseduto o di liberare dalla sua influenza luoghi, cose o persone. Nell’esorcismo quindi al demonio non si chiede nulla, al demonio si comanda. Esso è un sacramentale che agisce ex opere operantis ecclesiae, ossia per la forza della preghiera della Chiesa che prega[1].

Ad esercitare questo ministero nella Chiesa sono, in primo luogo e per diritto divino, i Vescovi – “Ne scelse dodici perché stessero con lui, per inviarli, e perché scacciassero i demòni” (Mc 3, 14-15) – e, con loro, anche i sacerdoti che hanno ricevuto dal Vescovo il mandato esplicito di fare esorcismi. Essi devono essere uomini di pietà, di scienza, di prudenza e di integrità di vita (cf. Can. 1172 §1 e 2). I sacerdoti esorcisti possono accogliere le persone purché, nel limite del possibile, presentate dal proprio parroco o da altro sacerdote e sono chiamati ad agire seguendo le norme prescritte nei numeri 13-19 del nuovo Rito degli Esorcismi (De exorcismis et supplicationibus quibusdam). I sacerdoti, ai quali è affidato il ministero di esorcista, in modo stabile o «ad actum», devono esercitare tale ministero con prudenza e sempre sotto la guida del Vescovo diocesano, al quale riferiranno regolarmente sull’esercizio del loro ministero. È vietato a chi è esorcista estendere la sua facoltà ad altre persone anche se sacerdoti, poiché il ministero di esorcista non è mai delegabile. È vietato ai sacerdoti non muniti dell’incarico di esercitare il ministero di esorcista e ai laici pronunciare preghiere di esorcismo. I sacerdoti “non esorcisti” possono pregare per la liberazione delle persone dal male e dal maligno, ma non possono esorcizzare. Le preghiere cosiddette di guarigione o di liberazione non devono mai sfociare nell’esorcismo. Il Gruppo diocesano dei sacerdoti esorcisti, con la guida del proprio Moderatore, affronterà le varie problematiche legate all’esercizio pastorale dell’esorcismo operando in maniera coordinata e collegiale.

- Per la preghiera di esorcismo, sia nella forma invocativa sia in quella imperativa, si dovrà seguire il nuovo rituale De exorcismis et supplicationibus quibusdam, promulgato con decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il 22 novembre 1998 e, nell’edizione italiana, pubblicato dalla CEI il 25 novembre 2001. I gesti che possono essere compiuti durante l’esorcismo devono essere caratterizzati da una grande sobrietà, in modo che l’esorcismo “manifesti la fede della Chiesa e impedisca di essere interpretato come atto di magia o di superstizione” (De exorcismis et supplicationibus quibusdam, n. 19). Il rito dovrà svolgersi secondo le norme presenti ai nn. 20-30 del De exorcismis et supplicationibus quibusdam.

-  Il sacerdote esorcista procederà alla celebrazione dell’esorcismo solo dopo aver raggiunto la certezza morale sulla reale possessione diabolica del soggetto, utilizzando i criteri tradizionalmente seguiti per individuare simili casi (cfr. De exorcismis et supplicationibus quibusdam, n. 16) e avvalendosi della consulenza di persone esperte in medicina e in psichiatria che, come consulenti, faranno parte integrante del Gruppo diocesano dei sacerdoti esorcisti. In presenza di disturbi psichici o fisici il sacerdote non procederà al Rito dell’esorcismo, ma accoglierà ugualmente le persone sofferenti con carità e le raccomanderà al Signore. In caso di persone di minore età va richiesta un’autorizzazione scritta dei genitori, i quali devono essere presenti per tutta la durata dell’esorcismo. Possono far ricorso all’esorcista diocesano tutti i fedeli appartenenti alla Diocesi di Trieste. Solo eccezionalmente fedeli provenienti da altre Diocesi possono far ricorso all’esorcista diocesano, previa presentazione e autorizzazione dell’Ordinario di appartenenza. A questa norma può derogare il Vescovo di Trieste, considerando caso per caso.

-. È permesso ad alcuni laici di sostenere l’esorcista con la propria preghiera. Essi, però non potranno mai pronunciare preghiere esorcistiche. Essi, come indicato al n. 35 delle Premesse generali del De exorcismis et supplicationibus quibusdam, sono invece esortati a pregare intensamente secondo quanto previsto dal Rito. Per la delicatezza della cosa e il rispetto delle persone è vietata la presenza e l’utilizzo di mezzi mediatici.

LE PREGHIERE DI GUARIGIONE E DI LIBERAZIONE

-  Mentre l’esorcismo è una preghiera solenne e pubblica fatta con l’autorità della Chiesa, le preghiere di guarigione e di liberazione hanno una forma privata. Esse possono essere recitate da chiunque intenda chiedere al Signore per sé o per gli altri la guarigione e la liberazione dal male e dal maligno, confidando sempre nella forza della Spirito Santo. Infatti, la Congregazione per la Dottrina della Fede a suo tempo stabilì che “ad ogni fedele è lecito elevare a Dio preghiere per ottenere la guarigione”. Tali preghiere vanno opportunamente formulate in un contesto di fedeltà piena alla dottrina cattolica e con l’attenzione a non scivolare mai verso forme che potrebbero ingenerare equivoci e incomprensioni. Preferibilmente queste preghiere vanno fatte in ambiente privato e in piccole comunità.

-  Per l’organizzazione di celebrazioni pubbliche e comunitarie di preghiere di guarigione e di liberazione è richiesto il permesso scritto da parte del Vescovo. Tali preghiere non possono essere introdotte in alcun modo nella celebrazione dell’Eucaristia, degli altri Sacramenti e della Liturgia delle Ore. È vietato benedire singolarmente i fedeli con il Sacramento dell’Eucarestia al fine di ottenerne la guarigione o la liberazione dal maligno.

 - Le celebrazioni pubbliche e in luoghi sacri delle preghiere di guarigione e di liberazione devono essere guidate da un ministro ordinato; pertanto non possono essere promosse e guidate dai fedeli laici che avranno altresì l’attenzione a non imporre le mani o compiere gesti riservati ai ministri sacri o a benedire oggetti o persone se non entro i limiti e nei termini previsti dalle disposizioni della Chiesa (cfr. CEI, Benedizionale, Roma, 1992, 18).

 -Non si devono celebrare Sante Messe denominate di guarigione e di liberazione, perché ogni Santa Messa in quanto tale è sempre fonte di guarigione e di liberazione. Si può, invece applicare una Santa Messa, celebrando quella prevista e denominata “Per qualunque necessità” (CEI, Messale Romano, Città del Vaticano, 1983, p. 826). Si tenga ben presente che la Santa Messa va sempre distinta dal Rito di esorcismo; in essa non si può inserire forme di esorcismo. Questo vale anche per le altre preghiere liturgiche, come la celebrazione dei Sacramenti, della Liturgia delle Ore e dell’Adorazione Eucaristica.