Storia di Dario Lago, che per un anno sarà eremita diocesano a Padova

 
Dario Lago, eremita

È Dario Lago, 63 anni, originario di Piazzola sul Brenta (Pd) ma da alcuni anni residente a Padova, il nuovo eremita diocesano. Oggi pomeriggio, sabato 13 ottobre, alle ore 17, nella chiesa del Corpus Domini il vescovo Claudio Cipolla accoglierà la sua professione eremitica temporanea.
Ultimo di sette figli, Lago dopo il diploma triennale di meccanico tornitore, ha conseguito la maturità classica e il diploma di operatore addetto all’assistenza; sul piano della formazione teologica e spirituale ha frequentato la Scuola serale di teologia per laici di Vicenza e la Scuola di spiritualità dell’Istituto Sant’Antonio dottore di Padova. Numerose le sue esperienze lavorative che si sono incrociate con l’impegno in servizi di volontariato e con l’approfondimento della sua vocazione eremitica.

Da due anni è in cammino verso questa scelta, prima con un anno di approfondimento, poi con un anno di noviziato e contemporaneamente ha portato avanti la sua dedizione all’adorazione perpetua notturna alla chiesa del Corpus Domini.
Un cammino il suo, che parte da lontano: «Sono l’ultimo di sette figli – racconta Dario Lago – fin da giovane ho cercato quale fosse il senso della mia vita, la realtà come mi appariva non mi bastava. Possibile che la vita fosse confinata-limitata tra due parentesi: nascita-morte? E così quasi inconsapevolmente, guidato solo dal mio desiderio di capire, cercavo risposte che appagassero il mio cuore, che trovavo non solo nella preghiera ma anche nelle letture spirituali, in testi e itinerari dell’anima che avevano un comune denominatore: paradossalmente in essi la più grande libertà a cui l’uomo può aspirare la ritrovavo nel posto più angusto di un monastero, nella nuda cella monastica, nell’eremo isolato, nel deserto. In questi luoghi chiusi riconoscevo l’apertura all’infinito, all’assoluto, all’eterno, a Dio. Un Dio che ci riempie, ci avvolge, dilata il nostro cuore e lo rende capace di accogliere chi ci circonda».

Ora con la professione eremitica prenderà il nome di Dario Maria della Santissima Trinità: «Ho scelto di accostare al mio nome di battesimo quello di Maria perché è impensabile vivere una vita di deserto senza la presenza della Vergine Maria, senza la presenza di una madre, ella tutta dedita a Dio è con noi nei momenti difficili, di sofferenza, di buio in questo deserto, e quello della Santissima Trinità perché la bellezza di questo insondabile mistero è tale che seppur lo comprenda in minima parte mi attira e affascina».
E oltre ai consigli evangelici (povertà, castità, obbedienza) Dario Lago seguirà una regola di vita che prevede l’amore per il prossimo e a servizio della Chiesa, il silenzio, la solitudine, la vita di preghiera, l’ascolto e la meditazione della Parola…

A prevedere la vita eremitica anche al di fuori degli istituti di vita consacrata è il nuovo Codice di diritto canonico del 1983, che al canone 603 paragrafo 1, recita: «…la Chiesa riconosce la vita eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine, nella continua preghiera e penitenza, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo».
Il codice del 1983 introduce cioè la possibilità di via consacrata per il singolo fedele che fa la sua professione nelle mani del vescovo diocesano, che ne approva la regola di vita e ne segue il cammino.