Salerno, l'allarme di Lambiase: "In città torna il fascismo"

La proposta del consigliere di opposizione: "Negare gli spazi pubblici a chi fa apologia"

Salerno.  

"Si registrano sempre più spesso preoccupanti fenomeni di apologia del fascismo. Sollecitato dal circolo "G. Puletti" di Rifondazione Comunista di Baronissi, ho inviato al sindaco di Salerno Vincenzo Napoli un’istanza contenente una doverosa richiesta, affinché la giunta comunale si adoperi ad adottare ogni atto necessario ed utile al controllo ed alla limitazione dei preoccupanti fenomeni e rappresentazioni di “apologia del fascismo”, che sempre più spesso si registrano, come riportano le notizie di cronaca locale e nazionale". Comincia così la nota con la quale Gianpaolo Lambiase, consigliere comunale di opposizione a palazzo di città, affronta un tema che ritiene particolarmente delicato.

"Gli Enti locali possono e devono fare la loro parte anche sul piano amministrativo - sottolinea Lambiase - . A tal fine ho formalmente protocollato la lettera indirizzata al sindaco per invitarlo a prevedere con delibera di giunta comunale un atto di indirizzo, che obblighi singoli cittadini, associazioni e/o gruppi politici, che richiedano la concessione di spazi ed aree pubbliche, sale ed altri luoghi di riunione di proprietà comunale per iniziative di carattere politico/culturale, ad allegare ed includere una chiara ed inequivocabile dichiarazione di adesione ai valori della Costituzione Italiana ed alla vigente normativa contro l’apologia del fascismo e del nazismo. Molti comuni italiani si sono già adoperati ed in particolare una delibera della giunta del comune di Brescia ha dato già dal dicembre 2017 chiare indicazioni in tal senso".

Per il consigliere di minoranza il riferimento che si può adottare a Salerno è proprio quello adottato dal municipio lombardo e validato da una sentenza del febbraio 2018 dal tribunale amministrativo regionale avente ad oggetto "indirizzi in merito alla concessione di spazi ed aree pubbliche, sale ed altri luoghi di riunione di proprietà comunale", nella parte in cui prescrive che ai soggetti richiedenti la concessione di uno spazio pubblico per lo svolgimento della propria attività sia richiesto di dichiarare di "riconoscersi nei princìpi e nelle norme della Costituzione italiana e di ripudiare il fascismo e il nazismo". Infatti, la richiesta di dichiarare di ripudiare l’ideologia fascista non può essere qualificata come lesiva della libertà di pensiero e di associazione - argomenta Lambiase,  rifacendosi alla decisione del Tar - dal momento che se tale libertà si spingesse fino a fare propri principi riconducibili all’ideologia fascista sarebbe automaticamente e palesemente in contrasto con l’obbligo e l’impegno al rispetto della Costituzione italiana. Conseguentemente, l’aver subordinato l’accesso agli spazi pubblici all’avversata dichiarazione, seppur in parte ridondante, non possa comunque essere considerata contraria alla legge e, dunque, espressione di un eccesso di potere".