Affitta case a prostitute assolta dal reato di favoreggiamento

Il tribunale ha assolto la donna finita a processo dopo un'articolata indagine dei carabinieri.

I fatti si riferiscono al 2015. Il tribunale ha accolto la tesi sostenuta dal penalista Matteo Raffaele Fimiani.

Telese Terme.  

 

di Andrea Fantucchio 

Era accusata di aver favorito un attività di prostituzione affittando due appartamenti, ma il tribunale di Benevento l'ha assolta "perché il fatto non costituisce reato". B.R., 63 anni, di Telese Terme, era finita a processo in seguito un' indagine dei carabinieri. I fatti contestati sono avvenuti nel 2015 in due abitazioni, una a Telese Terme e un'altra a Guardia Sanframondi. Entrambi affittate dalla signora imputata per favoreggiamento.

Tutto era nato dalle segnalazioni di alcuni residenti di Telese Terme. Allertati da un insolito e continuo andirvieni notturno da parte di alcuni uomini. Le voci si erano diffuse in paese. Era così nata l'indagine dei carabinieri della stazione locale al comando del maresciallo Massimo Marenna: intercettazioni telefoniche e appostamenti durante i quali i militari avevano identificato alcuni clienti poi interrogati. Dichiarazioni che avevano confermato le supposizioni degli investigatori. Suffragate poi da altre indagini svolte “in borghese”. I militari avevano contattato le ragazze, una cubana e una domenicana, ricevendo dettagli sul “tariffario” delle prestazioni sessuali offerte in cambio di denaro.

Gli appuntamenti venivano concordati proprio a telefono. Ma le ragazze avevano pubblicato degli annunci anche su un sito online di incontri.

Durante il lungo processo è stata ascoltata anche la ragazza domenicana. Durante il controesame del penalista Matteo Raffaele Fimiani, la testimone ha confermato di non aver mai informato la proprietaria dell'abitazione della propria attività. Come, invece, ipotizzato dall'accusa.

Inoltre la ragazza aveva dichiarato che «chiunque vivesse in paese poteva immaginare quello che facevamo». Il penalista aveva controbattuto chiarendo che, come emerso dalle indagini, la sua assistita aveva solo la sede a Telese ma di fatto abitava a Napoli. E quindi mai avrebbe potuto immaginare l'attività svolta all'interno dell'abitazioni affittate.

Inoltre la difesa ha contestato la supposizione dell'accusa relativa al fitto di quattrocento euro ritenuto eccessivamente elevato. E ha chiarito che l’imputata non rispondeva del reato di sfruttamento della prostituzione ma di favoreggiamento. Il pm nella sua requisitoria aveva chiesto due anni e quattro mesi di reclusione. Ma il collegio giudicante ha invece deciso per l'assoluzione.