Legge “povertà”, Tagliaferri (FdI): “Spot buonista con troppi margini di discrezionalità”

Nota stampa

“Una Giunta Bonaccini confusa che legifera nuovamente in materia di ‘povertà’, sconfessando di fatto la legge approvata meno di due anni fa, ma conservando di fatto l’obiettivo prioritario di prevedere misure a favore prioritariamente di residenti extracomunitari in situazioni di disagio. Ma c’è di più: a definire l’ammontare del rinnovato RES (Reddito di solidarietà) non sarà la norma stessa ma l’amministrazione regionale con propri atti successivi, aumentando così a dismisura i margini di discrezionalità dell’esecutivo. Insomma, anche il nuovo testo, come la precedente legge 24/2016, ci trova profondamente insoddisfatti”.

Un “no” motivato quello del piacentino Giancarlo Tagliaferri, presidente del Gruppo di Fratelli d’Italia, su un testo rimaneggiato rispetto alla precedente legge che “allargava i cordoni della borsa non tanto verso gli ‘ultimi’ che in Italia detengono il diritto ad essere aiutati, ma soprattutto verso gli ‘ultimi arrivati’.

“Insomma, il solito ‘spot’ buonista, confermato dai dati contenuti nel ‘Sesto rapporto annuale ‘I migranti nel mercato del lavoro in Italia’, pubblicato a cura della direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione, che nel luglio 2016 ha tracciato un quadro delle povertà sia in campo nazionale che regionale evidenziando come in Emilia-Romagna l’incidenza percentuale delle famiglie senza alcun percettore di reddito e/o pensione sia del 12,5% per le famiglie composte di soli stranieri extracomunitari, contro un 4% delle famiglie composte di soli italiani, ancora più preoccupante è il dato se si pensa che in questo fatidico 4% rientrano anche i così detti ‘nuovi cittadini’”.

“Ma se il Res varato in Emilia-Romagna era di fatto rivolto per lo più a tutti i migranti indistintamente, al contrario il Sostegno per l’inclusione attiva (SIA) nazionale era rivolto alle famiglie in condizioni di particolare fragilità sociale e disagio economico, con gli extracomunitari ammessi solo se titolari del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, per asilo politico o per protezione sussidiaria. L’introduzione di una misura unica nazionale di contrasto alla povertà (REI) ha segnato il passaggio in campo nazionale da una misura transitoria ad una misura strutturale, di qui la necessità per la Regione di modificare il RES. I cambiamenti apportati tuttavia, pur finalizzati a individuare in modo più ragionato i beneficiari, non si distaccano di molto dall’obiettivo prioritario di esaudire principalmente le esigenze assistenziali dei residenti extracomunitari, e, grazie a tutte le deroghe previste, non solo con permesso Ue di lungo periodo, come sostenuto dalla Giunta”.

“ALLOGGI ERP, NON DISCRIMINARE CITTADINI ITALIANI” – “Non c’è una legge che ‘condanni’ gli stranieri a rimanere in Italia. E non c’è neppure una norma che obblighi lo Stato, le Regioni o i Comuni ad allargare all’infinito i requisiti per ottenere un alloggio pubblico, aggirando norme e sentenze, al solo beneficio di stranieri che non ne abbiano diritto. La Giunta Bonaccini, tuttavia, da questo orecchio sembra non sentirci e continua imperterrita a fare muro contro ogni soluzione migliorativa e di riequilibrio”.

Lo afferma Giancarlo Tagliaferri, presidente del Gruppo Fratelli d’Italia, commentando il provvedimento sugli alloggi Erp.

“Sappiamo dai dati forniti dalla Giunta che, a dicembre 2016, il patrimonio pubblico di alloggi gestiti da Acer ammontava a 55.700 abitazioni, un valore sostanzialmente stabile nel corso degli ultimi quattro anni. L’83% degli alloggi è assegnato a nuclei di cittadini italiani, per lo più formati da una o due persone. A nuclei stranieri è quindi assegnato il 17% del totale delle abitazioni, contro una presenza percentuale di stranieri del 12% rispetto al totale della popolazione regionale. Da rilevare poi il rapporto fra la popolazione di italiani e stranieri che vivono in alloggi Erp: notevole il picco del 30% dei secondi, che vantano famiglie più numerose. E forse anche da questo rapporto sproporzionato nascono certi conflitti tra inquilini e certe intolleranze che sono quotidianamente segnalate”.

“Temi da affrontare e non da aggirare come fa la Giunta Bonaccini, tentando, per esempio, surrettiziamente di bypassare disposizioni di legge nazionale e regionale con un atto amministrativo per consentire agli stranieri di mantenere l’alloggio pubblico, parificando l’attività di formazione a quella lavorativa. E’ arcinoto, al contrario, che la condizione per l’accesso agli alloggi Erp per gli stranieri in possesso di permesso di soggiorno almeno biennale è quella di avere ‘una regolare attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo’. E questo per parificarli alle condizioni dei cittadini italiani”.

“C’è poi un altro requisito che la Regione dovrebbe porre come ‘conditio sine qua non’: quello dell’anzianità di residenza o dello svolgimento dell’attività lavorativa in regione che non dovrebbero essere inferiori a 5 anni. Quindi i 3 anni previsti dalla Giunta sono davvero troppo pochi. Rileviamo infine l’introduzione del principio di impossidenza che vale finalmente anche per gli stranieri, ma se per dimostrare di non possedere immobili nel Paese di origine o in qualunque altro basterà un’autocertificazione non sappiamo davvero se questo criterio risulterà così credibile o meno”.

“Di certo – conclude -, per i cittadini italiani è molto più difficile sottrarsi a verifiche puntuali. A tutti questi problemi, Fratelli d’Italia ha tentato di dare risposte proponendo soluzioni ragionevoli e alternative. Ma, come da prassi, ha trovato il muro della maggioranza”.

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