L'accoglienza di Biden a colpi di frusta
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L'accoglienza di Biden a colpi di frusta

Le immagini della Polizia di frontiera Usa che colpisce chi cerca di entrare nel paese è la prova, ennesima, che Biden si comporta come Trump, se non peggio. E tutti gli amici anche da noi tacciono

Stanno facendo significativo scalpore le immagini diffuse ieri (e risalenti a domenica scorsa), che ritraggono degli agenti di frontiera statunitensi a cavallo, mentre usano delle fruste contro dei migranti che cercano di attraversare il confine degli Stati Uniti. In particolare, secondo quanto riferito da El Paso Times, un "agente ha agitato minacciosamente la sua frusta, caricando il suo cavallo verso gli uomini nel fiume che stavano cercando di tornare a un accampamento sotto il ponte internazionale a Del Rio dopo aver comprato cibo e acqua a Ciudad Acuña, in Messico".

I fatti si sono svolti nel più ampio contesto dell'ingente flusso di profughi haitiani che, da svariati giorni, stanno cercando di entrare negli Stati Uniti. In un comunicato diffuso ieri sera, il Dipartimento della sicurezza interna ha affermato che l'agenzia "non tollera gli abusi sui migranti sotto la [sua] custodia e [che prende] molto sul serio queste accuse". Poche ore prima, il capo del Dipartimento, Alejandro Mayorkas, aveva tuttavia ipotizzato che, anziché una frusta, quella vista nelle immagini potesse in realtà essere una briglia. In tutto questo, la Custom and Border Protection ha avviato un'inchiesta. Non sono poi mancate le prese di distanza da parte dell'amministrazione Biden, con la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, che ha definito le immagini come "orribili da vedere". "Ho visto alcuni filmati. Non ho il contesto completo. Non riesco a immaginare quale contesto lo renderebbe appropriato, ma non ho ulteriori dettagli", ha dichiarato. "Non credo che chiunque veda quel filmato penserebbe che sia accettabile o appropriato", ha aggiunto.

Insomma, una nuova bufera sta piombando su Joe Biden. Una bufera che, tra l'altro, riguarda uno dei temi su cui, da candidato, l'attuale presidente aveva promesso la maggiore discontinuità rispetto a Donald Trump: quello dell'immigrazione clandestina. I problemi che adesso si stagliano all'orizzonte per l'inquilino della Casa Bianca rischiano di essere numerosi. Del resto, basterebbe chiedersi che cosa sarebbe successo se fossero stati scoperti funzionari di frontiera a frustare degli immigrati, quando era in carica la precedente amministrazione. Sarebbe prevedibilmente esplosa una durissima burrasca politica e mediatica. Tutto questo, senza trascurare le condizioni vergognose in cui sono attualmente tenuti (almeno) 12.000 haitiani, in un campo improvvisato nell'area di Del Rio.

In attesa di capire che cosa accadrà nelle prossime ore, Biden si trova costretto a fronteggiare due nodi interconnessi. Il primo è un (ulteriore) crollo di immagine all'estero, che lo imbarazza soprattutto per quanto riguarda la sua enfatica agenda centrata sul rispetto dei diritti umani. Il secondo è invece un problema di ordine interno, visto che la sinistra del suo stesso partito ha già mostrato segni di irrequietezza.

D'altronde, al di là della gravità di quanto accaduto domenica, un rilevante problema per Biden –come accennato– risiede nell'aver deluso le aspettative di coloro che avevano creduto alle sue promesse di drastico cambiamento rispetto a Trump in materia di immigrazione. L'attuale presidente ha per esempio confermato (e addirittura rafforzato) le precedenti politiche di espulsione rapida a causa della pandemia, mentre ha riaperto alcune strutture di accoglienza per i minori che, nel 2019, lo stesso Trump aveva chiuso tra le polemiche. In tutto questo, il mese scorso, la Corte Suprema ha ordinato il ripristino della cosiddetta Mexico Policy: un programma che –entrato in vigore circa due anni fa– impone ai richiedenti asilo al confine meridionale degli Stati Uniti di attendere in territorio messicano l'esito della loro domanda di ammissione. E che dire degli appelli per convincere i potenziali immigrati a non venire negli Stati Uniti? Biden ne ha lanciato uno a marzo, mentre la sua vice, Kamala Harris, ha fatto altrettanto a giugno, parlando da Città del Guatemala. Insomma, una serie di condotte che stonano con le promesse del periodo elettorale. Cose che succedono, quando –anziché con serietà– si trattano temi complicati secondo le logiche del marketing politico. E pensare che qualcuno ci aveva detto mesi fa che, con Biden, gli "adulti" sarebbero tornati al governo degli Stati Uniti.

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Stefano Graziosi