Raid in Siria Trump ringrazia GB e Francia, scontro all’ONU. Intanto i media ci prendono in giro

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    Raid in Siria Trump ringrazia GB e Francia, scontro all’ONU. Intanto i media ci prendono in giro. Facciamo una premessa Positanonews è il giornale locale della Costiera amalfitana e Penisola sorrentina, ci occupiamo della Campania, ma uno sguardo all’ Italia e al Mondo , per le cose che ci riguardano le facciamo ed una di queste cose è questa assurda guerra. Per gli oltre 30 anni di giornalismo quando leggiamo di attacchi “intelligenti” restiamo sconcertati, di intelligente c’è solo la “diplomazia” che in questo caso è fallito e la guerra “non è un mezzo per la risoluzione dei conflitti”, come dice anche la nostra costituzione. Leggo di “morti solo alcuni ufficiali” e che sono stati “colpiti sono obiettivi militari e basi chimiche”, poi scopriremo di donne e bambini finiti sotto i bombardamenti a distanza di anni. Ovviamente non possiamo saperlo, ma così come non possiamo saperlo noi, non potete saperlo neanche voi.. L’informazione in tempo di guerra è un’informazione “de relato”, riportiamo quello che ci fanno sapere, di certo i giornalisti che scrivono sui giornali che leggete, a meno di improbabili inviati di guerra, che spesso si limitano a stare in albergo , non stanno sotto i bombardamenti mentre li fanno.. Dio e la Storia sa che sta succedendo..

    Raid Siria

    I raid congiunti di Usa, Francia e Regno Unito sulla Siria, in risposta al presunto attacco con armi chimiche nella città siriana di Douma, hanno riacceso lo scontro con la Russia anche duranrte la riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza Onu. Mosca, parlando di “aggressione” e di “atto di teppismo”, ha esortato le Nazioni Unite a votare il progetto di risoluzione per condannare l’attacco. Risoluzione bocciata, come prevedibile. Dal canto suo, Washington si è detta pronta a colpire di nuovo se la Siria userà ancora armi chimiche: “Il tempo delle parole è finito”

    Nell’esplosione vista provenire da una base militare iraniana a Jabal Azzan, a sud di Aleppo, vi sarebbero alcune vittime, forse alcuni ufficiali iraniani, oltre a numerosi feriti. Lo scrive il sito israeliano di news YNet. Le notizia rimbalzano tanto sui siti israeliani, come Jerusalem Post e YNet, quanto su alcuni media occidentali, come il britannico Daily Express.

    Il presidente americano Donald Trump ha avuto un colloquio telefonico con il presidente francese Emmanuel Macron e la premier britannica Theresa May, che ha ringraziato per il sostegno dato agli Usa nell’attacco in Siria. I tre leader – informa la Casa Bianca – hanno convenuto sul fatto che i bombardamenti “hanno avuto successo” ed erano necessari per indebolire il programma di armi chimiche di Damasco, e hanno ribadito come la priorità in Siria sia quella di sconfiggere definitivamente l’Isis.

    “Tutti gli alleati della Nato hanno espresso il loro pieno sostegno all’azione” militare congiunta di Usa, Francia e Gran Bretagna, “che aveva l’intenzione di ridurre la capacità delle armi chimiche del regime siriano e come deterrenza rispetto a nuovi attacchi chimici”. Così il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg al termine della riunione con gli ambasciatori.

    “Crediamo di aver ridotto notevolmente la capacità della Siria di produrre armi chimiche e di usarle contro i civili”: lo ha detto il vice presidente americano, Mike Pence, che ha descritto l’azione militare della scorsa notte come “un deterrente” e “un messaggio chiaro al governo siriano, e anche a Mosca”: “Chi usa armi chimiche ha un prezzo da pagare”.

    Sarebbero oltre cento i missili lanciati da Usa, Francia e Gran Bretagna contro tre siti chimici del regime siriano, ma “un numero considerevole” sarebbe stato “intercettato e abbattuto” dai sistemi di difesa di Damasco. E i jet militari russi “stanno pattugliando lo spazio aereo” siriano. “L’attacco è stato eseguito perfettamente. Missione compiuta”, ha commentato il presidente americano Donald Trump esprime soddisfazione su Twitter per i raid in Siria. Sono almeno 65, secondo le stime dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong vicina all’opposizione con base in Gran Bretagna, i missili distrutti dalla contraerea di Damasco. Mosca in precedenza ne aveva contati 71.

    Donald J. Trump

    @realDonaldTrump

    A perfectly executed strike last night. Thank you to France and the United Kingdom for their wisdom and the power of their fine Military. Could not have had a better result. Mission Accomplished!

     

    “Ogni obiettivo scelto è stato colpito con successo”, affermano i vertici delle forze armate americane durante un briefing al Pentagono per descrivere i risultati dell’intervento. L’attacco di stanotte “ha azzoppato il programma di armi chimiche” di Damasco e indebolito la possibilita’ di futuri attacchi chimici da parte del regime di Assad, affermano i vertici del Pentagono, sottolineando come i bombardamenti porteranno il programma di armi chimiche siriano indietro di anni.

    I MISSILI IN SIRIA

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    La versione di Mosca sull’attacco parla ancora di numerosi punti oscuri, a partire dalle modalità del coordinamento dell’azione e dal fatto che questa sia stata preventivamente comunicata al Cremlino: una circostanza negata dal capo di Stato maggiore delle forze armate americane, Joseph Dunford, e invece sostenuta dalla ministra della Difesa francese, Florence Parly.

    Ma l’ambasciatore americano Jon Huntsman ha riferito che gli Stati Uniti hanno contattato la Russia prima dell’attacco in Siria, per evitare vittime fra i militari russi e la popolazione civile . I raid, ha sottolineato, non rappresentano un conflitto fra superpotenze.

    L’ANNUNCIO DI TRUMP

     

    L’attacco è stato ordinato dal presidente americano Trump che ha sciolto le riserve a una settimana dall’attacco chimico alla città siriana di Duma ed ha agito in stretto coordinamento con Londra e Parigi. Trump ha annunciato l’azione in un drammatico discorso alla nazione in diretta tv, in cui ha insistito sulla necessità di agire contro i crimini e la barbarie perpetrati dal regime di Bashar al Assad, definito “un mostro” che massacra il proprio popolo. E i primi missili Tomahawk sono partiti proprio mentre il presidente stava ancora parlando, intorno alle 21 ora di Washington, le tre del mattino in Italia.

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    Si è trattato di un’operazione unica durata poco più di un’ora, nel corso della quale sono stati colpiti tre obiettivi legati alla produzione o stoccaggio di armi chimiche: un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo. I missili sono partiti da alcuni bombardieri e da almeno una delle navi militari americane nel Mar Rosso. In azione anche fregate e caccia francesi e britannici. Da parte sua, la premier britannica Theresa May ha chiarito che lo scopo dell’azione “non è un cambio di regime”, ma dissuadere Assad dal fare uso di armi chimiche e ammonire che non ci può essere “impunità” al riguardo. Anche il presidente francese Macron ha spiegato che “la linea rossa fissata dalla Francia nel maggio 2017 è stata oltrepassata”. La prima reazione di Damasco è stata rivolta a sminuire i risultati dell’operazione: se i raid sono finiti qui, hanno affermato fonti del governo di Assad, i danni sono limitati. Anche Mosca ha di fatto ridimensionato le conseguenze degli attacchi, sostenendo che i missili in arrivo sono stati in gran parte intercettati e distrutti dai sistemi di difesa siriani, tutti “fabbricati in Unione Sovietica oltre 30 anni fa”. Mosca però non ha esitato a condannare le azioni degli Usa e dei loro alleati che “non resteranno senza conseguenze”. Vladimir Putin ha parlato di “atto di aggressione” e ha annunciato che la Russia chiederà una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Anche Teheran, l’altro grande alleato di Assad, ha fatto sapere che “gli Stati Uniti e i loro alleati sono responsabili per le conseguenze regionali che seguiranno all’attacco”, con la guida suprema Khamenei che ha definito Trump, Macron e May “criminali”. E mentre il segretario generale dell’Onu Guterres invita alla “moderazione e alla responsabilità”, il segretario generale della Nato Stoltenberg ha dato il suo sostegno all’operazione. Un appoggio all’attacco è arrivato anche da Ue, Germania (Merkel: risposta “necessaria e appropriata” agli attacchi chimici), Giappone, Canada e Israele. LE REAZIONI IN ITALIA

    Parigi, ‘distrutta buona parte arsenale’ – Una “buona parte dell’arsenale chimico” del regime di Damasco è stata distrutta dai raid aerei di questa notte sulla Siria. Lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, intervistato da BFM-TV. “L’obiettivo di questa operazione – ha dichiarato il ministro – era di distruggere gli strumenti chimici clandestini del regime di Bashar al Assad e, per quanto riguarda questo, l’obiettivo è stato raggiunto”.

    Corbyn si smarca, le bombe non portano la pace  – “Le bombe non salvano le vite e non portano la pace”. Così oggi il leader laburista britannico Jeremy Corbyn sui raid in Siria. Raid “legalmente discutibili” che rischiano di aggravare “un conflitto già devastante”. “La Gran Bretagna – accusa Corbyn – avrebbe dovuto assumere un ruolo di leadership” per “spingere Russa e Usa a concordare un’investigazione indipendente guidata dall’Onu” sul presunto attacco chimico di Duma, non “seguire le istruzioni” di Trump. Corbyn critica poi Theresa May per non aver chiesto l’ok in Parlamento.

    “Gli obiettivi fissati sono stati raggiunti”: lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, intervistato da BFM-TV sugli attacchi in Siria, e avverte: “Se la linea rossa (di attacchi chimici) sarà di nuovo oltrepassata, ci saranno altri raid, ma penso che la lezione sia stata compresa”.

    E’ giallo sul coordinamento dei raid, Mosca avvisata?

    Riunione ambasciatori Nato a Bruxelles – Gli ambasciatori del Consiglio nord Atlantico si riuniranno, nel pomeriggio, nel quartier generale della Nato, a Bruxelles. Obiettivo dell’incontro – si legge in una nota – è un aggiornamento di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, sugli ultimi sviluppi in Siria. Al termine della riunione è prevista una conferenza stampa del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

    Delusione fra i ribelli su portata raid – Sono di delusione, secondo la Bbc, le prime reazioni di alcune delle maggiori milizie ribelli siriani anti-Assad ai raid occidentali. Mohammad Alloush, di Jaish al-Islam, fazione islamico-radicale ma sostenuta dagli Usa i cui miliziani sono stati gli ultimi ad abbandonare Duma dopo la sconfitta nella Ghuta, parla di “attacco insignificante”. E altri gruppi temono ora che l’offensiva governativa si possa estendere dalle sacche jihadiste vicine a Damasco alla provincia di Idlib, ultima roccaforte relativamente salda dei ribelli.

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